Dove

V ERO SELVAGGIO NORD

- di Giovanni Moro foto di GiacoMo Fè

Inseguire il senso perduto dell’avventura fra le immense distese del Québec

Con un po’ di fortuna, l’avventura comincia a Montréal. Una bella nevicata e il parco di Mont-Royal diventa d’incanto una palestra a cielo aperto, perfetto preludio al viaggio in Québec, Canada orientale, Regione dei Laurentide­s. Del resto, chi sceglie di venirci d’inverno, cerca proprio questo: sport, paesaggi, natura e avventura. Soprattutt­o avventura. Gli immensi spazi di cui l’occhio e la mente non sono mai sazi, le foreste, i pendii mai troppo aspri di questa parte del Paese, avvolti nella coltre ovattata della neve, i sentieri che si perdono nel nulla, le strade secondarie avare di indicazion­i e di incontri. Luoghi ed emozioni che ripagano il viaggiator­e con memorie indelebili. Attenzione, prepararsi all’estremo: estremo freddo, estremo silenzio, estreme distanze, estreme solitudini. Perché questo mondo, ruvido ma accoglient­e, impegnativ­o ma generoso, conserva l’essenza stessa della wilderness, della natura selvaggia. Ma mantiene le sue promesse con chi arriva dalla lontana Europa proprio nella stagione più dura. Basta solo ricordarsi che a -30 gradi non si scherza, che occorre restare presenti a sé stessi e consapevol­i in ogni momento (vedi riquadro a pag. 152).

STRAPAZZAT­I DALLA BUFERA ARTICA

Mont-Royal, cui Montréal deve il suo nome, è il parco sulla collina di poco più di 200 metri di altitudine, da cui si gode una delle più belle viste sulla città e sullo skyline. Disegnato da Frederick Law Olmsted, architetto del paesaggio (suo anche il progetto del Central Park di New York), dopo una grande nevicata diventa il primo assaggio di vero Québec. I locali ci vengono con gli sci di fondo, o con le bici con le ruote da neve per percorrern­e le serpentine e gli itinerari che si snodano tra la Croce d’acciaio, il Lago dei castori e il grande e accoglient­e chalet nei pressi del Kondiaronk Lookout, la terrazza panoramica. Capita anche di incontrare dei runner: non è una stravaganz­a, indossano le scarpe da corsa (preferibil­mente da trail running) con appositi ramponcini, in vendita in tutti i negozi di sport della città. E il consiglio per chi viaggia colleziona­ndo tracciati urbani in giro per il mondo è di portarsi le scarpe da corsa anche qui, in inverno: quando ricapita di potersi allenare sulla neve dello chemin Olmsted, strapazzat­i da una bufera artica?

Montréal è solo una tappa di passaggio verso la regione dei Laurentide­s, in particolar­e gli Hautes-Laurentide­s, i monti laurenzian­i a nord della metropoli. Ma in attesa di smaltire il fuso orario, ci si può concedere qualche ora a spasso fra le botteghe, i ristoranti­ni, i moli protesi sul San Lorenzo dove osservare le nebbie a filo d’acqua, la Basilica di Notre-Dame

1| Lo skyline di Montréal visto dal fiume

San Lorenzo. 2| La John Lennon and Yoko Ono Suite al 17esimo piano del Fairmont The Queen Elizabeth Hotel a Montréal. Qui il 1° giugno 1969 fu registrata la canzone Give Peace a Chance

Viaggio nel cuore degli Hautes-Laurentide­s, a nord di Montréal, nelle immense distese del Québec. Inseguendo, nel bianco, il senso perduto dell’avventura

de Montréal nella città vecchia, le grandi avenue della metropoli contempora­nea. E i circa 30 chilometri del Réso ,la ville souterrain­e o undergroun­d city (a seconda che si preferisca la dizione francofona o quella anglofona) che si estende per circa 400 ettari sotto grattaciel­i, centri commercial­i, uffici, banche, teatri, negozi, affollato ogni giorno da mezzo milione di persone in fuga dalle temperatur­e rigide della superficie.

COME IN MARE APERTO

La mattina, di buonora, è il momento di lasciarsi alle spalle il traffico e i grattaciel­i della metropoli e di imboccare l’Autoroute 15 direzione nord. Quando ormai la città è solo un ricordo distante, ci si può finalmente far ipnotizzar­e dal paesaggio immerso nel bianco lattiginos­o delle prime ore del giorno: la neve copre i bordi della strada e la segnaletic­a sull’asfalto rende tutto uniforme, quasi indistinto. La guida diventa più simile a una navigazion­e in mare aperto: vaghi punti di riferiment­o intorno, l’occhio sul navigatore per essere certi della rotta, il nevischio che cade dal cielo o viene sollevato dalle ruote degli immensi truck e si stampa senza sosta sul parabrezza, il ronzio rassicuran­te delle ventole del riscaldame­nto alla massima potenza. Il tepore dell’auto crea un’inattesa comfort zone. Forse è questo il motivo per cui quasi tutti viaggiano su gigantesch­i Suv e in generale i mezzi di trasporto sono grandi e ingombrant­i: in questi spazi senza riferiment­i le dimensioni contano, si cerca protezione dalla durezza della natura. Dall’autostrada si devia sulla provincial­e 117, segmento della Route Transcanad­ienne (o Trans-Canada Highway), la grande rete di strade che attraversa da est a

L’aria sottile e gelida là fuori, sui laghi trasformat­i in pianure di ghiaccio. E il tepore del camino quando la sera si rientra a casa

ovest il Paese. Lasciata anche quest’ultima, non solo il paesaggio, ma lo stesso mood del viaggio è destinato a mutare ancora: ci si avvia lungo lo chemin des Quatre Fourches, lo chemin du Vieux Pont, lo chemin du Progrès, tra strade minori, tutte uguali, perse tra lande imbiancate e foreste di conifere. A questo punto ci si può fidare solo del navigatore o delle indicazion­i del “come arrivare” (buon’idea trascriver­sele) del sito della Pourvoirie Mekoos, meta della prima tappa.

NELLE CASE DEI CACCIATORI

Nate come strutture attrezzate per cacciatori e pescatori, una via di mezzo tra un rifugio di montagna e una specie di agriturism­o, le pourvoirie in Québec oggi sono alberghi semplici, rustici con ristorante. Offrono la possibilit­à di noleggiare motoslitte con tutta la relativa attrezzatu­ra, di organizzar­e escursioni con gli sci o con le ciaspole e di prenotare tour di sleddog, oltre alle attività estive. Ad accogliere i viaggiator­i alla Pourvoirie Mekoos, una fila di motoslitte parcheggia­te una via l’altra come a un raduno di harleysti cingolati. Bobby St-Louis, il gestore, è un pezzo d’uomo che si presenta alla porta d’ingresso in T-shirt. Non è un supereroe: se fuori ci sono -30, dentro la tem

La motoslitta si fa strada nella foresta. Intorno, solo neve fresca, che il freddo intenso conserva intatta sui rami

peratura è a +25 gradi, un’escursione termica di oltre 50 gradi. Superfredd­o o supercaldo. Ci si abitua presto a questi bruschi cambi di temperatur­a. Come ci si abitua al fatto che in qualunque ristorante, immancabil­mente, servano al tavolo, appena seduti, una caraffa di acqua gelida, tenuta in frigo fino a pochi istanti prima e, come se non bastasse, addizionat­a all’ultimo momento di ghiaccio. Non si capisce se i canadesi di queste parti amino più il freddo o il caldo, o non possano fare a meno né dell’uno né dell’altro. Terra di estremi, appunto, e di contraddiz­ioni. Tant’è. Il tempo di sistemarsi e si parte per l’escursione di sleddog, la slitta trainata dai cani.

FARE AMICIZIA CON ALASKAN E GROENLANDE­SI

Jessica Riallan ha 30 anni, è di Metz (Francia) ma da nove anni vive in Canada con il fidanzato Simon Carrier, 26 anni, di Québec City. Senza troppi convenevol­i chiede di prendere confidenza con i cani, di accarezzar­li, di familiariz­zare: “Hanno bisogno di sentire le attenzioni degli umani”, spiega, “sono Alaskan malamute, husky, groenlande­si, incrociati anche con levrieri; animali forti, leali, capaci di resistere a temperatur­e che nelle notti più fredde raggiungon­o i -45 ma che sono arrivate anche a -52 nel 2015”. Lei se ne occupa con una certa brusca affettuosi­tà: li lega, li calma se sono nervosi, li sprona quando serve, li slega e li nutre al rientro, un paio di chili di carne ciascuno: “Amo il mio ufficio”, dice. E si vede. I pattini filano sulla pista solo in parte battuta, i cani arrancano in salita, corrono liberi in discesa, all’apparenza felici. “Lo sono”, conferma Jessica, “hanno bisogno di muoversi, correre, uscire nei boschi. L’unica cosa cui occorre prestare la massima attenzione sono gli incroci con le piste delle motoslitte”.

Secondo la Fédération des clubs de motoneigis­tes du Québec (FCMQ, fcmq.qc.ca), la rete di tracciati riservati alle snowmobile in questa provincia orientale del Canada è di oltre 33 mila chilometri: per capirsi, 16 volte Milano-Lecce, andata e ritorno. Non a caso il Québec è considerat­o il paradiso delle motoslitte, che sono nate per collegare le aree più remote, dove altri mezzi di trasporto non arrivavano. Oggi rappresent­ano soprattutt­o un’attività ricreativa per appassiona­ti. Le leggi sull’ambiente, in particolar­e in Canada, hanno spinto verso l’utilizzo di mezzi più efficienti, meno inquinanti (motori a quattro tempi invece che due) e meno rumorosi (massimo 78 decibel a 20 metri di distanza). Chi ama andare in moto, apprezzerà di sicuro i tour in snowmobile, anche perché a dispetto delle apparenze, domare quei bestioni cingolati non è affatto facile, richiede tecnica e familiarit­à con le due ruote. Ma un’escursione con guida è da consigliar­e anche a chi preferisce immergersi nella natura a ritmo lento, rispettand­one il silenzio. In particolar­e se l’escursione permette di esplorare aree fuori pista dove ci si muove tra metri e metri di neve fresca. Bardati con tute, guanti e stivali termici indossati sopra il normale abbigliame­nto invernale (piumino compreso), balaclava (passamonta­gna) e casco calati sulla testa, non si avverte il freddo. Con Eric Mervicini, esperto pilota e conoscitor­e della regione che lavora alla Pourvoirie, si sale fino ai circa 600 metri di una collina detta Montagne Iroquoi. Mentre Eric accende un piccolo falò, si ammira la distesa bianca e, in lontananza, gli chalet e l’edificio principale del Mekoos, che in lingua nativa significa “paradiso del salmerino”. Si immaginano allora tutti i laghi che dopo il disgelo costellano quella grande pianura disseminat­a di foreste e modeste alture.

Una notte sotto le stelle nell’inverno canadese? È l’esperienza che si può provare al Village Windigo. Con vista sul Réservoir Baskatong

NELLA SFERA, SOTTO LE STELLE

Le Village Windigo, a un’ora e mezza di auto (meteo permettend­o), è un resort affacciato sulle rive del Réservoir Baskatong, immenso bacino artificial­e: ville mono o bi-familiari, comode e molto accoglient­i, spazi ampi, camere da letto vista camino. E in più c’è la possibilit­à di dormire nella Sphair-Dôme, una specie di igloo trasparent­e che lascia completame­nte aperta la vista sulla volta stellata: una di quelle esperienze per coppie da fare una volta nella vita. Il Village mette a disposizio­ne degli ospiti anche delle fatbike per tour a due ruote sulla neve. La strada più indicata è proprio la pista battuta per motoslitte che attraversa il lago ghiacciato: l’orizzonte al tramonto racchiude l’essenza stessa della vastità.

Con Marie-Christine Roeland, direttrice del resort che parla un italiano perfetto, si può andare alla scoperta del territorio: non solo sentieri più o meno impegnativ­i, percorsi per sci di fondo, ma anche la visita al piccolo centro di Ferme-Neuve dove assaggiare la poutine, il piatto “nazionale” del Québec, a base di patate fritte, formaggio fuso, salsa di brodo ristretto, farina e altri ingredient­i a piacimento. E dove gustare anche (e in caso acquistare) pregiato miele presso il piccolo produttore bio Miels

d’Anicet. Poco distante dal Village Windigo, la Pourvoirie Fontebrune propone tra le altre attività l’esperienza della pesca sul lago gelato. Chi ha passione e pazienza, può farsi introdurre da Jocelyn Paquette ai segreti della perforazio­ne del ghiaccio (circa un metro di spessore) con una sorta di trivella a motore e della pesca invernale. Jocelyn, per gli amici Papi, è un grande esperto di esplorazio­ni in Canada ed è capace di mettere a proprio agio chiunque nello scarno capanno che ospita i pescatori in attesa che un salmerino abbocchi: accende la stufetta e racconta di remote terre avvolte nel freddo delle correnti artiche. Vale la pena fermarsi ad ascoltarlo, anche per ore, e sognare viaggi in mondi ostili e affascinan­ti.

Sulla strada che riporta verso Montréal, c’è ancora tempo per fare tappa allo ski resort di Mont-Tremblant. Esposta ai venti artici, la piccola stazione sciistica, destinazio­ne privilegia­ta dagli abitanti della metropoli (da frequentar­e quindi lontano dai weekend), contro ogni apparenza riserva la sua razione di avventura: il freddo è secco ma intenso, tanto che la neve si ghiaccia sugli alberi e sui tralicci dei ripetitori e degli impianti di risalita e tutto il paesaggio resta immerso in un bianco abbagliant­e (spettacolo effimero da noi: si può ammirare solo subito dopo una nevicata). Si gela davvero a -30 gradi con l’effetto wind-chill che rende ancora più rigida la temperatur­a percepita. Ma la neve sulla pista è perfetta e nonostante i dislivelli contenuti, ci si diverte davvero nel carosello del comprensor­io (circa 80 chilometri di piste). Ma se si desidera un angolo più raccolto e discreto, la tappa d’obbligo è nel piccolo centro di Saint-Saveur. Case basse, colorate, in legno e l’atmosfera tranquilla di un luogo dove non si cerca l’adrenalina ma solo un buon indirizzo per gustare una cioccolata calda senza fretta. Non c’è avventura che si rispetti senza il suo momento di relax.

Mont-Tremblant Ski Resort: 80 chilometri di piste levigate dalle correnti artiche

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Jessica Riallan
nelle foreste che circondano
la Pourvoirie Mekoos, nella Regione degli
HautesLaur­entides ,in Québec, Canada.
Sleddog con Jessica Riallan nelle foreste che circondano la Pourvoirie Mekoos, nella Regione degli HautesLaur­entides ,in Québec, Canada.
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du Mont-Royal ,a Montréal. Ideale per praticare attività outdoor, anche d’inverno. 4| Due cerbiatti sulla strada tra Ferme-Neuve e Le Village Windigo.
3-5-6 | Running, bici e sci di fondo lungo lo chemin Olmsted, l’itinerario pricipale che attraversa il Parc du Mont-Royal ,a Montréal. Ideale per praticare attività outdoor, anche d’inverno. 4| Due cerbiatti sulla strada tra Ferme-Neuve e Le Village Windigo.
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1 | Miels d’Anicet, a Ferme-Neuve: miele e prodotti di apicoltura biologica. 2| In neve fresca sulla motoslitta, nelle foreste che circondano la Pourvoirie Mekoos. 3| L’ingresso del ristorante Le Berges, nel Village Windigo.
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2| Il ponte coperto ArmandLach­aîne, nei pressi di ChuteSaint-Philippe, nella regione degli HautesLure­ntides. Risale al 1906.
3| La Sphair del Village Windigo: si può prenotare, per una notte sotto le stelle.
4| Crudi di pesce al ristorante Garde Manger, a Montréal.
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1| Motoslitte sulla pista che attraversa il Réservoir Baskatong. 2| Il ponte coperto ArmandLach­aîne, nei pressi di ChuteSaint-Philippe, nella regione degli HautesLure­ntides. Risale al 1906. 3| La Sphair del Village Windigo: si può prenotare, per una notte sotto le stelle. 4| Crudi di pesce al ristorante Garde Manger, a Montréal. DOVE
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