Dove

Ora si va in scena.

Entrano nel vivo le celebrazio­ni per la Capitale italiana della cultura. Novità, arte, musica. Nel nome di Verdi, di Ligabue e della buona cucina

- di Lucia Galli

La Capitale italiana della cultura si celebra con Verdi, Ligabue e buona cucina

“Time present and time past are both perhaps present in time future”, cantò il poeta Thomas S. Eliot. Presente e passato come ingredient­i del futuro. L’artista Maurizio Nannucci lo ha scritto con il neon sui muri del complesso monumental­e della Pilotta. E il capoluogo emiliano, Capitale italiana della cultura, se l’è cucito addosso. Perché è questo il senso dello slogan di Parma 2020: “La cultura batte il tempo”. Qui del resto, ripetono sempre che tanto la grande cultura quanto la cucina locali sono nate grazie ai monaci della zona, e alla loro arte antica di conservare le cose. Altri esempi di cortocircu­ito fra storia e contempora­neità? L’abbazia di Valserena che, forse, ispirò La certosa di Parma di Stendhal, oggi sede del Centro studi e archivio della co

municazion­e dell’Università di Parma. O il celebre Labirinto della Masone, voluto nel 2015 a Fontanella­to, a mezz’ora da Parma, da Franco Maria Ricci, che dal 18 aprile omaggerà con una mostra il Medioevo letterario di Umberto Eco. Nelle Scuderie della Pilotta, ridisegnat­e per l’occasione, uno spettacolo multimedia­le racconta Correggio, Parmigiani­no e le loro opere sparse in città, dalla Camera di San Paolo alle cupole del duomo, fino alla chiesa della Steccata. Il legno del seicentesc­o Teatro Farnese sa di storia, ma la mostra che fino a settembre celebra il maestro del design milanese Piero Fornasetti è tutto un dialogo fra classico e moderno. Nella Galleria nazionale si ammira la Scapiliata, celebre dipinto di Leonardo tornato dal Louvre, e versi di Attilio Bertolucci, padre del regista Bernardo, accompagna­no lungo il Percorso delle lettere verso il neoclassic­o Palazzo della Provincia. Ancora, lasciando la Pilotta, cos’è la mostra su Antonio Ligabue, fino a dicembre a Palazzo Tarasconi, se non l’omaggio a chi sublimò la campagna emiliana in forme e colori rivoluzion­ari?

Per mimetizzar­si tra i parmigiani, dopo aver noleggiato una bici, in

piazza Ghiaia ci si ferma, per una tazza di Lambrusco e una torta fritta, all’Osteria dei servi, poco prima del ponte romano, voluto da Teodorico nel IV secolo d.C. Il nuovo sottopasso porta verso Oltretorre­nte, ex quartiere di lotte popolari. Adesso qui sciamano gli universita­ri e dai locali etnici si alza il profumo di paprica e cumino.

In strada Massimo D’Azeglio spicca uno dei regali che Parma si è fatta per il 2020: l’Ospedale cinquecent­esco, che riapre da maggio, do

po un secolo, con Hospitale, spettacolo multimedia­le firmato da Studio Azzurro. Spiega il suo fondatore, Leonardo Sangiorgi: “Parma è da sempre sospesa fra dimensione colta e piacere sensoriale”. Tra schermi interattiv­i, documenti e fotografie, anche il nuovo museo racconterà il domani della città partendo dalla sua memoria. E dai suoi suoni. Perché Parma è anche, da sempre, musica. Lo ricorda, in Borgo Tanzi, dove nacque, la casa-museo di Arturo Toscanini. L’altro maestro, Giuseppe Verdi, invece, è ovunque. Dalle urla dei loggionist­i del Teatro Regio (che dal 24 settembre ospiterà un’edizione speciale del festival verdiano) ai menu a tema nelle osterie. Da segnalare anche l’omaggio a Niccolò Paganini, sepolto a Parma. Dal 22 al 27 maggio la città ospita il XX Paganini Guitar Festival: il grande violinista fu anche un virtuosiss­imo chitarrist­a e durante il festival verrà suonata la chitarra Fabricator­e 1826 a lui appartenut­a (paganinife­stival.com). Su strada Farini, le osterie che ser

vono tortelli e panini sofisticat­i invitano a una movida garbata; sull’altro lato, in Borgo del Parmigiani­no, la Pinacoteca Stuard, nell’antico monastero di San Paolo, ospita ogni mese una tela dalla collezione Barilla: da Renato Guttuso a Giorgio De Chirico.

Girato l’angolo, la cattedrale e il battistero sono il capolavoro di Benedetto Antelami, scultore, architetto e genio, fiorito a Parma nel Duecento e omaggiato fino al 20 maggio da una mostra che coinvolge anche il Museo diocesano e palazzo arcivescov­ile. “Non accadeva da 42 anni”, sottolinea Luigi Vignoli, della Fabbriceri­a del duomo, “che fossero collocate a terra, per ammirarne i dettagli, le sue sculture dedicate allo zodiaco e ai mesi”.

Il profumo delladuche­ssa

La sera si fa tardi fra via Saffi e borgo delle Colonne, zona di locali spesso appena rinnovati per l’evento 2020. Il carcere che Napoleone aprì sventrando un monaste

ro torna invece a essere chiesa, San Francesco del Prato, che dopo Pasqua riapre le visite al cantiere di restauro del rosone policromo. L’Empereur, andando in esilio, lasciò anche una moglie: Maria Luigia d’Asburgo, la duchessa che fece di Parma una capitale di stile. La Biblioteca palatina, il Teatro Regio, perfino il profumo alla violetta sono sue creazioni. Al museo Glauco Lombardi la mostra Due imperatric­i, fino a luglio, la mette a confronto con Josephine Beauharnai­s, prima signora Bonaparte. “Non ho mai avuto sentimenti molto vivi di alcun genere per lui”, scrisse Maria Luigia del marito. Forse non lo capì. Inquadrò bene invece i parmigiani: “Su cibo e musica”, usava dire, “mai contraddir­li”.

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 ??  ?? 1 | L’Osteria dei servi. 2 | Il restauro del rosone della chiesa di San Francesco del Prato. 3| Il Labirinto della Masone a Fontanella­to (Pr). 4| Il tagliere della Degusteria Romani, con le eccellenze parmigiane. 5| L’ala settentrio­nale del complesso della Pilotta.
1 | L’Osteria dei servi. 2 | Il restauro del rosone della chiesa di San Francesco del Prato. 3| Il Labirinto della Masone a Fontanella­to (Pr). 4| Il tagliere della Degusteria Romani, con le eccellenze parmigiane. 5| L’ala settentrio­nale del complesso della Pilotta.
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