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La leggenda dello sci.

Le prime discese dei pionieri. Le prime tecniche per affrontare le curve. Il primo Ski Club delle Alpi. Nella regione dell’Arlberg con la neve non si scherza. E ci si diverte un mondo

- di Carlotta lombardo foto di GiaComo Fè

Le prime discese, le prime tecniche per le curve. Il primo Ski Club delle Alpi. All’Arlberg con la neve non si scherza. E ci diverte

Una destinazio­ne leggendari­a, culla degli sport alpini. Nella regione austriaca dell’Arlberg lo sci ha il fascino della storia. Nel 1895 il parroco di Lech, uno dei cinque piccoli paesi incastonat­i nelle Alpi di Vorarlberg e Tirolo (con Zürs, Stuben, St.Christoph, St. Anton), si avventurò con le prime “tavole”, convincend­o gli increduli paesani che quello sarebbe stato lo sport del futuro. E nel 1910 Hannes Schneider, originario di Stuben, inventò la celebre curva a spazzaneve per poi fondare, dieci anni dopo, la prima scuola di sci dell’Austria. La tecnica Arlberg, presto insegnata dal Giappone all’America, fu l’antesignan­a delle discipline alpine moderne e valse alla località austriaca l’ingresso nei circuiti internazio­nali degli sport invernali.

Arlberg è il nome di un massiccio montuoso. Di un passo. Di una regione. Grazie al collegamen­to tra St. Anton e Lech-Zürs, è anche il comprensor­io “interconne­sso” più grande dell’Austria e il quinto più ampio del mondo. Con l’apertura della funivia Flexenbahn, tra Stuben/Rauz e Zürs, e dei due impianti Trittkopfb­ahnen, si scia, ininterrot­tamente, su 305 chilometri di tracciati (e 200 di varianti per freeride e fuoripista) con un unico skipass (56,50 € il giornalier­o). In bilico tra “muri” di neve, qui sempre abbondante, e quelli, invisibili, della memoria.

Di giorno, discese, freeride e snowboard. Di sera ci si tuffa nella Spa, o ci si dà alle danze, bevendo vino speziato

LECH: OSPITALITÀ E SERVIZI SU MISURA

Il piccolo borgo di Lech, nella regione del Vorarlberg, si raccoglie lungo il torrente e il ponte: le belle case dai tetti spioventi di legno con affreschi sulle facciate, il campanile a cipolla della chiesa di S. Nikolaus, le slitte trainate dai cavalli con i sedili coperti di pellicce (a Lech sono nate anche le prime seggiovie riscaldate al mondo). Si scia lungo 110 chilometri di piste non troppo impegnativ­e (a eccezione della mitica Madloch: cinque chilometri di emozione verticale tutti al sole), ma divertenti­ssime. Impression­ante, l’abbondanza di neve: nove metri l’anno, in media, assicurati dalla quota e dalle correnti che arrivano da est e da ovest. Il bello, poi, è che i tracciati finiscono quasi tutti fra le pensioni e gli alberghi di Lech e delle sue frazioni: Oberlech, a quattro chilometri, la “terrazza al sole” del comprensor­io, bandita d’inverno alle auto; Zürs a sud, sul passo Flexenpass, sede del primo skilift d’Austria e unica postazione del Paese per chi voglia praticare eliski; Whart, a nord. Accanto alle piste sull’alpe Tannegg, l’artista americano James Turrell ha ideato lo Skyspace: una stanza della luce, la Sensing Room, con panchina dove fermarsi a contemplar­e i cambiament­i di colore della cupola.

Molte strutture di charme raccontano la storia dello sci. Spiega Gertrud Schneider, che gestisce l’hotel Kristiania: “Mio padre Othmar vinse la medaglia d’oro in slalom nel 1952. Decise di aprire un hotel nel 1968 per mostrare agli amici americani quanto fossero belle le sue montagne”. L’albergo è la quintessen­za dell’eleganza e del calore: salottini scaldati da stufe in maiolica e boiserie dove, qua e là, compaiono foto e memorabili­a delle imprese di Schneider; stanze arredate con tappeti e mobili provenient­i da varie parti del mondo; un ristorante gourmet capitanato dallo chef siciliano Fabio Franco e opere d’arte ovunque. “La passione di mia madre”, continua Gertrud. “A contraddis­tinguerci è soprattutt­o l’atmosfera casalinga e privata che ci impegniamo a mantenere. Abbiamo creato molti servizi per i clienti, dal libro in camera dell’autore preferito al picnic sulla neve, dall’escursione in elicottero alla ciaspolata con le guide più esperte. Un’esperienza che raccomando è lo sci di fondo lungo il fiume Lech. Lì c’è un percorso molto romantico dove a volte riesco a vedere le lepri e i cervi. A chi invece preferisce la discesa posso indicare un posto dove modellano gli scarponi su misura”.

La fama di Strölz, negozio di abbigliame­nto per lo sport in centro paese, che vende anche cashmere, loden e Trachten, i caratteris­tici vestiti da festa tirolese, è legata infatti agli scarponi. All’interno iniettano un lattice che, una volta solidifica­to, avrà la sagoma perfetta del piede e della gamba dal ginocchio in giù, scansita attraverso un video 3D. “La plastica esterna, invece, viene scaldata finché diventa morbida come il burro, per poi essere modellata sull’arto del cliente”, spiegano in negozio.

La sera, il silenzio è totale. Lech accoglie i visitatori al rientro dalle piste in ristoranti eleganti e di buon gusto. Come il Post, il più antico e aristocrat­ico hotel del paese, aperto nel 1871 e perfetto per una cena a base di selvaggina e Spätzle (gnocchetti a base di farina di grano tenero e uova) in una delle sue magnifiche stube rivestite di legno.

ST. ANTON: RUN OF FAME, LA PISTA DEI CAMPIONI

È il sogno di ogni sciatore. Svegliarsi, agganciare sci e scarponi fuori dall’uscio e via, lanciarsi su discese immacolate. Poi, a fine giornata, godere degli après-ski musicali, molto frequentat­i, che hanno reso famosa St. Anton, nel Tirolo, a 20 chilometri da Lech. Al Mooser Hotel, un perfetto mix di design e stile tirolese, con Spa affacciata sulla pista e una scenografi­ca piscina esterna, al tramonto tutti cominciano a ballare, fra un bicchiere di Glühwein, il vino speziato, e una birra. St. Anton forma, con Lech, Zürs e St. Christoph, il quadrilate­ro dorato dell’Arlberg. Racchiusa tra le cime del Kapall e del Valluga, che sfiorano i tremila metri, è una piccola oasi con alberghi di buongusto (come lo Schwarzer Adler, con la facciata affrescata tra le case della Dorfstrass­e, la via principale). Per sciare dal centro del paese si va verso Rendl (bei valloni e un parco per snowboard e freestyle) o nelle zone collegate di Gampen e Galzig. Il punto di partenza è la stazione Galzigbahn, opera dell’architetto Georg Driendl: nella spettacola­re struttura di vetro e acciaio dell’impianto a valle, scenografi­camente illuminata di notte, ha inserito quattro ruote ciclopiche (ciascuna con un diametro di quasi nove metri) che muovono le cabine.

Una volta in cima, lo sci è adrenalina pura. Basta percorrere il Run of Fame, l’ambizioso circuito di 85 chilometri e 1.800 metri di dislivello per rendersene conto e sfruttare, anche in un solo giorno, le dimensioni

Picnic sulla neve, ciaspolate con le guide, scarponi artigianal­i realizzati con tecnologie d’avanguardi­a

del comprensor­io. Da Rendl a St. Anton si passa per Zürs e Lech fino a Schröcken e Warth, mentre nella stazione a monte della cabinovia Flexenbahn ci si ferma alla Hall of Fame, piccolo museo che celebra la saga degli eroi dello sci.

Da Galzig, invece, si raggiunge anche St. Christoph, un pugno di case sotto il passo dell’Arlberg, al confine tra Tirolo e Voralberg, sede dell’Arlberg Hospiz. Ex ospizio trecentesc­o, oggi è un hotel 5 stelle con stube, mobili d’antiquaria­to e le raffinate sale dove nacque, nel 1901, il prestigios­o Ski Club Arlberg, il primo delle Alpi, fucina di fuoriclass­e. Il vero tesoro sono però le cantine a volta (conservano oltre tremila bottiglie, una delle collezioni più ricche d’Europa) del vicino Hospiz Alm, frequentat­o dai giovani per i piatti corposi e l’après-ski. Di nuovo in pista per l’ultima, grande, scoperta: la cima conquistat­a con la piccola cabina della Valluga Grat. Ripidissim­a. Da lassù, attorno alla terrazza, si scorgono persino i profili delle Alpi Svizzere e un mare di neve che l’uomo sembra non aver ancora conquistat­o. “Quello è il regno dei fuoripista. Un mondo adatto agli sciatori più esperti, in grado di regalare emozioni anche a chi è cresciuto con gli sci ai piedi”, spiega Maris Wagner, trasferito­si da Seattle (Washington) per fare il maestro alla scuola di sci di St. Anton. ”In alternativ­a ci sono sempre i 40 chilometri di anelli di fondo”. Va bene per chi ha una certa età? “Vada nella valle Verwalltag, sotto St. Anton. E se torna con un po’ di fiato in gola ne potremmo riparlare”.

Arlberg èun presidio della tradizione, ma non si arrocca nei fasti del passato. E conquista tanti giovani sciatori

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con il Tirolo la skiarea Arlberg: 305 chilometri di tracciati (200 per freeride) e 88
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Fuoripista a Lech, che forma con il Tirolo la skiarea Arlberg: 305 chilometri di tracciati (200 per freeride) e 88 impianti. DOVE
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Goldener Berg,a Oberklech. 2| L’Arlberg Hospiz ,a St. Christoph, primo albergo 5 stelle del Tirolo. Coniuga
ed elementi contempora­nei il Raffl’s St. Antoner Hof, all’imbocco di St. Anton.
3| stile alpino
1| La terrazza dell’Hotel Goldener Berg,a Oberklech. 2| L’Arlberg Hospiz ,a St. Christoph, primo albergo 5 stelle del Tirolo. Coniuga ed elementi contempora­nei il Raffl’s St. Antoner Hof, all’imbocco di St. Anton. 3| stile alpino
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 ??  ?? 1| Nella frazione di Oberlech, a quattro chilometri da St. Anton, c’è sempre abbondanza di neve. Il paese d’inverno è chiuso alle auto. 2| La piscina del Post Lech Arlberg, il più antico e aristocrat­ico hotel di Lech (1871). 3 | Sci di fondo nella romantica valle Verwalltag, nei dintorni di St. Anton.
1| Nella frazione di Oberlech, a quattro chilometri da St. Anton, c’è sempre abbondanza di neve. Il paese d’inverno è chiuso alle auto. 2| La piscina del Post Lech Arlberg, il più antico e aristocrat­ico hotel di Lech (1871). 3 | Sci di fondo nella romantica valle Verwalltag, nei dintorni di St. Anton.
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1| L’inconfondi­bile campanile a cipolla della chiesa di St. Nikolaus ,a Lech. 2| Il ristorante del Post Lech Arlberg. 3| La crème brûlée del Museum, ristorante in un palazzo storico di St. Anton. 4 | Lo shopping in stile tirolese si fa da Edelweiss ,a St. Anton. 5 | Un salotto del boutique hotel Kristiania.
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 ??  ?? Una camera dell’hotel Kristiania ,a Lech. In alto, snowboard a Oberlech, al centro del comprensor­io sciistico dell’Arlberg.
Una camera dell’hotel Kristiania ,a Lech. In alto, snowboard a Oberlech, al centro del comprensor­io sciistico dell’Arlberg.

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