La massima aspirazione.
Toccare con mano, vivere il sogno, trasformare in moto a luogo gusti e passioni. Ecco perché l’esperienza da raccontare è il vero tratto distintivo del viaggio
Trasformare in moto a luogo gusti e passioni. Perché l’esperienza da raccontare è il vero tratto distintivo del viaggio
In America la chiamano Experience economy, economia dell’esperienza. E rende il mondo un posto più interessante. La sua moneta sono le sensazioni e la fantasia. Tra i primi ad accorgersene fu Eventbride, popolare piattaforma per la prenotazione di eventi che, lanciando una ricerca sui propri utenti, scoprì che gli adulti americani investono oggi in “beni immateriali” più d’ogni altra generazione. Si parlava in quel caso di concerti, sport, manifestazioni, ma la tendenza era chiara: tre intervistati su quattro preferivano spendere in “esperienze” piuttosto che in “beni desiderabili”. Esserci, fisicamente e insieme, nel cuore dell’attimo, era per l’80 per cento di loro il modo migliore per “cambiare prospettiva”, “connettersi all’altro”, “crescere”.
Da allora sono infinite le conferme arrivate da studi, ricerche di mercato, festival dedicati: l’Experience generation è qui. Non più tendenza emergente, ma rivoluzione che cambia l’intrattenimento, la cultura. E il turismo. Quello di massa come quello d’alta gamma: il Premium and Prestige Business Observatory della IE Foundation di Mastercard calcola che il “viaggio di lusso” sia destinato a crescere del 6,2 per cento annuo fino al 2025. Non tutti potranno permettersi i voli privati nello spazio o gli ephemeral hotel, assemblati su richiesta del cliente, che il sito Globetrender vede tra le 25 tendenze del Luxury travel. Ma ci saranno avventure per tutti: il viaggio nuovo è duttile, adatto a
ogni budget e gusto. Cambia le grandi catene, ma genera anche un sottobosco energetico di startup dedicate. Scova mete esotiche, ma riscopre anche il bello e il buono sotto casa, da vivere con occhi diversi. “Il viaggio nuovo è figlio di un nuovo lusso”, certifica Nicoletta Polla Mattiot, ne Il lusso secondo me, raccolta di interviste uscite su HowTo Spend It, mensile de Il Sole 24 Ore che dirige dal 2014. Un lusso che è “intenzione di vita”, per lo scrittore Francesco Piccolo, “un traguardo”, dice la campionessa di nuoto Federica Pellegrini o “l’inatteso”, per il filosofo Marc Augé. Ma anche, spiega l’astronauta Samantha Cristoforetti, “la sensazione di dover sfruttare ogni secondo di un’esperienza che non potrai più fare altrove”. Appunto. “Il lusso abita oggi più la dimensione del simbolico che quella della logica”, riassume Polla Mattiot. “Dell’appartenenza, più che del possesso. Dalla moda all’orologeria, non si propone più l’oggetto in sé, ma ciò che rappresenta, la traccia di chi lo ha concepito. Di qui i brand che, insieme all’articolo esclusivo, propongono la visita ai luoghi di produzione. Ciò che cercano oggi i millennial, che stiano acquistando pacchetti turistici o un capo griffati, è, soprattutto, una storia.”
In che modo individuare la storia su cui investire? Esiste il viaggio-esperienza perfetto? “Come tutte le mode, anche il turismo di nuova generazione si porta dietro improvvisazioni e semplificazioni”, avverte Rita Covello, tra i fondatori del progetto di turismo Artès e promotore dell’Associazione professionale degli operatori del turismo esperienziale. “Per questo stiamo cercando di dar vita a un percorso formativo, un profilo professionale per il settore. Il vero lusso è quando un viaggio tocca le corde emozionali, emotive. Quando è unico. Perché è calato in un preciso contesto, in un territorio, in mezzo alla gente del posto, dentro la bottega di un artigiano. Ma anche perché è modellato sulle passioni del viaggiatore, su quel particolare momento della sua vita”. “Tutto questo nasce anche dalle tecnologie con cui i viaggiatori di oggi sono cresciuti”, aggiunge Diego Martone, presidente e Ceo del centro di ricerche su marketing, lusso e tendenze Demia, autore de I nuovi Dei dell’Olimpo dei Consumi: alla conquista dei Millennials. “Lo smartphone permette di barattare pezzi delle nostre vite con quelli di altre persone. Di scegliere, prenotare, verificare ogni cosa da veri registi del proprio film. Ecco, niente, più di un viaggio-esperienza fa sperimentare questo nuovo protagonismo. È un viaggio che inizia prima di partire, organizzandolo, sognandolo e documentandosi. È vissuto da protagonista responsabile, consapevole, per esempio, del costo ambientale di ogni spostamento. E continua dopo, nel raccontarlo e condividerlo.”
Per questo il millennial cercherà magari un b&b nella casa d’epoca, in un luogo con una storia, al posto dello scintillante, ma asettico, resort stellato. Sceglierà un break magari breve, a due passi da casa, ma in cui poter fare, imparare, incontrare. E del quale poter dire: questo sono io.
Il nuovo turismo nasce da un’idea differente di lusso,
basatasull’emozione e sull’appartenenza. Oggi un viaggio serve a dire: questo sono io