inchiesta | Cantine Italiane
progetti di vini.
Un itinerario fra edifici d’autore,
capolavori d’arte, bottiglie eccellenti
Una tartaruga nel cuore della campagna umbra. Una bolla trasparente di vetro sospesa sui colli piemontesi. Un’astronave interrata nel Chianti fiorentino. Un tralcio di vite sullo sfondo delle montagne altoatesine. Settembre, mese di vendemmie, invoglia a visitare un’azienda vinicola? Potrebbe essere l’occasione per scegliere una cantina di design. Una struttura disegnata da progettisti di fama: segno iconico nel paesaggio, architettura pensata per esaltare il vino. Che è più di una bevanda, per quanto nobile: è uno degli elementi su cui si fonda la civiltà occidentale.
“Dopo anni di boom, il fenomeno delle cantine progettate da architetti di grido si è assestato”, spiega Massimiliano Tonelli, osservatore privilegiato nella sua doppia veste di direttore di Art Tribune, testata di arte e cultura contemporanea, e direttore editoriale di Gambero Rosso. “Una struttura di design accresce il blasone di un’azienda e può aiutare a migliorare il posizionamento di mercato. Soprattutto, una bella cantina, oltre a diventare un segno distintivo nel paesaggio, suggerisce al visitatore un’esperienza. Questo è il valore aggiunto: io voglio venderti un vino, ma prima ti invito a vedere come nasce e a conoscere la filiera produttiva in un ambiente gradevole”.
Il turismo esperienziale legato a questo settore raggiunge numeri importanti. Secondo Movimento Turismo del Vino, che organizza l’evento Cantine Aperte, oltre un milione di persone hanno visitato un migliaio di aziende vinicole durante l’ultima edizione (26-27 maggio 2018). La Toscana nel 2017 ha dato vita a Toscana Wine Architecture, una rete di 14 cantine di design per promuovere il turismo enogastronomico (winearchitecture.it/). In queste strutture, che hanno 1.500 ettari coltivati a vite e ogni anno producono sei mi-
lioni di bottiglie, con un fatturato superiore a 50 milioni di euro, le presenze sono aumentate del 20 per cento nel 2018, rispetto al primo semestre del 2017.
CATTEDRALI E SCULTURE
Proprio la Toscana vanta numerose cantine-capolavoro. Fra le più celebri, Petra, del gruppo Terra Moretti, disegnata dall’elvetico Mario Botta e scavata nel fronte di una collina maremmana; Rocca di Frassinello, sobria, minimalista, firmata da Renzo Piano, con un grande piazzale-sagrato (richiamo alla sacralità del frutto di Bacco: non a caso si usa spesso la metafora cattedrale del vino per definire una cantina); Ammiraglia, della famiglia Frescobaldi, che utilizza energia da fonti rinnovabili e ha il tetto ricoperto di piante, per favorire l’integrazione nel territorio e creare il microclima ideale nella barricaia sottostante. Fra le più apprezzate per l’armonia delle forme e il basso impatto ambientale c’è la Cantina Antinori nel Chianti Classico ,a San Casciano Val di Pesa, ideata dallo studio Archea Associati. Come racconta Albiera Antinori, presidente del gruppo ed erede di una dinastia che vinifica dal XIV secolo, “si tratta di un progetto avveniristico che ha voluto incarnare lo stile della famiglia e ha avuto un’evidente ricaduta sul territorio. Almeno 50 mila persone all’anno visitano una struttura che ha più compiti: di produzione, di rappresentanza, con un ristorante e la sala per degustare i vini. Oltre che inserirsi armoniosamente nel paesaggio, la sfida progettuale è stata quella di separare le funzioni produttiva e turistica. Le visite non devono interferire con l’attività lavorativa”.
Riconoscibilità dell’azienda, forza comunicativa, impatto paesaggistico ridotto al minimo: sono tre elementi chiave per un progetto ben riuscito. Il critico e storico dell’architettura Luca Molinari lo spiega bene nel recente volume, da lui curato, Cantine da collezione (edizioni Forma, 2017, 90 €): “L’uso di materiali tradizionali pur senza rinunciare alla consapevolezza della propria contemporaneità, l’attenzione alla dimensione di sostenibilità diffusa, la relazione necessaria tra corpi di fabbrica e immagine del paesaggio, il controllo della scala umana come misura armonica sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano un fenomeno che sta interessando da nord a sud il nostro Paese, mettendo a sistema alcune sue delle migliori risorse professionali”.
Risorse che talvolta hanno raccolto sfide impegnative. Basti pensare ad Arnaldo Pomodoro (fratello di Giò), uno dei massimi scultori e orafi contemporanei. Per la famiglia Lunelli, proprietaria della Tenuta Castelbuono, a Bevagna, in Umbria, si è misurato con l’architettura e ha progettato il Carapace, una cantina-scultura dove nasce il Montefalco Sagrantino, un rosso docg eccellente. Si lavora e si gusta il vino dentro l’opera, sotto una cupola ricoperta di rame e incisa da crepe che rimandano ai solchi della terra. Come ha spiegato Pomodoro, “il paesaggio mi ricordava il Montefeltro dove sono nato, così come l’ha raccontato nei suoi quadri Piero della Francesca. Ho avuto l’idea di una forma che evoca la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità, che con il suo carapace rappresenta l’unione fra terra e cielo”.
Ci sono poi progetti che riflettono lo stile e la filosofia di vita dei loro
Molti viticoltori sono anche collezionisti d’arte e hanno portato questa passione nelle loro tenute. Così alcune cantine sono diventate veri e propri musei, con opere importanti
committenti. Alla Biennale di architettura di Venezia, in corso fino al 25 novembre, è esposto il lavoro degli architetti Adriano Marangon e Michela De Poli, dello studio trevigiano MADE associati, autori della cantina Pizzolato,a Villorba (Tv). Inaugurata nel maggio 2016, rispecchia la sensibiltà del titolare, Settimio Pizzolato, per il biologico. Per l’edificio è stato utilizzato solamente legno di faggio certificato Pefc (un rigido protocollo europeo di sostenibilità ambientale) delle foreste venete del Cansiglio. “Serve trasparenza in questo tipo di lavoro, simboleggiata nella passerella sospesa da cui si può vedere ogni passaggio dell’uva, dall’acino all’imbottigliamento”, spiega Pizzolato.
I NUOVI MUSEI DEL CONTEMPORANEO
Non c’è solo il connubio vino-architettura. Un altro binomio con importanti risvolti economici e culturali è quello con l’arte contemporanea. Se oltre diecimila persone hanno visitato, la scorsa primavera, la mostra milanese a Villa Necchi Campiglio, Inseguendo Donnafugata, con le etichette disegnate dall’artista Stefano Vitale per le bottiglie della casa vinicola siciliana, in tutto il Paese sono numerose le cantine che accolgono installazioni, sculture, opere d’autore. Il gruppo piemontese Ceretto, che annovera due architetture d’autore (il Cubo, nella cantina Bricco Rocche, a Castiglione Falletto, e l’Acino, nella tenuta Monsordo Bernardina, ad Alba), ha avviato numerose collaborazioni
Toscana Wine Architecture è un circuito di 14 cantine d’autore: una rete che sviluppa sinergie sul territorio