Dopo l’acqua alta.
Boom di cancellazioni in seguito alle maree di novembre? Passata la paura, è il momento di aiutare la Serenissima: le botteghe che ripartono, gli hotel a gestione familiare, le associazioni locali
Passata la grande paura delle maree, la Serenissima riparte. Come dare una mano
Dominava i mari, ma il mare può farle molto male. Venezia soffre, sempre più spesso, quando lo scirocco soffia forte e l’acqua sale dalle sue crepe millenarie. La notte più buia è arrivata il 12 novembre scorso: 187 centimetri di medio mare. Peggio, solo nel 1966. Un’altra ferita è stato il calo degli arrivi: 45 per cento di disdette da metà novembre, meno di metà camere occupate tra Natale e Capodanno, secondo l’Associazione veneziana albergatori. Oggi il vero atto d’amore per la città degli innamorati è darle fiducia. Se i segni dell’emergenza si vedono ancora, ci sono anche tante storie di resistenza, idee ed eroi insospettabili dietro le calli da cartolina. E occasioni per aiutare la città anche a San Valentino (nel riquadro a pag. 37 le informazioni per fare donazioni e acquisti solidali).
Per chi arriva in Laguna, il tour della Serenissima trova un’ottima base a Cannaregio, tra calli e fondamenta. Guardando Madonna dell’Orto, nel giardino dietro la facciata di un palazzo del Seicento, il nuovo boutique hotel Heureka offre notti tra stucchi e affreschi. Da qui parte l’esplorazione del più antico ghetto al mondo dove, a ridosso di una fonderia (geto), si concentrarono gli ebrei provenienti dall’Europa orientale, che modificarono il termine in gheto .Il gheto novo ospita ancora cinque sinagoghe. La più antica, la scuola grande tedesca degli aschenaziti, accoglie dal 1954 un museo ebraico (museoebraico.it). Attraversando la città verso San Marco, ecco, nella biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello, casa della collezione d’incunaboli, spartiti e bozzetti del musicologo Fausto Torrefranca, che racconta i giorni drammatici: “È finito tutto sott’acqua. Salvati dai volontari ai piani superiori, i reperti più compromessi sono in un laboratorio
di Bologna, per un lungo restauro”. La zona storica del ghetto, però, ha ripreso i ritmi di sempre. In Fondamenta della Misericordia ci si può di nuovo fermare per uno spritz con cicheti all’Oficina Ormesini o da Sullaluna, libreria e bistrot. Sono ripresi i concerti di musica il lunedì sera nell’osteria del Paradiso Perduto, già sede della remiera del Sestrier di Cannaregio, dove il menu si basa sulla spesa al mercato. Da Cannaregio parte anche lo shopping tra le botteghe storiche. Sabato 8 febbraio le associazioni Veneziadavivere e IgersVenezia organizzano una passeggiata #StandForVenice tra le eccellenze della laguna. Spiega Laura Scarpa di Veneziadavivere: “Oltre a visitare luoghi preziosi della città nascosta, incontreremo artigiani e creativi”. Una dritta? Oltre il ponte, nel Sotoportego di Rialto, di fronte alle bancarelle di cineserie, le volte dipinte celano le botteghe più tipiche. Anche Venice calls, che nei giorni bui ha coordinato il lavoro di centinaia di studenti di tutto il Veneto, organizza incontri e conferenze a febbraio. “Stiamo costruendo una piattaforma di cittadinanza attiva”, racconta il fondatore, Ludovico Dejak. “E a marzo riprende il programma Scova e scoasse, per portare abitanti e turisti a pulire la città”. Masegni e nizioleti è l’associazione che si prende cura delle tipiche indicazioni stradali in veneziano dipinte sugli intonaci. “La pulizia di macchie e graffiti è il nostro modo di curare la città ferita”, racconta Nicola Tognon. Luciano Marson, Karin Freibel e Luca Cerchier hanno scelto invece di recuperare detriti e rifiuti facendone, con il marchio Pieces of Venice, oggetti di design. Oppure si adotta a prezzi simbolici un libro della Libreria Acqua Alta, in calle lunga Santa Maria Formosa, dove gli scaffali sono a forma di gondole e barchette. Ci si trova nel sestiere di San Marco. Qui, Casa Flora è il piccolo hotel-atelier che propone anche i tour di Insidevenice “nella vera Venezia con i veneziani”, puntualizza l’albergatore Gioele Romanelli, mentre l’Hotel Novecento ha bandito la plastica e, usa, mettendoli pure in vendita, i prodotti di Talking hands, creati da richiedenti
asilo. Perfino in piazza San Marco, fragile salotto d’Europa, un calice da Florian è un gesto simbolico. Dopo l’alta marea, il più antico (1720) caffè in città è restato chiuso da sabato 16 a martedì 19 novembre, ricevendo auguri e incoraggiamenti su Facebook da tutto il pianeta. E non c’è niente di più veneziano dell’aperitivo nel vicino Caffè Lavena, amato da Richard Wagner e Gabriele D’Annunzio: ritrovarsi con gli amici qui vuol dire che il peggio è passato.
Isole da salvare
La domenica inizia con un altro atto d’amore: sfidare il vento e uscire in Laguna, tra le isole che da sempre costituiscono una linea di difesa e che a novembre sono state le più colpite. A Torcello, dove si lotta per salvare il vigneto (per finanziare il recupero sono in vendita bottiglie magnum di vino locale presso l’hotel Venissa, venissa.it), c’è anche chi reagisce, come il designer Paolo Andrich, che anima visite guidate per piccoli gruppi nella Casa museo Andrich, tempio della memoria dello zio pittore Lucio. Con una gita in barca finale sul filo della storia idrogeologica veneziana. Alla ricerca di un rapporto nuovo tra la terra e il mare.