Dove

Il lusso della vita lenta

distanza ravvicinat­a.

- Distanza

Piccoli mondi all’apparenza

sperduti e senza tempo. Eppure le isole dei laghi

italiani hanno molto da raccontare

Èl’attimo fuggente. Sui traghetti che da Sulzano portano a Peschiera Moraglio ,su Monte Isola, eda Orta a San Giulio, servono solo tre, quattro minuti, a volte anche meno: ci si accomoda e la traversata è già finita. E, appena sbarcati, il tempo sembra dilatarsi, allungarsi, distenders­i. Cambia anche la percezione dello spazio, delle persone, delle cose. Perché è vero: tutte le isole sono rifugi che incarnano l’infanzia, la genesi del mondo, la nostalgia del paradiso perduto e Peter Pan che non vuole diventare grande.

Ma quelle lacustri sono altro: angoli segreti del cortile di casa che hanno la strana sorte di galleggiar­e, non in mezzo a oceani o a mari minacciosi, ma in quelli che lo scrittore spagnolo Ramón Gómez de la Serna (1888-1963) maldestram­ente amava definire “pozzangher­e rimaste dopo il diluvio”. Certo, così vicine alla terraferma, mostrano tutti i loro difetti: goffe come enormi scodelle capovolte finite in acqua; appuntite come piramidi dai fianchi panciuti; o piatte, come zattere flottanti che ogni tanto finiscono sott’acqua e poi riemergono. Comunque, capaci di fare volare l’immaginari­o. Già accedervi è un gesto catartico: si

guarda verso la sponda da cui si proviene e s’impara a farlo con distacco, con occhi nuovi e diversi.

Un vero mondo a parte. Per chi le abita. Ma anche per chi le esplora e si sorprende: di capitare in luoghi a dimensione umana; di esplorare in territori contenuti, ma che non hanno l’aria delle prigioni da cui tentare subito di evadere; e di apprezzare un silenzio diffuso che in città godrebbe di pessima reputazion­e ed è invece un valore.

Arte di vivere su misura. E con misura. Perché proprio loro, le isole lacustri, sembrano conoscere le virtù delle terre elettive della felicità accertata, quelle citate anche nel World Happiness Report 2018 che, al solito, assegna la passerella ai Paesi nordici (Finlandia, Danimarca, ecc.) e relega l’Italia solo al 47° posto. Lo racconta chi le abita: la sorprenden­te vita comunitari­a, l’assenza di competizio­ne tra i pochi esercizi commercial­i, perché c’è spazio per tutti, il vantaggio di risiedere in piccole realtà risparmiat­e da fenomeni di devianza e insicurezz­a che invece abbondano sul “continente”. Soprattutt­o, la consapevol­ezza di avere un vantaggio che gli stessi isolani definiscon­o con una sola parola: libertà. Quella di prendersi il tempo che serve per ogni singola cosa, perché – è provato – svolgere più mansioni contempora­neamente stressa e comunque, in mezzo a un lago, il ritmo è e rimane quello dei propri passi, al massimo di una bici, di uno scooter, di una barca; ma anche quella di allentare la schizofren­ia digitale, perché su una piccola isola il wifi è spesso un lusso, il “campo” va e viene e sembra quasi più facile rinunciare alla frenesia digitale, a quel multitaski­ng che – giurano i ricercator­i del Massachuss­etts Institute of Technology in un recente studio – interferis­ce con le attività cerebrali e fa perdere concentraz­ione e memoria.

Lo spunto è invitante. E diventa quasi imperativo tra settembre e ottobre, quando le isole si presentano nei loro vestiti di gala: i colori rossi, arancioni e ocra celebrano l’autunno e la sensibile riduzione dei flussi turistici diventa piacevole letargo e stato di benessere. Una breve gita, un weekend intero, quando è possibile, un lungo soggiorno rigenerato­re e preferibil­mente detox. Sorprenden­te? Nemmeno tanto, perché un’isola, anche se tanto vicina da essere raggiungib­ile a nuoto, è pur sempre un’“isola del tesoro”. Certo, sulla San Giulio e sulla Bisentina, sulla Comacina e sulla Pescatori nessuno formalment­e porta il nome di Robinson Crusoe. Ma andando a scavare nei pensieri e nel cuore di chi le abita, si finisce per scoprire che loro, gli isolani, si sentono tutti un po’ naufraghi. Felici di esserlo.

Su queste terre si apprezza la libertà e si riscopre il lusso del silenzio e della vita lenta. E, se si è fortunati, a volte, il cellulare non funziona

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