Dove

Fermo, ma vivace.

Nella regione più ambita per qualità della vita, ritmi slow, stimoli culturali, la cittadina sul colle è un fiore all’occhiello: vi invitiamo a scoprirlo

- di Rita Bertazzoni

Nella regione della qualità della vita, la città-gioiello dei ritmi slow a tutta cultura

“Sono

innamorato di Fermo e della sua gente. La piazza-salotto, la biblioteca, il teatro sono luoghi unici”, dice Johnny Greenwood, chitarrist­a del gruppo rock britannico Radiohead. Marchigian­o d’adozione, Greenwood ha composto persino una canzone (Loop for Fermo) e lo scorso autunno ha suonato in città per raccoglier­e fondi per la ricostruzi­one post-terremoto (2016). Aggiunge David Parish, discendent­e dei Vinci, una storica famiglia marchigian­a: “Fermo è una realtà vivissima. Un esempio? Qui c’è una comunità di jazzisti di talento, da Daniele di Bonaventur­a a Roberto Zechini”. Tra i primi a trasferirs­i qui (15 anni fa da Londra), Parish ha aperto un’agenzia immobiliar­e nel centro storico.

Protesa su un colle, con i suoi vicoli stretti e tortuosi, Fermo, capoluogo di provincia dal 2004, è l’emblema di una regione in pieno sviluppo. La più interessan­te e sottovalut­ata d’Italia, per il New York Times. Quella dove sempre più stranieri, soprattutt­o del nord Europa, prenotano lunghe vacanze o cercano addirittur­a una casa, all’insegna dei ritmi slow e dell’alta qualità della vita.

Salotti

di pietra

Se fino a qualche anno fa le richieste di immobili riguardava­no quasi esclusivam­ente casali con piscina e vista sui colli, da un paio d’anni piacciono i centri storici, dove si può vivere in antiche residenze, partecipar­e alla vita sociale del posto, frequentar­e luoghi della cultura, mercati, laboratori artigianal­i. Criteri a cui risponde perfettame­nte questa città a due passi dal mare. Fermo è un gioiello tutto di pietra, fitto di piazze-salotto, chiese medievali, palazzi rinascimen­tali le cui facciate anticipano la ricchezza degli interni. E poi musei, gallerie d’arte antica e moderna, nuove idee e iniziative. Anche la contessa Cecilia Romani Adami, dopo 17 anni a Milano da consulente di comu

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di restauro di William Timi.
1| La fuga di portici di piazza del Popolo, a Fermo. 2| La volta dipinta a tempera e il lampadario del teatro dell’Aquila. 3| L’atelier di restauro di William Timi.

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