Dove

Sognando La Gomera.

- di Giuliana Gandini foto di Chiara Salvadori

Selvaggia, essenziale, senza tempo. Alla scoperta della piccola isola dell’Atlantico, al largo dell’Africa

Era il linguaggio dei pastori che attraversa­va vallate, sfiorava cime, si insinuava nei barrancos, i canyon profondi. Oggi il silbo gomero, il fischio melodioso che mima il verso degli uccelli, con cui si possono comunicare, a chilometri di distanza, anche quattromil­a parole, è patrimonio immaterial­e dell’umanità e viene insegnato a scuola. Il silbo è il simbolo di La Gomera, territorio primitivo dell’arcipelago iberico delle Canarie, al largo della costa nordoccide­ntale dell’Africa, a cui è stato dedicato anche il film La Gomera - L’isola dei fischi, applaudito l’anno scorso al festival di Cannes. In questo scampolo di vulcano, sperduto nell’Atlantico, fece tappa Cristoforo Colombo, il 12 agosto 1492, prima del grande balzo verso l’America, facendo provvista dell’acqua con cui avrebbe battezzato il Nuovo Mondo. Negli anni Settanta la nave postale impiegava otto ore per coprire il tragitto da Tenerife (oggi il traghetto impiega 50 minuti). E la prima strada, dal capoluogo San Sebastián a Valle Gran Rey, era poco più di una mulattiera.

Un luogo oltre il tempo e lo spazio, Riserva della biosfera Unesco, dove le temperatur­e, grazie agli alisei, oscillano tra i 16 e i 27 gradi; un rifugio perfetto per gli hippie che arrivavano a metà degli anni Sessanta, in piena dittatura franchista, dalla California, da Londra, da Parigi, dall’Italia. In fuga dalla leva in Vietnam, da vite predestina­te al successo. Karl Neumann, pubblicita­rio di Amburgo che ritorna sull’isola ogni anno, era uno di questi, e racconta: “Mi ricordo i concerti di tamburi come co

Selvaggia, essenziale, senza tempo. Ci siamo avventurat­i nella piccola isola dell’Atlantico, al largo dell’Africa. Foreste primitive, paesaggi lunari, storie di uomini e donne conquistat­i dalla malìa del silbo gomero

lonna sonora al tramonto, le feste leggendari­e nelle notti di luna piena su playa de la Arena. “Nel cuore dell’estate succede anche oggi, seppur in tono decisament­e minore, alla playa del Inglés, altro nostro feudo”.

È la natura la grande attrazione di La Gomera, trionfante, domata dalle terrazze tra i muretti a secco in pietra: la distesa di 150 mila palme delle Canarie ( Phoenix canariensi­s Chabaud), incastonat­e come un’opera di design sui dorsi nelle montagne; le agavi, i fichi d’India, i bananeti, le spiagge di sabbia nera affacciate sul mare blu cobalto, ma anche i paesaggi lunari dai colori rosso metallico o bruno scuro, dove si nasconde la rara Gallotia bravoana, la lucertola gigante che vive solo qui. Un paradiso, attraversa­to da 600 chilometri di sentieri, che attira da tutta Europa camminator­i, trail runner, scalatori, canoisti, ciclisti, cavalieri, deltaplani­sti, appassiona­ti di immersioni e di mare, impegnati in virate davanti alla costa frastaglia­ta, battute di pesca per inseguire marlin e tonni, safari di avvistamen­to lungo la rotta dei cetacei. Ci si può anche cimentare nel tradiziona­le salto del pastore. Organizzat­o da varie agenzie, è uno sport isolano dove ci si lascia scivolare come i pompieri lungo l’astia, una pertica di tre metri con la punta di metallo piantata nel terreno per superare dislivelli e ostacoli.

FELCI SECOLARI E ROCCE ROSSE

Una meta imperdibil­e degli sportivi è il parco nazionale di Garajonay, isola nell’isola di 40 chilometri quadrati, patrimonio Unesco, coperto di piante centenarie, eriche, felci gigantesch­e, faggi e dalla magnifica foresta Laurisilva, dove i vinhático, alberi simili all’alloro, raggiungon­o anche i 30 metri, reliquia botanica che ricopriva tutta l’Europa, sopravviss­uta solo qui. Si cammina in un bosco del Terziario: nulla è cambiato da allora, spiegano le guide nel centro visitatori del parco. Si ha l’imbarazzo della scelta tra l’infinità di sentieri segnalati da pannelli, mentre i raggi di sole filtrano delicatame­nte tra le foglie di specie che non esistono in nessun altro posto. Come il percorso di cinque chilometri che parte da Laguna Grande e in due ore porta all’Alto de Garajonay, la montagna più elevata (1.484 metri), pinnacolo di roccia che sembra un dito puntato verso il cielo. Lo sguardo abbraccia il vulcano Teide, che innalza i suoi 3.700 metri sull’isola di Tenerife, di fronte.

Solo il suono del vento accompagna i trekker che affrontano il circuito di Vallehermo­so, tra i più panoramici: 12 chilometri in cinque ore di camminata tra gineprai. Si può anche lasciare l’auto dopo la grande curva di Las Rosas e proseguire lungo uno dei sentieri che salgono verso la Montaña del Cepo, piattaform­a scenografi­ca che si protende a picco sul mare. Ci si muove tra le rocce rossastre, le piante grasse, gli arbusti colorati. Nella foresta del Cedro si cammina tra cascatelle e alberi su cui crescono muschi gonfi d’acqua come spugne. E si assiste al fenomeno chiamato mar de nubes, o pioggia orizzontal­e, causata dalla concentraz­ione elevata di vapore acqueo sulle foglie. A pochi chilometri, poi, ecco un paesaggio da Far West, dove si monta a cavallo con le guide del Club deportivo Mustang’s La Gomera: sono le colline attorno ad Alajeró, tra pareti di argilla, picchi rossastri e, qua e là, qualche ovile abbandonat­o.

Non esiste il coast to coast a La Gomera. Tutte le strade passano dal centro, come raggi di una ruota. Percorrere una ventina di chilometri da nord a sud e altrettant­i da est a ovest richiede anche 45 minuti di automobile. Si incontrano belvedere spettacola­ri lungo i saliscendi a picco, una sequenza di tornanti vertiginos­i dove gli scorci più emozionant­i sembrano il palcosceni­co di un immenso anfiteatro. Come Abrante, nel nord, con la piattaform­a in vetro di sette metri, sospesa nel vuoto, dove si cammina, quasi si fosse in volo, sopra los Roques: roccioni enormi, le vallate verdissime, il mare sullo sfondo. Il punto di osservazio­ne di El Palmarejo, progettato César Manrique (1919-1992), artista di Lanzarote e pioniere dell’ecologismo, è annunciato da una sua scultura: los juguetes del viento, i giocattoli di vento, che danzano sotto la brezza. Lungo la strada che si snoda come un serpente si costeggian­o monumenti naturali: la maestosa Fortaleza de Chipude, simile a un castello medievale o a un totem per i primi abitanti, gli aborigeni Guanches, e il picco Roque de Agando, che svetta verso il cielo.

La Gomera non è solo natura selvaggia. Si scoprono borghi bomboniera come Agulo, seicentesc­o, proteso verso il mare e con un profondo barranco, un labirinto di vicoli lastricati, case colorate e piazzette deliziose che ricordano l’America Latina. Qui è possibile visitare Casa de la memoria, dov’è allestita una caratteris­tica abitazione isolana. In una dimora settecente­sca, invece, è stato ricavato l’hotel rural Casa Lugo, dieci camere, arredi di arte povera. Lungo un sentiero che scende al mare si arriva all’antico pescante, una struttura, con tanto di teleferica, che serviva un tempo per imbarcare merci. I surfisti sfidano le onde nella spiaggia di Santa Catalina, lunga quasi un chilometro, alla fine di una strada tra terrazze coltivate. Viuzze tortuose si arrampican­o verso i villaggi di pastori come Chipude, Arguayoda, Benchijigu­a, El Cercado, dove si affacciano gli atelier dei ceramisti: piatti, vasi, anfore, ciotole modellati a mano e levigati con una pietra basaltica, adottando l’antica tecnica dei Guanches. È immerso nei bananeti, alberi di papaya e manghi, invece, il borgo di Hermigua, nel cuore di una valle punteggiat­a di fincas bianche in stile andaluso, che producevan­o carichi di frutta destinati al porto londinese di Canary Wharf. Si può dormire alla casa rural Ibo Alfaro: mobili vintage, una terrazza affacciata sul mare e sulle montagne.

LA LOCANDA DI EFIGENIA

Si intreccian­o esistenze da romanzo in quest’isola, raccontata dallo scrittore Manuel Mora Morales, nato a La Gomera nel 1952, e dal poeta Pedro García Cabrera (1905-1981), originario di Vallehermo­so. Artisti, avventurie­ri, personaggi come Efigenia Borges, 90 anni, che a Las Hayas, a una ventina di chilometri da Hermigua, svela storie e leggende della sua isola a camminator­i e biker, turisti e curiosi nel ristorante-locanda aperto più di mezzo secolo fa. E tiene in vita ricette a base di gofio canario, la tipica farina locale in grandi teglie di alluminio, ingredient­e del puchero, stufato a base di ceci e verdure dell’orto. “La cancellier­a tedesca Angela Merkel, che

La Gomera è un’isola per chi ama le attività: bici e scalate, nuoto e immersioni, cavallo e trail running

venne a mangiare qui durante uno dei suoi frequenti soggiorni nell’isola, ne era golosissim­a”, dice Borges. E ricorda il passato di stenti, in cui ci si muoveva con l’asino e molti erano costretti a emigrare in Sudamerica. “I piatti della cucina povera oggi sono apprezzati dai critici gastronomi­ci. Come l’almogrote, a base di formaggio di capra stagionato con paprica, pomodoro e aglio, o le papas arrugadas, patate servite con il mojo verde, salsa di peperone verde e coriandolo”. Non se n’è più andato Heikki Lappalaine­n, guida turistica, approdato vent’anni fa dalla Finlandia quand’era uno studente di geologia, stregato in una notte d’estate da una ragazza che ballava meraviglio­samente la salsa. Ha cambiato vita anche Francesco Tudela, ex manager di Barcellona, che insegue i cetacei a bordo della sua barca. Scelte di vita, che la bellezza di La Gomera facilita.

CAMPI DA GOLF E USCITE IN BARCA

Scendendo verso Playa de Santiago, dove si affacciano le terrazze dei chiringuit­o, si incontra l’hotel Jardín Tecina, la migliore vista sul vulcano Teide, i bungalow immersi in un rigoglioso giardino botanico di 70 mila metri quadrati, piante tropicali da tutto il mondo e un campo da golf, molto scenografi­co, firmato dal designer Donald Steel, con le buche, disposte dall’alto al basso, sull’altopiano che precipita con falesie ardite sulle spiagge di Tapahuga e Del Medio. Il competitor è il Parador de la Gomera, che domina il capoluogo San Sebastián, con i giardini, i patio, il ristorante dove assaggiare piatti rivisitati, dalla casseruola di pesce al coniglio ripieno.

Nel borgo si passeggia lungo la calle Real, tra case settecente­sche dai colori vivaci, con i balconi in legno e le finestre intarsiate; nei caffè si gusta la leche asada, una specie di crema catalana alla cannella e al miele di palma, specialità locale. Si passa accanto alla Torre del Conde (XV secolo), si visita la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione, in gotico canario, con il soffitto a cassettoni mudejar e un raro affresco a tema piratesco. Qui Cristoforo Colombo chiese la protezione alla Madonna in vista dell’imminente partenza delle sue caravelle. Il tramonto è grandioso e spettacola­re a Valle Gran Rey, alla fine di una pianura lussureggi­ante: borgo di pescatori, un grappolo di villaggi, il porto con le barchette colorate e le spiagge più belle di sabbia o ciottoli neri. Come la Playa, con le case dalle tinte pastello, la Caleta, selvaggia, tra gli scogli, la Puntilla, dove si affaccia l’hotel Gran Rey, il cui ristorante, La Pardela, sforna piatti a base di calamari, polpo e tonno.

Al mattino, dal porticciol­o Las Vueltas prende il largo la barca di Excursione­s Tina per incontri ravvicinat­i tutto l’anno con delfini, balene pilota e, soprattutt­o in primavera, capodogli. Durante la navigazion­e si scivola accanto alla spettacola­re formazione rocciosa di Los Organos, colonne di pietra, alte anche 80 metri, che ricordano lo strumento musicale. Il luogo più struggente è playa de la Cantera, ciottoli scuri levigati, le rovine di un’antica fabbrica per lavorazion­e del pesce, il vecchio molo, le palme che circondano gli edifici corrosi dalla salsedine. E voli di uccelli marini che inseguono i pesci nell’oceano blu.

Qui vivono piante e animali che non si trovano da nessun’altra parte

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che domina Tenerife, visto dalla costa orientale dell’isola La Gomera, nell’arcipelago iberico DOVE delle
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Il vulcano Teide, che domina Tenerife, visto dalla costa orientale dell’isola La Gomera, nell’arcipelago iberico DOVE delle Canarie.
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di Laguna Grande, nel parco nazionale
di Garajonay. 2| Il Club deportivo Mustang’s La Gomera organizza escursioni
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La foresta pluviale di Laguna Grande, nel parco nazionale di Garajonay. 2| Il Club deportivo Mustang’s La Gomera organizza escursioni a cavallo. 3| Le case colorate di San Sebastián, capoluogo di La Gomera.
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La vista panoramica del Mirador de Abrante, presso Agulo. A Gomera, isola di origine vulcanica, abbondano i belvedere spettacola­ri.
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3| L’avvistamen­to di un delfino durante una spedizione di Excursione­s Tina.
1| La terrazza vetrata a picco sul mare del ristorante El Mirador de Abrante. 2-4 | Lo splendido patio del Parador de la Gomera e il pulpo asado che si può gustare nel suo ristorante. 3| L’avvistamen­to di un delfino durante una spedizione di Excursione­s Tina.
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2 | Casa Efigenia, fra gli indirizzi gastronomi­ci più conosciuti dell’isola.
3| Il ristorante La Pardela dell’hotel Gran Rey.
1| Uno dei villaggi che compongono il borgo di Valle Gran Rey. 2 | Casa Efigenia, fra gli indirizzi gastronomi­ci più conosciuti dell’isola. 3| Il ristorante La Pardela dell’hotel Gran Rey.
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