I racconti di Galway.
I festival, i pub del quartiere latino, le opere dei giovani artisti. Alla scoperta della Capitale europea della cultura 2020, fra orgoglio gaelico e tradizioni di mare
La Capitale della cultura europea 2020, tra festival, pub e giovani artisti
Chiama le storie, a Galway, non resta deluso. In questo capoluogo di contea da 70 mila abitanti, porto famoso per le ostriche e base per visitare la selvaggia costa ovest dell’Irlanda, tutto rimanda a racconti e leggende. Le insegne in gaelico indicano che ci si trova nella più grande area dell’isola, dove la lingua irlandese è dominante. Gli stemmi del Lynch’s Castle ,il maniero dei Docks sul fiume Corrib, ricordano le famiglie di mercanti che governarono qui per secoli. Persino il popolare Claddagh Ring, anello con due mani che stringono un cuore sormontato da una corona, onnipresente souvenir galwegian, ha significati diversi a seconda di come è indossato. Raccontano storie i musicisti che ogni sera si esibiscono nei pub, eroi di una movida, tradizionale e scatenata insieme, che è ormai mito globale. Galway girl, omaggio dell’americano Steve Earle alle ragazze “dai capelli neri e gli occhi celesti”, è l’inno ufficioso della città, e la hit omonima dedicata dalla popstar Ed Sheeran nel 2017 a “una ragazza che suonava in una band gaelica ma si innamorò di un inglese”, con sonorità irish e il video incentrato su una notte brava tra il porto e i locali, è il più grande spot mai pensato su questi luoghi. Oggi Galway vuole raccontare la fiaba di una comunità dove il 35 per cento degli abitanti ha meno di 25 anni. Una cittadina universitaria, eletta Capitale europea della cultura 2020, che, fino a gennaio 2021, ospiterà oltre 1.900 eventi sui temi della creatività, dell’identità, del cibo e dell’ambiente.
Celtica è la notte
Si parte il primo febbraio, giorno di Imbolc, la fine dell’inverno nel calendario celtico, con una manifestazione itinerante, attraverso la contea, che culminerà in città. L’inizio di ogni stagione (seguiranno Bealtaine, Lughnasa e Samhain) sarà celebrato con un festival del fuoco, secondo antichi usi irlandesi. L’8 febbraio è in
programma la cerimonia ufficiale di apertura; il 17 marzo è la festa nazionale di San Patrizio: per l’occasione, l’artista finlandese Kari Kola, che crea installazioni luminose, ha realizzato un’opera che tingerà di verde le montagne del Connemara, vicina regione dei pascoli e delle scogliere. Sempre nel Connemara, da aprile a ottobre, i due Mirror Pavilion, padiglioni-specchio dell’artista irlandese John Gerrard, rifletteranno rispettivamente il paesaggio urbano del Claddagh quay e quello rurale del Derrigimlagh bog, come metafore del dialogo tra l’uomo, l’ambiente e il territorio.
Numerosi festival hanno contribuito a dare a Galway la nomea di “città degli uguali”, aperta al nuovo e al mondo (altra canzone: The Galway Race, dei Dubliners, dove gente d’ogni credo e partito si mescola alle corse dei cavalli). Ecco il Galway Theatre Festival (1-9 maggio), con spettacoli nelle piazze e nelle strade;
il Galway Early Music Festival, sempre a maggio (22-24), con concerti, corsi, mostre e feste in costume dedicate alla musica medievale e barocca; il Galway International Arts Festival (13-26 luglio), principale kermesse multidisciplinare d’Irlanda, al contempo un raduno rock (sono attesi i Pixies e la rediviva Sinéad O’Connor) e un percorso d’arte contemporanea. Altro mese clou è settembre, con Beyond the end of the road, musical sulla storia della contea, e l’International Oyster Festival, dedicato ai frutti di mare atlantici.
Birra,
alghe e salmone
Tutto l’anno, dunque, la città dell’ovest merita un passaggio, ma i primi mesi del 2020 sono ideali per coglierne la dimensione autentica, prima della bolgia estiva. I giardini di Eyre square introducono nel quartiere latino, cuore della nightlife frizzante di botteghe, artisti di strada, palchi per la danza e la musica tradizionali.
Facile cedere al richiamo di una giga (caratteristico strumento a corde) e trovarsi a gustare agnello stufato e ostriche con un boccale di birra. The quays, per esempio, è un bar storico che, da oltre quattro secoli, propone concerti dal vivo. Musica e cucina irlandese anche da The Kings Head, in una palazzina di tre piani, tutta boiserie. Tra i vicoli ci si imbatte in oasi di quiete, come tra le navate dell’imponente St. Nicholas collegiate church, la più grande chiesa medievale in Irlanda, fondata nel 1320. Girato l’angolo, ecco il trambusto del mercato cittadino in Church lane che, ogni sabato, pullula di artigiani, cibo di strada dal mondo e prodotti locali. Formaggi di campagna, gamberi e salmone sono un invito a sperimentare la cucina contemporanea. È una terra di buongustai, questa: l’Irlanda dell’ovest è stata regione europea della gastronomia nel 2018. A luglio è nato anche il Galway International Food and Craft Festival, con un programma di lezioni di cuochi irlandesi, fornai che utilizzano prodotti senza glutine e pasticcieri tradizionali. E Goodfood, sito culinario della Bbc, l’ha appena eletta meta gourmand del 2020. “Il cibo trasforma luoghi e comunità”, spiega JP McMahon, chef patron di Aniar, uno dei due stellati in città. “La mia cucina si ispira alla brughiera, alla costa. Uso le alghe, che qui hanno una lunga tradizione e che, in abbinamento alle ostriche,
al cervo, o nei dessert, stimolano anche i cuochi contemporanei”. Oltre il Galway City Museum ,il Wolfe Tone bridge, sul fiume Corrib, porta all’antico sobborgo di pescatori di Claddagh e al lungomare. Due chilometri ed ecco il quartiere residenziale di Salthill, da cui lo sguardo scorre fino alle isole Aran. La Wild Atlantic Way, sentiero turistico lungo tutto il sudovest lanciato nel 2014, passa da qui. I Cliffs of Moher, spettacolare precipizio sul blu, distano un’ora e mezzo d’auto. Poi, di nuovo a Galway. In città ci sono tante occasioni per fare festa.