SOSTE DI PIACERE
Erano i non-luoghi della fretta e delle code. Ora sono piazze gourmand dove rilassarsi tra menu stellati e birre artigianali. Ecco gli scali del gusto. Dove il volo può attendere
L’agenzia di comunicazione digitale Wunderman Thompson lo mette anche nel suo The Future 100, la lista delle tendenze dei consumi nel 2020. È l’aeroporto di nuova generazione, ridisegnato da archistar, pensato come luogo per incontrare la cultura del Paese dove si sbarca, o dove passare del tempo anche se non si è in partenza. L’Haneda innovation city, per esempio, entro il 2022 renderà il secondo scalo di Tokyo un complesso culturale con musei, concerti, locali, perfino spazi coworking e per startup: più città che aeroporto. Saranno, in alcuni casi sono già, posti dove rilassarsi tra opere d’arte, location per eventi, centri benessere. E ristoranti. Sono proprio gli chef stellati, i negozi gourmand o i birririci artigianali che stanno aprendo nei maggiori scali del mondo, a rendere quello che fu un non-luogo per eccellenza (Marc Augé docet) una piazza per nuove esperienze, relazioni, sorprese. Dove il volo in ritardo non è più una tragedia, ma un’occasione.
SEGRETI DA CHECK-IN
Basta una dritta, a volte. Sapere, pe esempio, che negli aeroporti di Austin Bergstrom e Dallas Fort Worth, tra un fast food e un’edicola, si può nascondere una meraviglia come il Salt lick bbq, ristorante texano il cui barbecue è leggenda: tra salsicce, brisket (punta di petto bovino) e costine di maiale e bisonte. Individuare, tra le tante catene di fast food, il marchio di The Kitchen by Wolfgang Puck, presente in 22 aeroporti internazionali del mondo con rassicuranti comfort menu di alette di pollo speziate, waffle con frutta, zuppe, panini e insalate che coniugano prezzi mediobassi (si
mangia, tanto, con 15 euro) e una sorprendente qualità (wolfgangpuck.com). O, ancora, scoprire che nell’aeroporto di Zurigo, il ristorante Runway 34 non si trova all’interno dell’area passeggeri, ma proprio di fianco alla pista con lo stesso numero, in un hangar di vetro, tanto che all’ingresso si deve fare un check-in e si riceve una carta d’imbarco. Serviti da camerieri-assistenti di volo, all’ombra di un vero aereo, si sceglie tra menu internazionali che cambiamo ogni giorno, dal cuscus cous alle insalate russe. E si apprezza il fascino di un momento conviviale in un ambiente cosmopolita, dove a terra ci si sente cittadini del mondo guardando gli aerei in decollo (aircraft spotting, chiamano gli americani questa passione) e ascoltando gli annunci delle partenze.
Anche gli scali minori rivelano piccole perle. A Stocccarda, hub di molte compagnie low cost, il ristorante Top Air mantiene una stella Michelin, unico caso al mondo per una tavola d’aeroporto, da quasi trent’anni. E in Italia, lo chef Max Poggi ha creato una sua personale versione delle tagliatelle alla bolognese con ragù contadino appositamente per la Trattoria Vecchia Bologna, accanto al gate 12 del Guglielmo Marconi, lo scalo cittadino. Il ristorante più segreto di tutti è però al Newark Liberty International Airport, tra i più utilizzati da chi vola a New York, Best for foodies in America nel 2019 secondo le guide Fodor’s. Nel suo Terminal C, da poco ristrutturato con una spesa di 120 milioni di dollari, si nasconde dal 2017 il Classified. Qui entrano solo i titolari del Frequent flyer program di United Airlines, che, previa prenotazione, ricevono l’invito con l’ubicazione del locale. Garantisce menu americani di livello, una location di design contemporaneo e il brivido di sentirsi in club per pochi eletti.
NUOVE SOLUZIONI: DA AMSTERDAM A COPENAGHEN
Succede anche che i ristoranti da scalo siano laboratori di nuove abitudini alimentari. All’aeroporto Schiphol di Amsterdam, tra i primi cinque in Europa per traffico, le insegne interessanti sono molte, ma è impossibile non notare il Bubbles Seafood & Wine bar, grazie al suo acquario e alla gigantesca parete di bottiglie in esposizione: qui si può sorseggiare un calice di champagne accompagnato da un piatto di ostriche, una tartara di salmone o altre squisitezze di mare. Non ha senso parlare di cena o pranzo: con la sua cinquantina di etichette in carta, questo è il luogo perfetto per approfittare del momentaneo sovvertimento di regole degli aeroporti, l’unico luogo dove, causa sfasamento orario, capita di far colazione con un pasto completo e una birra. Si può replicare all’aeroporto di Copenaghen - 30,3
milioni di passeggeri nel 2019 -, che con Le Sommelier bar & bistro offre una notevole carta dei vini e un menu per veri carnivori, dove merita concedersi una bistecca con foie gras arrosto e un bicchiere di rosso robusto. Senza preoccuparsi se sia o meno il giusto momento della giornata. Al Gastro Hub dello chef Paco Roncero al Madrid-Barajas International Airport si può comprimere un’esperienza d’alta cucina nello spazio di uno spuntino: volendo, ci si può sedere con calma, ma per sentirsi in paradiso bastano anche dieci minuti, un aperitivo e un paio di tapas.
LONDRA: PRESTO E BENE
In un luogo per definizione di transito, non sempre si ha il tempo di concedersi una pausa pasto in tutta tranquillità. Così sono nate nuove formule di ristorazione che, lontano dalle torri di controllo, sarebbero improponibili. Gordon Ramsay, fumantino chef di Hell’s Kitchen, reality della rete americana Fox, ha avuto per primo l’idea dei menu a tempo per il suo Plane Food di Heathrow, scalo internazionale londinese: 25 minuti per due piatti, 35 per tre. Da allora il concept ha trionfato, come l’idea dei cestini da picnic da portare in aereo: meno di 30 euro per un menu di insalata di barbabietola con feta e semi di zucca, petto di pollo con funghi e pesto al basilico, torta cioccolato e lamponi. Il Seafood bar del marchio Caviar house & Prunier - dinastia del caviale francese presente, oltre che a Londra, anche in vari altri scali internazionali -, è invece perfetto per uno spuntino e un aperitivo di pesce affumicato, tartare, insalate di mare. “Abbiamo formule per ogni tipo di viaggiatore”, spiega Fraser Brown, retail director di Heathrow. “Dal gruppo di amici a cena al businessman di corsa. In molti ristoranti esiste addirittura il menu 15 minuti. Ovunque ci sono monitor per seguire gli aggiornamenti sui voli. Sul sito heathrow.com si può prenotare un tavolo, vedere il percorso per arrivarci, ordinare i piatti prima ancora di passare la security. E per chi ha più
Orari alternativi, location show, menu a tempo o d’asporto: qui il ristorante si reinventa
fretta con il servizio pre-order, in collaborazione con la società Grab, si ordina a casa e si ritira nel locale prescelto in aeroporto (e presto direttamente al gate) ogni tipo di menu: dal pasto vegano alla colazione inglese”.
ROMA: PAUSE D’AUTORE
Sono i grandi chef a guidare in Italia il rinnovamento degli scali aeroportuali, con format curiosi e divertenti destinati a cambiare il settore. A Roma Fiumicino, Attimi di Heinz Beck riesce a far stare alcune delle grandi idee dello chef tre stelle Michelin (per la Pergola di Roma) in menu serviti in 30, 45 o 60 minuti che partono da 70 euro (quello da mezz’ora) con i vini in abbinamento. Far le proposte, i crostini burro e alici con maionese al lime, la Rocher di vitello e maionese al sedano o il Tacos di ricciola con pesca, lime e peperoncino. Il suo tiramisù, da un’indagine di Aeroporti di Roma, è il secondo miglior piatto dello scalo secondo i viaggiatori, dopo la pizza verace napoletana di Farinella. Tra i locali con cantina a Fiumicino spiccano il Ferrari Spazio Bollicine (presente anche a Malpensa e Linate, ferrari-spazio-bollicine-restaurant.business.site) - piatti leggeri e taglieri ad accompagnare i calici di Trento doc della famosa azienda vinicola - e il Mastercard bistrot, con servizio al tavolo, belle ricette laziali e un mercatino di prodotti doc. “La proposta enogastronomica in aeroporto è in gran fermento”, riconosce Giorgio Moroni, direttore commerciale di Aeroporti di Roma. “Ma noi siamo pronti: nel 2018, Skytrax, società britannica indipen
dente che recensisce con sondaggi internazionali scali e compagnie aeree, ha eletto Fiumicino World’s most improved airport, e nel 2019 lo ha inserito al secondo posto in Europa e ottavo al mondo nella categoria World’s best airport dining”.
MILANO: DAL RISTORANTE AL BAR
Michelangelo, a Milano Linate, è considerato il primo vero ristorante italiano in un aeroporto, tant’è che è aperto anche ai non-passeggeri (che però devono seguire una procedura particolare per l’accesso). Gestito dallo chef Michelangelo Citino al piano delle partenze, offre una straordinaria vista sulle piste. Dopo l’ultima ristrutturazione la sala è un museo del miglior design internazionale, e una bella libreria separa il ristorante gourmand dal bistrot per pasti più semplici e veloci.
Altri chef puntano su concept più semplici, ma non meno divertenti. Tra le proposte culinarie di Malpensa, per esempio, si segnala per originalità il Davide Oldani Cafè, con una bella scelta di vini e liquori e, soprattutto, gli strepitosi panini con salumi scelti firmati da uno dei più ap
Il comfort food delle catene locali di qualità o un assaggio di cucina stellata: la scelta è del viaggiatore
prezzati chef italiani, da addentare magari dopo la visita alla Stream machine Milano, spettacolare installazione multimediale fino al 31 marzo nello scalo lombardo. A Orio al Serio, aeroporto bergamasco, la pausa che nobilita un viaggio è all’elegante bistrot Vicook, dove i fratelli Cerea - tre stelle per il Da Vittorio di Brusaporto (Bg) - spaziano dai piatti tipici italiani all’hamburger. E per le bollicine c’è il Franciacorta Airport Winegate 11 (su Facebook, winegate11), banco di assaggio con tutte le tipologie di Franciacorta, più qualche piatto per accompagnare i brindisi.
SAPORI FORTI: DA TOKYO A SINGAPORE
La nuova sezione Jewel, aperta ad aprile - con una cascata di 40 metri, un giardino pensile a più piani e 280 tra negozi e locali - fa oggi del Changi di
Il rilancio dei grandi scali come luoghi di incontro e cultura è una delle tendenze del 2020
Singapore, uno dei massimi esempi di aeroporto-luna park, oltre che un hub per tutta l’Asia e l’Oceania. Anthony Bourdain, chef viaggiatore e star tv, scomparso nel 2018, definiva i suoi 85 ristoranti i migliori al mondo per scelta e qualità. Volendo provarne uno, la scelta ricada sulla raffinata cucina cinese del Treasures Yi Dian Xin, succursale dell’Imperial Treasure, storico indirizzo della metropoli asiatica. Piatto simbolo: il bun (panino) fritto a forma di porcospino con crema di fagioli rossi. Un altro degli scali preferiti di Bourdain era Tokyo, per tornare a mangiare il sushi della catena Kyotatsu, nello stile informale tipico della capitale. Ecco, dal 2018 i loro nigiri, sashimi e horomaki si trovano anche nell’ala nord dell’aeroporto di Narita, dove la prossima estate, per le Olimpiadi, passeranno milioni di persone. Molte, c’è da scommettere, si fermeranno qui.