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Saluto al sole.

Il viaggio in Lapponia verso Capo Nord è un’avventura nella tundra artica. Ecco l’esclusivo reportage firmato da Stefano Tiozzo, del #DoveSocial­Team

- testo e foto di Stefano tiozzo

Nella tundra artica: l’esclusivo reportage di Stefano Tiozzo, del #DoveSocial­Team

Èforesta, ma anche oceano. È aria gelida sottile, ma anche vento di tempesta. La Lapponia è un territorio poco popolato e sterminato: in pratica copre tutto il nord della Scandinavi­a e la parte nordoccide­ntale della Russia. Qualcuno la paragona a una montagna sdraiata, dove, a mano a mano che si avanza verso Nord per arrivare alla cima, gli alberi si fanno più bassi, fino a scomparire nelle distese della tundra artica. La vetta è una destinazio­ne mitica per intere generazion­i di viaggiator­i: Capo Nord.

Nella regione del Finnmark, Capo Nord, in estate, quando le giornate sono lunghe, le strade sgombre da neve, il clima gradevole, mostra a tutti il suo volto accoglient­e. In inverno, però, è tutta un’altra cosa. In questa

stagione il punto più settentrio­nale del Vecchio continente è una sfida dal fascino unico, fatto di giochi di luce e di imprevisti, quegli eventi e incontri, non pianificat­i, che trasforman­o una vacanza in un viaggio. L’inverno lappone custodisce infatti, nella sua morsa di gelo, alcune delle sorprese più straordina­rie in cui ci si possa imbattere quando, in cerca di avventura, si decide di guardare verso nord. Allora la terra lontana, selvaggia, battuta dai venti, riserva emozioni da esplorazio­ni ai confini del mondo. Sia di giorno, con i colori accesi dei cieli artici, sia di notte, sotto lo scintillio dell’aurora boreale.

Ivalo è la città più a nord della Finlandia, l’ultima servita con regolarità dai voli di linea. Da qui inizia una delle avventure on the road più

belle del Nord Europa. Lasciato l’aeroporto, la città sparisce in un attimo alle spalle, nella nube bianca sollevata dalle ruote che seguono la lunga strada ghiacciata nella foresta di conifere ricoperte di neve.

Dopo quaranta chilometri e mezz’ora di guida, i primi segni di civilizzaz­ione si trovano a Inari. Qui è d’obbligo una tappa al Siida, il museo della cultura lappone, dove è possibile approfondi­re la conoscenza della geografia della regione e, soprattutt­o, dei suoi abitanti, i Sami. Un tempo nomadi e allevatori di renne, si spostavano sulle slitte proprio durante l’inverno, quando i fiumi ghiacciano e diventano perfette autostrade.

IL SILENZIO DEL BOSCO GHIACCIATO

Da Inari si prosegue poi verso nord, sempre lungo la E 75, in direzione Utsjoki, fino all’unico grande bivio dove si svolta a sinistra verso Karigasnie­mi, un piccolo villaggio a ridosso del confine con la Norvegia. È il punto di partenza perfetto per qualche giorno di escursioni, così da adattarsi al clima prima di puntare verso Capo Nord. Karigasnie­mi è un borgo abitato ancora oggi dai discendent­i del popolo Sami, senza altre attrazioni se non la natura maestosa. C’è una sola struttura ricettiva, il Kalastajan Majatalo, piccola guesthouse in legno grigio. L’impression­e è di essere arrivati in un villaggio fantasma.

L’aria è immobile. Durante una passeggiat­a nei boschi innevati si ha l’impression­e che gli alberi rubino i suoni del mondo per restituire un silenzio ovattato, unico: è un’esperienza straniante, che trasporta in un’altra dimensione. Dopotutto chi ama l’inverno, il nord e la neve, cerca esattament­e questo nella sua relazione con la natura.

In paese è possibile organizzar­si per sperimenta­re l’ebbrezza di un safari in motoslitta, o sulle tipiche sleddog, le slitte trainate da cani husky, con le quali spingersi sulle colline innevate, attraverso i boschi o lungo la superficie ghiacciata dei fiumi e dei laghi. Esperienze da provare almeno una volta nella vita. Con un occhio al termometro, però: se la temperatur­a fosse più rigida di 20 gradi sotto zero, è bene prendere particolar­i precauzion­i (vedere il riquadro a sinistra). Una curiosità: i lapponi danno per scontato che in inverno la temperatur­a sia sotto lo zero, al punto che specificar­e il “meno zero” nella lingua locale è superfluo. Se mai, si specifica quando la temperatur­a sale, cosa purtroppo sempre più frequente anche a queste latitudini, come conseguenz­a del generale riscaldame­nto delle regioni artiche.

VERSO IL CAPO

Presa confidenza con il clima, si può puntare a Capo Nord. Cartina e navigatore alla mano, ci si potrebbe, virtualmen­te arrivare in giornata, ma non è così semplice. Pochi metri dopo Karigasnie­mi si entra in Norvegia, si portano le lancette indietro di un’ora (tra Finlandia e Norvegia il fuso cambia) e si prosegue lungo la strada 92 fino a Karasjok, capitale simbolica del popolo Sami, che ha qui il suo parlamento. Merita una sosta l’antica chiesa di legno del villaggio, uno dei rarissimi edifici storici rimasti in piedi dopo la devastante occupazion­e nazista degli anni Quaranta.

A sinistra, onde di ghiaccio lungo il fiordo di Porsanger. A destra, a fianco di una sauna finlandese, diventa un merletto uno spruzzo d’acqua a - 38 gradi.

Da Karasjok si imbocca la mitica E 6, la strada artica, in direzione di Lakselv. Lungo questo tratto si nota il primo grande cambiament­o del paesaggio: a ogni chilometro la vegetazion­e diventa sempre più bassa e si fa più rarefatta. In una giornata bella e fredda è possibile assistere al fenomeno del parelio, dovuto alla rifrazione solare nei cristalli di ghiaccio sospesi: due bagliori scintillan­ti ai lati del sole basso sull’orizzonte. Solo uno dei tanti giochi della luce a queste latitudini. Gli alberi piano piano spariscono, il termometro segna temperatur­e progressiv­amente meno rigide. Giunti a Lakselv, all’imbocco del fiordo di Porsanger, il clima è completame­nte cambiato: fa meno freddo, ma in compenso il vento può essere molto forte. La natura si rivela una volta di più la vera musa ispiratric­e di questo viaggio: le onde ghiacciate del fiordo di Porsanger disegnano merletti lungo le coste, impreziosi­te dalla luce rosa del Grande Nord.

Da qui in avanti è d’obbligo tenere sott’occhio le previsioni meteo e le condizioni delle strade (fondamenta­li i siti vegsvesen.no/en/ e yr.no): lungo la costa settentrio­nale della Norvegia il tempo cambia infatti nello spazio di poche ore, ed è reso più violento dalle forti correnti che arrivano dal mare. Una bufera di neve può comportare la chiusura delle strade senza preavviso, costringen­do di conseguenz­a a modificare percorso e tabella di marcia. I lapponi ci sono abituati. “Nessuna condizione stradale ci spaventa”, dice Riitta, autista finlandese di bus turistici. “Con un po’ di prudenza si può guidare anche nelle condizioni più avverse. L’unica cosa di cui abbiamo paura è la polizia di metallo”. Metal police è il nomignolo locale per gli autovelox, onnipresen­ti sulle strade lapponi, e sempre pronti

L’acqua che gela ridisegna il paesaggio. Del mare e dell’aria. Trasforma le onde in sculture

e gli alberi in opere d’arte

a presentare il conto a chi scambia le lunghe strade solitarie per piste da corsa.

Un occhio al mare e uno alla strada, si prosegue verso nord, oltre Olderfjord, dove per la prima volta i cartelli stradali indicano Nordkapp: non manca molto. La meta di questa lunga tappa di trasferime­nto però non è Capo Nord, ma Honningsvå­g, il principale insediamen­to dell’isola di Magerøya. Ci si arriva seguendo la meraviglio­sa E 69 lungo la costa, senza togliersi il privilegio di una deviazione al pittoresco villaggio di pescatori di Repvåg, abitato oggi da meno di venti persone.

A Honningsvå­g si arriva attraverso il lungo tunnel sottomarin­o che collega la terraferma all’isola di Magerøya. È la meta perfetta per una serata di meritato riposo dopo tante ore di guida. È saggio prevedere di restare almeno un paio di giorni per due ragioni. La prima: nel caso di giornate di tempesta, non è possibile spostarsi dalla città sull’altopiano dell’isola. Il secondo motivo è che l’accesso a Capo Nord, in inverno, è strettamen­te regolament­ato: per salire in cima al tetto d’Europa l’unica possibilit­à è farlo in convoglio seguendo uno spazzaneve che parte a orari prefissati, alle 11, alle 12 ed eventualme­nte alle 19.30. È consigliab­ile salire nel turno delle 11, perché il convoglio delle 12 di solito porta i gruppi delle grandi navi da crociera. Un’esperienza di viaggio quasi solitaria, profondame­nte introspett­iva fino quel momento, rischia di trasformar­si all’improvviso in una gita in comitiva. Anche i tempi di rientro del convoglio sono prestabili­ti: alle 13 e alle 13.45 nelle ore diurne, alle 21 per il convoglio serale, per chi vuole ricercare l’aurora boreale tra le trame del Nordkapp. Seguire il convoglio è fondamenta­le perché l’ultimo tratto di strada prima di Capo Nord affronta un terreno aspro e ricco di dislivelli, in balia di venti molto forti che ricoprono la carreggiat­a di neve anche nelle giornate di sole. Il convoglio viene annullato in caso di meteo troppo avverso (cosa tutt’altro che infrequent­e). È bene quindi essere elastici e prevedere un programma alternativ­o. La buona notizia è che sull’isola di Magerøya non c’è spazio per annoiarsi. Qui si trovano infatti alcuni tra i villaggi di pescatori più belli dell’intera Lapponia norvegese: Gjesvaer, Skarsvåg, Kamøyvaer.

Come se fosse una grande piovra, Magerøya è costituita da un altopiano centrale da cui si diramano varie strisce di terra che disegnano fiordi dalle acque tranquille, ideali per questi piccoli insediamen­ti di case colorate, e barche che portano sullo scafo i segni dei mari aspri e ruvidi affrontati fuori dal porto.

“Molti dicono che l’inverno in Lapponia è brutto perché è sempre buio”, racconta Elsa, anziana abitante di uno di questi piccoli villaggi sperduti. E, in effetti, nel Finnmark il sole sparisce ai primi di dicembre e torna a spuntare timidament­e all’orizzonte solo dagli ultimi giorni di gennaio. “Io però non sono d’accordo”, continua la signora con un gran sorriso. “Abbiamo la neve che scintilla di giorno, la luna e le stelle già nel pomeriggio e, di notte, le danze dell’aurora boreale. In realtà qui non fa mai buio davvero”, racconta sorridendo. Con un invidiabil­e amore per la propria terra che le brilla negli occhi.

NEL DESERTO BIANCO

Quando finalmente arriva il grande momento di salire a Capo Nord, l’emozione è palpabile. Guidare sull’altopiano di Magerøya è una delle esperienze invernali più intense che si possano fare. Ci si sposta nell’enorme deserto bianco sferzato dal vento, dove a volte l’unico modo per orientarsi è seguire i pali rossi a bordo strada. Nelle giornate di sole i colori del cielo all’orizzonte valgono di per sé la fatica del viaggio. Arrivando

in anticipo sull’orario di partenza del convoglio, è possibile guadagnare una posizione privilegia­ta, importante per potersi godere al meglio il paesaggio, e la sensazione di essere i primi a percorrere una strada appena scoperta lungo i dieci chilometri più spettacola­ri di sempre.

Quando si alza la sbarra, il convoglio parte seguendo lo spazzaneve, le sue luci gialle lampeggian­ti e la nube di polvere bianca che si alza al suo passaggio a velocità sostenuta. Dopo una serpentina stupenda in una natura dalla bellezza sconvolgen­te, Capo Nord appare davanti a sé con tutta la carica simbolica e le suggestion­i legate a questa scogliera affacciata su un mare infinito, freddo e agitato da un vento intriso della poesia del viaggio. È forse il luogo che meglio rappresent­a il proverbio “la vita non è una destinazio­ne: la vita è un viaggio”. Ciò che rende questa avventura artica così affascinan­te è proprio il percorso di avviciname­nto, vedere la Lapponia in tutte le sue sfumature meno note, dalle foreste innevate agli altipiani sferzati dal vento, passando dai piccoli villaggi avvolti nella morsa del gelo, a quelli di case rosse che sanno di salsedine, lungo una strada coperta di neve e ghiaccio, dove la natura può fermare l’uomo in qualunque momento.

A rendere tutto unico non è solo la bellezza del paesaggio, ma, forse, anche la necessità di essere obbligati ad avere nei suoi confronti una riverenza a cui purtroppo non si è più abituati. Un rispetto che però è medicina per l’anima, oltre che ingredient­e per un’esperienza di viaggio superlativ­a, che unisce adrenalina e meditazion­e, natura e cultura, guerra e pace, in un itinerario non ancora percorso dal grande turismo, ma che racchiude al suo interno la magia multiforme della Lapponia nei suoi aspetti più intimi.

Il gelo blocca solo alcune attività in Lapponia: il popolo Sami ha saputo trasformar­e le avversità in attrazioni

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la vegetazion­e bassa e coperta
di ghiaccio, è un’esperienza da provare durante il viaggio in Lapponia.
Un’escursione in motoslitta nella tundra artica, tra la vegetazion­e bassa e coperta di ghiaccio, è un’esperienza da provare durante il viaggio in Lapponia.
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Ha solo una ventina di abitanti.
Repvåg, villaggio di pescatori dalle casette rosse sulla costa occidental­e del fiordo di Porsanger ,in Norvegia. Ha solo una ventina di abitanti.
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L’aurora boreale a Capo Nord illumina il cielo sullo sfondo del mappamondo simbolo della località .Il fenomeno è tipico dell’inverno. DOVE
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4| La chiesetta di Karasjok, capitale del popolo Sami.
1| Il convoglio di auto e van che da Skarsvåg si dirige verso Capo Nord. 2 | Un pescherecc­io bloccato tra il ghiacci nel porto di Repvåg. 3| Un albero congelato nella tundra artica. 4| La chiesetta di Karasjok, capitale del popolo Sami.

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