Facciamo scambio?
D i N I CCO LÒ A M M A N I T I
Di tutta questa storia, l’inizio è stata la cosa più incredibile, perché fu Marta a iniziarla.
«Ma questi posti…», sollevò la forchetta su cui aveva infilzato un gambero al curry. «Questi club… Questi posti dove vanno le coppie…». Ingoiò il boccone e si tastò con il tovagliolo la bocca per non sbavare il rossetto. «A fare sesso, a scambiarsi i partner. Come sono? Una volta potremmo andarci…». E infilzò senza scomporsi un pomodorino arrosto.
È stata proprio Marta, mia moglie, a dirlo.
La reazione del tavolo, non solo la mia, fu a dir poco stupita. Uno sguardo incredulo attraversò anche gli occhi di Giovanni, di Francesca.
Lasciatemi spiegare meglio. Io e Marta siamo sposati da 15 anni. Francesca e Giovanni da otto. Io sono un ortopedico, ho uno studio privato in via Cola di Rienzo, insegno all’università e Marta ha un negozio di paralumi al Ghetto. Abbiamo due figli. Giovanni è un ingegnere importante, progetta grandi opere civili e Francesca è notaio. Ho conosciuto Giovanni nel mio studio dopo che aveva avuto una lussazione della spalla. Un’amicizia nata tra lastre, infiltrazioni e TAC. Abbiamo scoperto di avere le ville al mare a Santo Stefano e di amare tutti e due il tennis. Siamo diventati amici, come possono diventare amici dei professionisti ossessionati dal lavoro che tornano a casa distrutti e combattono con i figli adolescenti. Ci siamo prima frequentati solo al mare e poi, durante l’inverno, abbiamo preso l’abitudine di vederci un paio di volte al mese a Roma. Sempre la sera, provando ristoranti cari segnalati dalle guide e scoprendoci tutti e quattro inte- ressati più ai menu che al resto.
Ripensandoci ora, cene parecchio noiose, dove la conversazione latitava, scivolava da un film alla serie televisiva che bisognava vedere, al patto del Nazareno, ai viaggi che avremmo voluto fare. Il silenzio era pronto a farsi sentire e inter vallava chiacchiere che iniziavamo a turno come scolari diligenti. Cene da cui tornavamo brilli e assonnati ripetendoci che Giovanni e Francesca erano proprio persone carine, ma un po’ pallose. E probabilmente lo stesso avranno pensato loro di noi.
Ritenevamo che fosse im- portante, almeno una volta alla settimana, lasciare i figli alla ragazza alla pari, tirarci un po’ a nuovo e uscire la sera. Non credo che siamo tornati mai a casa dopo mezzanotte.
Quindi, quando Marta ha detto di essere interessata ai club di scambisti con lo stesso tono con cui avrebbe chiesto dell’ultima mostra alle Scuderie del Quirinale, mi sono cadute dalla forchetta le orecchiette con le cime di rapa.
Ho subito pensato a Luca. Luca è nostro figlio di 14 anni che, oltre ad andare malissimo a scuola, abbiamo scoperto da poco che si fa un sacco di canne e in casa è sempre aggressivo, soprattutto con la madre. Nell’ultima settimana, con l’arrivo delle pagelle, avevo visto Marta annaspare, andare a letto preoccupata, chiedersi se aveva fallito come madre.
La notizia però ha prodotto un’esplosione di risate in Francesca, che è quasi finita con il naso nel piatto di bolliti misti. Francesca ha più o meno l’età di Marta. Una quarantina d’anni. Di tutti noi è quella che beve di più, spesso la vedevamo tornare alla macchina incerta sui tacchi alti, sostenuta dal marito. C’era in lei un’energia compressa e disperata che a volte le usciva fuori con commenti inopportuni, espressioni volgari che poi scomparivano subito come i fischi di una pentola a pressione.
È una bella donna, anche se negli ultimi anni ha preso peso, si lamenta dei chili in più, ma mangia come uno scaricatore. Ha due tettone naturali e abbronzate che vela dietro vestiti neri. Capelli biondi e ondeggianti che le cadono sulle spalle e incorniciano un volto paffuto ma sensuale a suo modo. Labbra carnose e occhi azzurri che diventano languidi dopo il secondo bicchiere di Ribolla. Tutto il contrario di Marta, che con gli anni si è asciugata, seccata e riempita di spigoli.
« Fantastico, Marta. Io lo sapevo che tu sei la migliore qui in mezzo. Certo che ci dovremmo andare. Perché no? Io sono d’accordo. Basta con ’sti cazzo di ristoranti e gli orgasmi gastronomici».
Marta le ha sorriso appena, senza scomporsi, si è spinta gli occhialini da vista sul naso e ha guardato me e Giovanni. «E voi ragazzi, che ne dite?».