GQ (Italy)

E lui è diventato Ken

Dopo trentuno interventi di chirurgia estetica, RODRIGO ALVES, un assistente di volo brasiliano trapiantat­o a Londra, è l’esatta riproduzio­ne del fidanzato di Barbie. E non ha ancora intenzione di smettere

- Testo di OLGA NOEL WINDERLING

Trentuno interventi chirurgici, per un totale di 230mila dollari, e ancora non è finita: l’odissea di Rodrigo Alves, 31 anni, assistente di volo brasiliano trapiantat­o a Londra, sembra anzi destinata a continuare all’infinito. Lo ha dichiarato lui stesso: «Non credo che smetterò mai di cercare di migliorare il mio viso e il mio corpo».

Sognava di essere il più bello del mondo

Tutto è cominciato con un inter vento di rinoplasti­ca, per ridurre quel naso troppo grande che gli aveva intristito l’adolescenz­a. Rodrigo aveva vent’anni, quando un’eredità improvvisa lo ha messo nelle condizioni di realizzare il suo sogno: diventare bellissimo; di più, il ragazzo più bello del mondo. «So di essere ancora lontano dal mio obiettivo » , racconta. «Ma a poco a poco ho cominciato a piacermi».

Del ragazzo pingue dalle guance tonde – su cui «dieta e palestra non avevano alcun effetto» – è rimasto ben poco. Al suo posto, un uomo di plastica e senza età che gli amici, e poi la stampa, hanno preso a chiamare Ken, come il bambolotto fidanzato della Barbie, cui ora drammatica­mente somiglia: pelle lucida, sguardo vitreo, denti di ceramica, espression­e fissa sono il risultato d’un lavo- ro di cesello che non ha risparmiat­o nessun centimetro quadrato di Rodrigo.

Ogni 6 mesi ritocchi di botulino e nuovi filler

Dopo il naso ( tre inter venti) ci sono stati la liposuzion­e della mascella e delle gambe, la liposcultu­ra degli addominali, i filler alle braccia, il lipolaser per bruciare l’adipe, gli impianti ai pettorali e ai polpacci, le iniezioni di botulino...

Ogni giorno, Rodrigo Alves indossa lenti a contatto blu Puffo, assume un cocktail di integrator­i a base di collagene ( per mantenere elastica la pelle), diuretici (per evitare la ritenzione idrica) e sostanze che contrastan­o la caduta dei capelli. Ogni sei mesi, ci sono i ritocchi di

L A S UA D I E TA? UN COCKTA I L D I I N T EGRATO R I E COL L AGENE

botulino e i nuovi filler. Circa una volta l’anno, si sottopone a un nuovo intervento di chirurgia estetica.

L’ultima volta stava per lasciarci la pelle: durante l’impianto di protesi a spalle, bicipiti e tricipiti, il silicone è fuoriuscit­o, è entrato in circolo e ha rischiato di arrivare al cuore. L’infezione è stata bloccata dai medici, poco prima che fosse necessario amputare il braccio destro.

Dopo mesi di convalesce­nza, Rodrigo non si ferma: « Il mio è un percorso lungo, un lavoro di manutenzio­ne a lungo termine. Una volta avviato, è difficile da fermare». Tanto più che del suo nomignolo, Human Ken Doll – che prima di lui appar teneva solo al 34enne americano Justin Jedlica ( altro campione di chirurgia estetica selvaggia, con 90 inter venti all’attivo) –, va fiero: «Mi piace, Ken. È lo stereotipo dell’uomo ideale, proprio come Barbie è un modello di perfezione femminile».

Purtroppo, anche gli animali sono vittima dei modelli estetici ideali: negli Usa, manco a dirlo, vanno alla grande gli inter venti di chirurgia estetica destinati a cani e gatti, il più gettonato dei quali consiste nell’impianto di protesi ai testicoli degli animali (ovviamente maschi). Un giro d’affari che supera i 50 milioni di dollari l’anno.

Per l’impianto dei bicipiti stava per rimetterci la pelle

Nel ricco catalogo Mattel convivono diversi modelli di bambole e bambolotti. E anche tra Rodrigo e Justin non risultano rivalità. Le foto di loro due sorridenti, su una decapottab­ile, sono su Instagram, dove il giovane brasiliano segnala anche le sue attività preferite: party a Las Vegas, shopping a Dubai, parrucchie­re a Los Angeles, una puntata sulla spiaggia di Miami... Una vita leggera, disimpegna­ta, allegra, o almeno così sembra.

Dopo l’incidente che ha messo a repentagli­o la sua vita, Rodrigo ha passato mesi di depression­e. Oggi sof fre di dismorfism­o, un problema a carico dell’apparato scheletric­o, e di un grave disturbo d’ansia: «Spero che qualcuno possa aiutarmi a non cambiare continuame­nte me stesso», ha dichiarato di recente Alves. Ma subito dopo, a chi gli chiedeva come immaginava se stesso a 60 o 70 anni, ha risposto, laconico: « Non credo proprio che mi lascerò invecchiar­e con grazia, senza intervenir­e».

«L’obiettivo è lontano, ma comincio a piacermi»

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