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FRANCIA | IL CIBO È CULTURA L’altro Champagne. Alla scoperta dell’Aube, una regione a sud di Parigi dove nascono bollicine di qualità eccellente

Meno blasonato della Marne, l’Aube è un piccolo mondo, 150 chilometri a sud di Parigi, in cui nascono bollicine di grande qualità. I luoghi, i protagonis­ti, le cantine dove fare scorta per le feste

- di Giuliana Gandini

Sotto le volte di pietra delle cantine millenarie, ricavate in un’abbazia cistercens­e, Michel Drappier ,il vigneron più famoso dell’Aube, mostra con orgoglio le sue bottiglie di champagne esportate in tutto il mondo. Attorno, il mare verde e amaranto dei vigneti ricopre colline, assedia borghi medioevali, si allunga in pianure a perdita d’occhio. Nell’Aube, quasi un’isola di settemila ettari che galleggia 150 chilometri a sud di Parigi, non ci sono i domaine gloriosi della confinante Marne, da cui escono milioni di bottiglie dalle etichette blasonate, ma vigneron che coltivano con passione terreni di proprietà raccoglien­do l’uva a mano, sperimenta­ndo nuovi assemblagg­i. E in ogni bottiglia di champagne si sente l’identità del territorio. Sono etichette apprezzate sempre di più anche oltreocean­o da sommelier e ristorator­i, che hanno scoperto questo terroir autentico, defilato. Una regione da esplorare proprio prima di Natale, per fare scorta di bottiglie e consigli per il brindisi di fine anno.

GRAND TOUR TRA I VIGNETI

Il cuore è la Côte des Bar, attraversa­ta dai fiumi Senna, Aube e Ource, più vicina alla Borgogna che a Epernay, capoluogo della Marne. Proprio su queste colline dal suolo argilloso e calcareo, al riparo dai venti, maturano con note particolar­mente fruttate le uve dello champagne:

quella del Pinot nero, che occupa l’85 per cento dell’area, da cui si ottiene un succo chiaro per champagne più strutturat­i; lo Chardonnay, un’uva bianca che copre il nove per cento delle vigne, apprezzato per l’aroma fine; il Pinot Meunier, con grossi grappoli bluastri, base per gli champagne da aperitivo. Sono trattate con il tradiziona­le metodo champenois e con l’uso di procedimen­ti naturali, perché la chimica toglie aromi al vino, dicono i produttori. La rivalità antica tra Aube e Marne sfociò cent’anni fa in una rivolta di vigneron che valse all’Aube, una decina di anni dopo, il diritto a produrre champagne. Oggi si approvvigi­onano delle uve dell’Aube anche le grandi maison.

COME NEL MEDIOEVO

La regione è il luogo perfetto per fare provvista di cuvée eccellenti da stappare nelle feste natalizie, a prezzi decisament­e abbordabil­i (da 15 €). Ma è anche l’occasione per scoprire una parte di Francia meraviglio­samente conservata lungo la strepitosa statale D671, da Troyes a Bar-surAube, o la Route du Champagne, 220 chilometri attraverso borghi che sembrano zattere fra le onde delle vigne. L’avamposto è la città di Troyes, scelta come archetipo della città medioevale europea dagli storici Frances e Joseph Gies nel recente saggio La vie dans une ville médiévale (Les Belles Lettres, 2019). Da visitare per il fascinoso centro storico dalla curiosa forma a tappo di champagne, la “testa” circondata di canali, le case a graticcio (à pans de bois) con torrette e travi scolpite, le stradine di ciottoli. E la cattedrale, una delle più famose di Francia, con 180 vetrate dal 1200 al 1600, visitata da Giovanna d’Arco e dal re Carlo VII prima di recarsi a Reims per l’incoronazi­one. Si passeggia lungo la strettissi­ma ruelle des Chats, chiamata così perché i gatti possono saltare dai tetti di una casa all’altra, la Cour du Mortier d’Or, la Maison du Boulanger, la rue Champeaux, con le boutique e i caffè, la rue Emile Zola, con le belle case cinquecent­esche

Il bicchiere migliore? La flûte: grazie alla sua forma permette di concentrar­e gli aromi

colorate: un tempo era rue de l’Epicerie, luogo di commerci di spezie tra i mercanti italiani e provenzali e quelli dell’Europa del Nord. A ridosso della chiesa si scopre Le Jardin de la Cathédrale, una delle più belle maison d’hôtes di Francia secondo Figaro Magazine: cinque suite in una dimora settecente­sca appartenut­a a un maestro vetraio, con muri a graticcio, vetrate originali, specchi veneziani, un giardino creato dalla proprietar­ia, Laetitia Krumenache­r, paesaggist­a. È una festa di colori e sapori le Marché des Halles, in stile Art Nouveau, una sfilata di banchi dove è in bella mostra il meglio della Francia gourmand. Ingredient­i che compaiono sulle tavole del ristorante gastronomi­co Le Valentino, in una dimora settecente­sca, dove Claude e Gilles André, coppia originaria dei Vosgi, deliziano gli ospiti con il rombo alla béarnaise, la pescatrice arrosto al lardo, l’agnello croccante con semola alla frutta secca e spezie.

LUNGO IL FIUME, NEI BORGHI

A Troyes tutto ruota attorno allo champagne: eventi e degustazio­ni nei locali. Come da Chez Philippe, in una stradina del centro, dove Philippe Ulryck, il proprietar­io, propone cuvée prodotte in Aube e, soprattutt­o, quelle di una decina di viticultor­i di Celles-sur-Ource, villaggio sperduto tra le viti. È uno dei borghi toccati dall’itinerario per scoprire le cantine più interessan­ti. La strada D671 si snoda tra vigneti coltivati con geometrie sorprenden­ti che contendono lo spazio ai boschi, cabane di pietra per gli attrezzi, greggi al pascolo, villaggi sperduti avvolti dalle nebbie. Un paesaggio che emoziona.

Prima tappa, nel cuore della Côte des Bar, a Urville, è naturalmen­te la Maison Drappier, regno di champagne pregiati, a cura di una famiglia che, da quasi due secoli, tramanda passione e savoir faire: la produzione, anche per la vicinanza geografica, strizza l’occhio alla Borgogna. “‘Lo champagne è un vino con un’anima”, spiega Michel Drappier. “Credo fermamente in un ritorno alle origini: qui siamo votati al bio, quindi cerchiamo di usare il minor numero di solfiti, nessun filtraggio, né decolorazi­one o centrifuga”. Il risultato sono etichette straordina­rie, invecchiat­e in botti di rovere di Limousin, come il Carte d’Or, dal bouquet di fiori gialli, sentori di mela, ribes nero, pesca matura. La star è la Grande Sendrée, dal nome della vigna di provenienz­a delle uve, che nel 1838 fu ricoperta dalla cenere per un incendio che devastò il villaggio di Urville, e per un errore di trascrizio­ne nei dati del catasto da cendrée (incenerita) divenne sendrée. Ha una storia curiosa anche la bottiglia che riproduce un esemplare del 1700 ritrovato in cantina, anticament­e un’abbazia cistercens­e fondata da Bernardo di Chiaravall­e. Mentre l’etichetta Charles de Gaulle, uve Pinot Noir 80 per cento e Chardonnay 20 per cento, è dedicata al famoso statista, che amava servirlo nelle occasioni private.

Vigneti a perdita d’occhio circondano il borgo di Bar-sur-Seine, celebre per le dimore à pan de bois come la Maison Renaissanc­e, in rue République. Ma il monumento più illustre è la cinquecent­esca chiesa di Saint-Etienne, con elementi del gotico flamboyant. Sulle sponde del fiume Laignes, affluente della Senna, si affacciano i tre borghi che compongono Les Riceys, ognuno con una cappella e una chiesa monumento storico, l’unico territorio a fregiar

Nell’Aube si producono 80 milioni di bottiglie l’anno: molte cantine organizzan­o degustazio­ni e incontri

si di tre doc: Champagne, Côteaux Champenois e Rosé des Riceys. Attraversa­ndo il nobile ingresso in pietra di un palazzo settecente­sco si entra nel regno di Pascal Morel, erede di cinque generazion­i di viticoltor­i: “Che cosa rende lo champagne un vino eccezional­e? Le bollicine, magiche ed effimere, che appaiono e scompaiono. Ascoltatel­e, canteranno la loro gioia di vivere, annusatele e sentirete i loro aromi. Lo champagne è l’unico vino che coinvolge i cinque sensi.” Accanto alle bottiglie premiate regolarmen­te ai concorsi, come il Brut Réserve o il Pur Rosé, Morel si esibisce nella produzione del Rosé des Riceys, vino leggendari­o prediletto da Luigi XIV, il Re Sole, che lo scoprì grazie agli artigiani della zona impegnati nella costruzion­e delle vasche e delle fontane della reggia di Versailles. Il colore va dal rosa pallido a sfumature più intense, anche rosse e violacee. Il profumo ricorda ribes rosso, lampone e ciliegia, con qualche traccia di mandorla e vaniglia. La bella cantina settecente­sca custodisce un tesoro: tutte le bottiglie prodotte negli anni, vera memoria della casa.

“La vendemmia è fatta a mano per non rovinare i grappoli”, racconta Guy Morize, titolare dell’omonima cantina e azienda produttric­e, sempre a Les Riceys.”L’uva raccolta viene pressata subito e il succo fermenta per diversi mesi, mentre le bottiglie sono ruotate regolarmen­te una per una, a mano”. È un’emozione camminare nelle spettacola­ri cantine a volta costruite dai monaci cistercens­i nel 1100, dove si conservano il Brut Tradition, al profumo di agrumi, cento per cento di Pinot nero, l’elegante Brut Réserve e il famoso Brut Rosé, un invecchiam­ento di almeno cinque anni, con aroma di lamponi maturi. Galoppate di nuvole, la luce dorata del tramonto accompagna­no il viaggio che costeggia le acque del fiume Ource, con i pescatori a bordo di barche solitarie, le ragazze in bici, i pittori incantati dal caleidosco­pio di colori. A Loches-sur-Ource si entra nella proprietà Richardot. All’ingresso, cantine a volta decorate da utensili tradiziona­li del vino; nella grande sala degustazio­ne, dipinti e sculture contempora­nee. Attorno, i vigneti della Vallée de l’Ource. Una cantina storica oggi nelle mani sapienti degli eredi: Jean Paul, contadino gentiluomo, la moglie Isabelle e la sorella Cécile. L’imperdibil­e è il Brut Cuvée Prestige, profumato di mela cotogna e tiglio.

SENTIERI D’ARTE

Seguendo il corso del fiume si raggiunge Essoyes, dove si coltiva la vigna e il ricordo del pittore Pierre-Auguste Renoir, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte (1841-1919). In questo villaggio, che diede i natali alla moglie, Aline, Renoir abitò per trent’anni una dimora dove dipinse varie tele, incantato dalla luce e dai colori del paesaggio ondulato, dalle stradine acciottola­te, dalle colline, dal melo del suo giardino, dai sentieri tra l’erba alta, dalle rive del fiume dove le lavandaie sfidavano le acque turbolente. Nacquero così capolavori come Les Laveuses, L’Église d’Essoyes, Gabrielle au jardin. “Traggo il mio piacere dalle vigne perché sono generose”, diceva Renoir, che riposa nel piccolo cimitero; nel suo atelier, diventato un museo, si tengono mostre. Nella scenografi­ca Maison de la Vigne si scopre il legame dell’artista con i vigneti. Scriveva il figlio Jean, regista e sceneggiat­ore: “Venendo da Parigi, l’incanto comincia 15 chilometri prima, quando d’improvviso dalla pianura della Champagne si passa alle collinette sassose e coperte di vigneti all’inizio di

Ancora oggi qui si produce il Rosé

des Riceys, prediletto dal Re Sole

un paesino chiamato Bourguigno­ns, nel quale si può ancora vedere la grossa pietra dei re che separava la Champagne dalla Borgogna”. A una quarantina di chilometri, nel villaggio di Colombey-les-Deux-Églises si tiene viva la memoria di un altro grande di Francia, il generale De Gaulle, che visse dal 1934 alla morte, nel 1970, alla Boisserie, una dimora aperta al pubblico, immersa in un parco. Domina il paese la monumental­e croce di Lorena in granito rosa, visibile da una trentina di chilometri, omaggio al suo storico appello alla Resistenza nel 1940. Ai piedi, il monumento commemorat­ivo e il museo con la mostra permanente sulla vita e sulle imprese dello statista. A una ventina di chilometri, Bar-sur-Aube è famosa soprattutt­o per le fiere dello champagne. Si cena a Le Cellier, in una cantina dei monaci, sotto le volte gotiche sorrette da pilastri dove sono scritti i nomi dei villaggi attorno. “Qui si lavorano solo prodotti freschi, i piatti sono a base di ricette del territorio, niente spume e coup de théatre”, spiega il proprietar­io, Olivier Martin.

Nel borgo di Nogent-sur-Seine si cammina tra i luoghi descritti da Gustave Flaubert nel romanzo L’educazione sentimenta­le: la chiesa di Saint-Laurent, l’Auberge du Cygne de la Croix, la Casa de la Turque, i giardini della île Olive. Ci si lascia sedurre anche dal museo, inaugurato due anni fa, della scultrice Camille Claudel, protagonis­ta di una liaison dangereuse con l’autore della scultura Il Pensatore, e suo maestro, Auguste Rodin. E dalle vecchie case del passage du Chat-qui-Pêche, le passeggiat­e lungo il canale, i mulini ad acqua, le rive della Senna. Da ammirare sorseggian­do un raffinato cru a Le Vin-Seine. Perché, come diceva George Sand, “lo champagne aiuta la meraviglia”.

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Qui operano oltre 2.5200 vigneronE DOV su settemila ettari.
Uno scorcio tardoautun­nale di Bar-sur-Seine, nel cuore della Côte des Bar, dove nasce lo champagne. Qui operano oltre 2.5200 vigneronE DOV su settemila ettari.
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foto di PaoloGioco­so DOVE
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Pierre ,a Troyes. Risalgono all’anno Mille.
2| La facciata a graticcio dell’hotel Le Champ des Oiseaux. 3| Le bollicine di Champagne Prié.
1| Le cantine Saint Pierre ,a Troyes. Risalgono all’anno Mille. 2| La facciata a graticcio dell’hotel Le Champ des Oiseaux. 3| Le bollicine di Champagne Prié.
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Troyes.
1 | Andras Lapis, Lili au chapeau, scultura in bronzo nel centro storico. 2| Oltre 12 mila utensili d’epoca sono raccolti alla Maison de l’Outil et de la Pensée Ouvrière (Mopo). 3| L’ingresso al ristorante Maxime (place du Marché au Pain), in una tipica costruzion­e a graticcio.
DOVE 2 Troyes. 1 | Andras Lapis, Lili au chapeau, scultura in bronzo nel centro storico. 2| Oltre 12 mila utensili d’epoca sono raccolti alla Maison de l’Outil et de la Pensée Ouvrière (Mopo). 3| L’ingresso al ristorante Maxime (place du Marché au Pain), in una tipica costruzion­e a graticcio.
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una delle più affollate e note di Troyes. 2 | Cucina stellata a Le Bois du bon séjour, nella cittadina di Pont-Sainte-Marie. 3 | Un dessert di Cyril Coutin, chef all’Hostelleri­e la Montagne, a Colombeyle­s-Deux-Églises.
DOVE 1| Place Alexandre Israël, una delle più affollate e note di Troyes. 2 | Cucina stellata a Le Bois du bon séjour, nella cittadina di Pont-Sainte-Marie. 3 | Un dessert di Cyril Coutin, chef all’Hostelleri­e la Montagne, a Colombeyle­s-Deux-Églises.
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2 1 | Troyes è classifica­ta città d’arte e di storia per le numerose case a graticcio del XVI secolo. 2| Una ricetta di Bruno Caironi , al Caffè Cosi, a Troyes. 3| Lo storico digestivo Prunelle de Troyes.
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