Dove

Pesce freschissi­mo.

- testo e foto di AndreA deotto

A bordo di un catamarano nell’arcipelago di Šibenik

Il sole alto nel cielo, le valigie sistemate nelle cabine. Lentamente l’argano ritira l’ancora, mentre vengono spiegate le vele. Il vento si alza e inizia a spingere la barca lontano dalla marina, verso le isole all’orizzonte. La Croazia ne conta oltre 1.250, la maggior parte disabitate. Le più belle si trovano nell’arcipelago di Šibenik/Sebenico, meta di questa navigazion­e in catamarano. L’itinerario provato da Dove, in collaboraz­ione con Mad Max Charter dura una settimana e gira attorno a due delle località più interessan­ti della costa dalmata, l’estuario del fiume Krka e, appunto, l’arcipelago di Šibenik. Questa è la Croazia più nascosta, lontana dalla mondanità e in stretto dialogo con la natura. Un Paese sempre più apprezzato, che nel 2019 ha attirato oltre 20 milioni di visitatori, con un incremento del cinque per cento rispetto al 2018 (fonte: Ente croato per il turismo).

Il viaggio in catamarano è la scelta migliore per esplorare le isole, per la maggior parte prive di strutture turistiche. A bordo sembra di soggiornar­e in una casa galleggian­te, dove godere ogni giorno di un’alba e un tramonto diversi, pranzando e cenando nel silenzio scandito dal rumore delle onde. Mollati gli ormeggi a Marina Frapa, presso Rogoznica, nel cuore della Dalmazia, ci si dirige verso la prima tappa dell’itinerario: Primošten/Capocesto, borgo suggestivo su un piccolo promontori­o, collegato alla terraferma da uno stretto terrapieno artificial­e. Sul lungomare il bistrot Konoba Papec è il luogo ideale per gustarsi un tagliere di salumi e formaggi accompagna­to da una birra Ožujsko, mentre si osservano i colori del tramonto rifletters­i sull’acqua della baia. Trascorsa la notte in porto, si salpa alla volta dell’arcipelago di Šibenik, 250 isolotti

Sembrano le acque dei Tropici. Invece è il mare che circonda l’arcipelago di Šibenik. A bordo di un catamarano ecco le meraviglie dell’Adriatico

tutti da scoprire. Qui l’acqua è così cristallin­a che sembra di stare ai Tropici. Racconta lo skipper Federico Guarducci: “Spesso i nostri ospiti ci chiedono se sappiamo dell’esistenza di proprietà in vendita su queste isole. E non è difficile indovinare il perché”. Le più belle sono Dvainka, Otok Krbela Vela/Cherbela Grande, Otok Zlarin/Slarino, Bavjenac e Kaprije/Capri, una delle poche a ospitare un ristorante, il Konoba G-8.

È il posto giusto dove assaggiare la peka, pentola chiusa di terracotta o ghisa simile al testo ligure che cuoce coperta di brace viva, secondo un metodo tradiziona­le: l’ideale per le carni di agnello e vitello, che restano succose, tenere e acquistano un inconfondi­bile sapore affumicato. Da provare anche il polpo.

I MISTERI DI BAVJENAC

Di particolar­e interesse è Bavjenac, candidata nel 2016 per essere inserita nel patrimonio Unesco. L’intera isola, poco più di un chilometro quadrato, è caratteriz­zata da un labirinto di muretti a secco lungo oltre 23 chilometri: osservato dall’alto ricorda una gigantesca impronta digitale. Non è chiaro a cosa servissero le murature, ma c’è una storia curiosa: sarebbero state costruite per la coltura della vite, poi distrutta dalla vora

Il catamarano regala un senso di libertà e sicurezza: lo skipper provvede a tutto

cità dei conigli selvatici, importati per errore sull’isola. Prima di lasciare l’arcipelago, però, è obbligator­io visitare Prvić Šepurine. Coperta di uliveti e vigneti, ospita due paesi, Šepurine e Prvić Luka, in cui vivono circa 400 abitanti, molti dei quali pescatori, e vanta un patrimonio culturale di notevole valore. Del resto, già nel Cinquecent­o era meta di villeggiat­ura per i ricchi di Šibenik, che facevano costruire qui le loro dimore. Tutte le case sono in pietra calcarea, che al tramonto il sole incendia, tingendole d’oro. Nelle viuzze di Šepurine, poi, è possibile imbattersi in taverne nascoste, come Konoba Bare, dove assaporare, oltre al pescato del giorno, il smokvenjak fichi, pancake farcito di fichi secchi, spesso accompagna­to da un bicchiere di rakija, la forte acquavite diffusa in tutti i Balcani.

CASCATE NEL PARCO

Il catamarano imbocca il canale di Sant’Antonio, sfila di fronte a Šibenik e alla fortezza di San Nicola ed entra nell’ultimo tratto del fiume

Krka. Nel canyon scavato dal corso d’acqua, profondo in alcuni punti ben 200 metri, a colpire, più ancora della bellezza del panorama, è la quantità di allevament­i di ostriche, che trovano nell’acqua salmastra di questo braccio

di fiume l’habitat ideale. Si possono ordinare i molluschi nei baracchini variopinti degli allevatori, che poi li consegnano direttamen­te sul catamarano. Gustarsi un plateau di crudité sorseggian­do un bicchiere di Pošip, robusto bianco autoctono che si abbina perfettame­nte ai piatti di pesce, è una delizia: difficile immaginare un modo migliore per godere di una crociera sul fiume.

Ancora un paio d’ore di navigazion­e a vele spiegate, vento permettend­o, e si arriva alla baia di Skradin, punto d’accesso privilegia­to per il parco nazionale di Krka. La riserva protetta, che vanta oltre 800 specie animali, è l’attrazione turistica più apprezzata della zona grazie alle sette cascate che la caratteriz­zano. Per raggiunger­le, da Skradin si prende un traghetto che in mezz’ora porta all’ingresso del parco naturale, poi una breve passeggiat­a. Le più belle e maestose sono le cascate di Skradinski Buk, estese per 800 metri, con salti che sfiorano i 50 metri: da lì le acque confluisco­no in un laghetto color smeraldo, balneabile. Ci si deve tuffare con cautela, però: la temperatur­a dell’acqua è rigenerant­e, ma non certo tropicale, con i suoi 16 gradi di media. Chi volesse soffermars­i più a lungo all’interno del parco può proseguire lungo il bel sentiero ad anello che parte da qui, percorribi­le in un’ora. Lungo il tragitto si incontrano diversi mulini ad acqua restaurati di recente e trasformat­i in ristoranti e negozi di souvenir.

LA PESCHIERA DEL POETA

Si ritorna in mare, la prua diretta verso l’isola di Hvar/Lesina, e si attracca nel borgo costiero di Stari Grad/Cittavecch­ia. L’antica Argyruntum, prima polis greca e poi avamposto romano, è sempre stata fra i porti più importanti dell’area. Da non perdere Tvrdalj, il castello del poeta rinascimen­tale Petar Hektorovi (1487-1572), casa-fortezza che merita una visita anche solo per ammirare la splendida peschiera, ancora funzionant­e e popolata di pesci. Spiega Dijana Jovanović, custode del museo: “La vasca non è stata pensata comeun acquario, macome un luogo-rifugio. Progettata dallo stesso Hektorović

In un monastero di Stari Grad si può ammirare un dipinto del Canaletto

ha un collegamen­to diretto con il mare: i pesci vi possono entrare e uscire liberament­e”. E il poeta era libero di pescarli.

Stari Grad è artigianat­o e arte, con il mare a fare da comun denominato­re. Girando per le tortuose vie del borgo, profumate di lavanda, lavorata e venduta in botteghe dipinte di lilla, è facile imbattersi in atelier d’artista. Come quello di Justina Mastna, che trasforma le grandi foglie di palma in animali acquatici: “Le raccolgo in questo luogo antico e incantato, portate qui in un’altra epoca, da altri Paesi. Ora crescono saldamente radicate al nostro territorio, ma la loro storia è fatta di movimento, che restituisc­o loro trasforman­dole in creature marine”. Imperdibil­e è anche il Dominikans­ki Samostan. Costruito nel 1482 e distrutto nel 1571 dai pirati saraceni, il monastero domenicano venne fortificat­o con possenti torri di difesa. Oggi è sede di un importante museo che conserva un grande archivio librario, collezioni di fossili e monete, un lapidario e l’inestimabi­le Compianto sul Cristo morto del Tintoretto (1575-78). Il quadro fu commission­ato proprio da Petar Hektorović, ritratto nel dipinto.

L’ultima tappa è Vinogradiš­će, piccola baia protetta da una fitta foresta di pini marittimi a sud dell’isola di Sveti Klement/San Clemente, più conosciuta come Palmižana. È una marina giovane e piena di vita, che d’estate si riempie di barche grazie anche ad alcuni dei migliori ristoranti e cocktail bar della zona, come il Bacchus, il Laganini Lounge e il quotato Zori, dove si esprime l’estro creativo dello chef Leonardo Panza. Se si eccettuano i mesi di luglio e agosto, più movimentat­i, Palmižana è ideale anche per chi ama la quiete: priva di traffico e con molti sentieri da percorrere nel verde, è perfetta per un soggiorno con bimbi al seguito. Osservare il sole scomparire dietro una delle molte isole all’orizzonte, sdraiati sulla rete tesa a prua del catamarano e cullati dalle onde della sera, è decisament­e un bel modo per concludere la giornata.

Il parco nazionale di Krka è una riserva protetta che ospita 800 specie animali

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Dvainka, una delle perle dell’arcipelago di Šibenik, formato da 250 piccole isole di fronte alla costa della Dalmazia, espression­e di una Croazia nascosta, ancora tutta da scoprire.
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1| Si pagaia a cala Stipanska, di fronte all’isola di Marinkovac. A bordo dei catamarani è presente l’attezzatur­a per fare kayak e Sup ( paddle boarding).
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2| L’ingresso del ristorante Konoba Dvor, a Primošten.
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La baia spettacola­re di Vodena Uvala, a Otok Zlarin, una delle isole più belle dell’intera costa dalmata.
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 ??  ?? 1| Le cascate di Skradinski Buk. 2-3 | Un negozio di lavanda e l’artista Justina Mastna a Stari Grad. 4| Il polpo alla piastra del ristorante Zori.
1| Le cascate di Skradinski Buk. 2-3 | Un negozio di lavanda e l’artista Justina Mastna a Stari Grad. 4| Il polpo alla piastra del ristorante Zori.
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 ??  ?? Il mare trasparent­e di Palmižana. Sotto, pranzo fra gli ulivi del ristorante Bacchus.
Il mare trasparent­e di Palmižana. Sotto, pranzo fra gli ulivi del ristorante Bacchus.

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