LAZIO | LA NATURA LIBERA LA MENTE
Da Rieti ad Amatrice, un viaggio alla scoperta di un territorio plasmato dal corso del Velino e da sorgenti termali. Fiumi e laghi, arte, piccoli centri e sapori
Borghi del cuore. Da Rieti ad Amatrice, viaggio in un territorio plasmato dall’acqua e dall’arte
Un tesoro delicato e prezioso, che disegna un territorio incantevole, nella sua fragilità. L’acqua che scorre nelle Valli Reatine è la ricchezza di questa zona del Lazio. L’abbondanza idrica era già nota e sfruttata ai tempi dei Romani: l’imperatore Vespasiano fece erigere nella città natale di Falacrine, l’attuale Cittaducale, le sue terme, con un’immensa piscina lunga oltre 60 metri, di cui si possono osservare le vestigia. Dove propone un viaggio insolito tra fiumi, laghi e sorgenti. Un percorso affascinante per tenere viva l’attenzione sul territorio colpito dal sisma del 2016 (a cui Dove ha dedicato, nell’agosto 2019, il Festival delle Valli Reatine e lo speciale digitale doveviaggi.it/festivalvallireatine). Il punto di partenza ideale dell’itinerario è il centro di Rieti: i resti del ponte romano emergono dalle acque del fiume Velino proprio all’imbocco della centralissima via Roma. Qui si incrociano i pellegrini del Cammino di San Benedetto (300 chilometri da Norcia a Cassino inaugurati nel 2010) e i ragazzi con i calici in mano sull’uscio di Vino al Vino, enoteca dalle scenografiche volte a crociera, sorta sui resti dell’antico porto cit
tadino (vicolo Arco Santa Lucia 1). Non a caso, è proprio qui che Rita Giovannelli, presidente dell’équipe tutta femminile di Rieti da Scoprire (rietidascoprire.it), dà appuntamento ai partecipanti ai tour sull’antica vita sotterranea della città, schiudendo il portone che dà accesso al viadotto di epoca romana. “Fu costruito per sopraelevare la via Salaria e proteggere la città dalle piene del Velino”, racconta, mentre si scende nei meandri. Si passa tra blocchi ciclopici disposti di taglio e di testa, per poi risalire da una scala di pietra e ritrovarsi nel cortile del rinascimentale Palazzo Vecchiarelli, la cui chiesa sconsacrata di San Pietro è sede di una libreria. Il centro storico custodisce altri gioielli, dal trecentesco palazzo papale alla cattedrale di Santa Maria Assunta. Vale la pena di scendere nella cripta romanica: una delle colonne è una pietra miliare della via
In questa zona passa anche il Cammino di San Benedetto, uno dei più suggestivi dell’Italia centrale
Salaria. Una bella passeggiata porta al Colle Mauro, un tempo riserva del principe Ludovico Spada Potenziani, con un casino di caccia dalle stanze affrescate, ora sede di Villa Potenziani, un maestoso albergo dal fascino d’antan.
L’itinerario prosegue verso nord: si costeggia il Velino lungo la Via Salaria fino a Cittaducale. Qui affiorano le tracce dell’antica strada romana che porta alle terme diVespasiano. Le acque provenivano dalla vicina Cotilia, dove ancora oggi si vedono ribollire due laghetti di un azzurro caraibico dai quali si sprigiona un odore intenso di zolfo e dove, da agosto 2019, sono state aperte le Terme di Cotilia. Con il profilo del Terminillo alle spalle, Cittaducale si sviluppa attorno a piazza del Popolo, con la cattedrale incastonata tra chiese e palazzi barocchi. Proseguendo verso Castel Sant’Angelo, ci si trova in quello che per i romani era umbilicus Italiae, l’ombelico d’Italia, segnato dal lago di Paterno e dalle sorgenti del Peschiera, che stillano da una grotta colma di acque limpide, visitabili con un permesso (da richiedere al Consorzio Bassa Sabina Acquapeschiera, tel. 0765.57.00.20).
Seguendo la strada statale 4 si raggiunge Antrodoco. Bellissima la chiesa romanica di Santa Maria Extra Moenia (XI sec.), con il battistero affrescato di San Giovanni, sorta laddove c’era un tempio pagano consacrato a Diana. Qui il Velino disegna una conca in cui un tempo sorgeva uno stabilimento termale. Si parla da tempo di una riapertura, anche se, a giustificare la visita, basta il piacere di una passeggiata nel centro storico, con sosta da Bruno Serani, maestro gelatiere (da provare il marrone locale). Da Antrodoco l’antica Salaria inizia la sua salita fino alle Gole del Velino, quasi a ridosso del Terminillo, tra panorami estremi e reperti storici, come il cippo della strada romana che segna il miglio LXIX, a ridosso del Masso dell’Orso, una parete verticale scavata
Lungo il corso del
Velino si incontrano aziende agricole che
coltivano eccellenze
nella roccia. Lungo la strada si fa sosta all’agriturismo Dal Poeta per ascoltare gli stornelli dell’oste Paolo Santini, prima di proseguire fino a Cittareale .Ci si ferma per la notte all’agriturismo Lu Ceppe, dove Emidio Gentile alleva bestiame in modo biologico e coltiva farro, fagioli, lenticchie. “Siamo profondamente legati alle tradizioni montane delle Valli Reatine”, racconta Gentile. “D’estate si può scalare e fare trekking lungo i sentieri del Cai verso le sorgenti del Velino, d’inverno si scia sugli impianti della Selvarotonda”.
Il terremoto ha cancellato il borgo di Accumoli, ma non ha scalfito la bellezza del suo territorio. I Monti della Laga ei Sibillini incorniciano come un quadro i pantani e le pozze d’acqua, tra i promontori ondulati che riflettono il cielo. Anche l’oasi Wwf di lago Secco è una meraviglia botanica, frequentata da lupi e orsi. E sono tornati i rapaci. “Teniamo monitorata una coppia di aquile reali, che in cinque anni ci ha regalato tre parti gemellari, un vero miracolo della natura”, spiega Alfredo Cristallini, fotoreporter dell’associazione escursionistica Laga Insieme onlus (lagainsieme.it), che ha documentato le abitudini segrete di questi uccelli.
Si cammina sui sentieri lungo la Via della Transumanza, come quello, spettacolare, che porta alle cascate dei Monti della Laga partendo dalla nuova Casa della Montagna di Amatrice. Si può allungare l’escursione al lago artificiale di Scandarello e percorrerne a piedi il periplo fino alla frazione di Conca. Oltre a contemplare la natura, ci sono tante occasioni per gustare l’eccellente cucina del territorio. Per assaggiare l’autentica pasta alla gricia, l’indirizzo da mettere in agenda è l’agriturismo Grisciano, mentre per un piatto di spaghetti all’amatriciana si va a colpo sicuro al ristorante Roma, nel Polo del Gusto intorno al quale sta rinascendo Amatrice. Grazie alla volontà dei suoi resilienti abitanti e al contributo di tutti i viaggiatori che offrono il loro supporto, economico e soprattutto affettivo, scegliendo di venire fin qui. Fatelo anche voi. Ne vale davvero la pena.