GQ (Italy)

Ansel Elgort

- Testo di HOWIE KAHN Foto di MARK SELIGER

Ha imparato l’arte e, come dice il proverbio, l’ha messa da parte. Tante discipline, non una sola. Perché Ansel Elgort, di quell’arte, è anche fglio: la madre, Grethe Barrett Holby, 66 anni, è una quotata commediogr­afa e drammaturg­a; mentre il padre Arthur, nato nel 1940, è uno dei più famosi fotograf di moda del mondo. Un vero gigante, un “monumento” dell’iconografa fashion che dal debutto sulle pagine dell’edizione inglese di Vogue nel ’71 è sinonimo di eleganza e spontaneit­à. Al punto che la sua città – è nato a New York in una famiglia di ebrei russi – l’ha onorato con la grande mostra The Big Picture alla Staley-wise Gallery di Brooklyn, che lo scorso febbraio ha traslocato – con lo stesso titolo – alla Galleria Carla Sozzani di Milano (fno al 6 aprile, per informazio­ni: www. galleriaca­rlasozzani.org).

Il loro fglio minore (perché ci sono anche la sorella Sophie, pure lei fotografa, e il fratello Warren, regista) ha respirato quell’aria “speciale” dal giorno della nascita, il 14 marzo 1994.

Non a caso, visto che quando non andava ancora alle elementari mamma lo portava in teatro («Ho esordito a 5 anni in Animal Tales di George Plimpton nel ruolo di una rana che non sa saltare») e papà sul set (fotografan­dolo insieme a top model come Stella Tennant e Karolina Kurkova). Poi ha seguito corsi di danza classica, recitazion­e e dizione, ha imparato a suonare la tromba e, da autodidatt­a, il pianoforte; ha vinto gare su gare di pittura di soldatini del wargame per ragazzi Warhammer; dall’alto dei suoi 196 centimetri ha giocato nella squadra di basket del liceo, la Fiorello Laguardia High School of Music & Art and Performing Arts di New York... Quindi ha cambiato strada ed è diventato una star dell’edm (l’electronic Dance Music, come chiamano la dance americana) con il nome d’arte di Ansølo, affbbiatog­li dal fratello Warren. Ma anche, e soprattutt­o, un attore di successo.

La popolarità non lo ha cambiato: si sente ancora un ragazzo che sogna di «schiacchia­re in testa a Kevin Hart »

Ha letteralme­nte bruciato le tappe: basti pensare che il debutto è avvenuto nel 2013, con una piccola parte nel remake di Carrie - Lo sguardo di Satana diretto da Kimberly Peirce; quindi c’è stato il grande successo nel ruolo di Caleb Prior in Divergent, nel 2014, seguito dalla diffcile prova in Colpa delle stelle di Josh Boone (ambientato fra giovanissi­mi malati di tumore, in cui interpreta un ex giocatore di basket cui è stata amputata una gamba). Sempre all’anno scorso, infne, risale un’altra prova giudicata molto positivame­nte dalla critica in un flm pieno di stelle di Hollywood: Men, Women & Children di Jason Reitman, al fanco di Adam Sandler, Jennifer Garner ed Emma Thompson.

Mica roba da poco, per un ragazzo di vent’anni. Che nel frattempo non si è montato la testa ma continua a vivere la sua vita con la leggerezza e l’allegria di chi da poco non è più un teenager ma non si fa mancare tanto basket – sia nei campetti di Williamsbu­rg, a Brooklyn, che al Madison Square Garden in occasione dell’nba All-star Celebrity Game («Sogno di piazzare una schiacciat­a in testa a Kevin Hart»). Né mancano le grandi serate alla console di tanti club fno alla consacrazi­one all’electric Zoo Festival di New York e, quest’anno, all’ultra Music Festival di Miami: o magari la festa di compleanno di Taylor Swift, passata a chiacchier­are con Jay-z. E la presentazi­one delle nomination agli Screen Actors Guild Awards a Los Angeles, al fanco di una “minuscola” Eva Longoria. E una gradevole apparizion­e alla serata della consegna degli Oscar.

Insomma, Ansel Elgort fnora ha dimostrato di avere le idee chiare, e di saper prendere i suoi tempi senza lasciarsi sopraffare in

A 5 ANNI LA P R I M A V O LTA I N S C E N A : « F AC E VO

UNA R ANA»

nessun modo dal successo raggiunto. Cosa che potrebbe accadere con una certa facilità visto che un peso massimo come il regista Jason Reitman di lui ha detto: «Quel ragazzo assomiglia a Marlon Brando. E ti fa la stessa impression­e». Ma lui è diverso, come ha spiegato senza peli sulla lingua Shailene Woodley, co-protagonis­ta al suo fanco di Colpa delle stelle, Divergent e del relativo prossimo sequel Insurgent (nel 2016 è prevista la conclusion­e della serie, che sarà intitolata Allegiant): «Ansel non è “solamente” un attore, è anche un musicista e un produttore musicale. È bravissimo a dipingere soldatini e balla come un vero fglio di puttana. Se deciderà di passare il resto della vita a recitare, sono convinta che riuscirà a farlo. Se vorrà fare il musicista, farà il musicista. Se vorrà scalare l’everest o diventare un fottuto profession­ista del deltaplano, ecco, è esattament­e quello che fnirà per fare».

«Da single non me la passavo mica male, ma sentivo che mi mancava qualcosa»

A molti continua a suscitare tenerezza: tutta quest’ira di Dio, che sconvolger­ebbe persone ben più mature, sembra fuire verso di lui in maniera naturale e quasi logica, così lasciandog­li i tempi e i modi di decidere. Sempre con saggezza: « Insomma, fare una cosa che non ami è dura, far qualcosa che ami è facile: cerco di guadagnarm­i da vivere nel secondo modo».

A proposito di amore: niente follie, sta con una compagna di scuola del liceo, Violetta Komyshan, dal 2012. La loro storia ha avuto una “pausa di rifessione” di cinque mesi, ora sono tornati insieme. «Non che da single me la passassi male, anzi. Ma sentivo che nella mia vita mancava qualcosa... da lì ho capito che era proprio amore». Lo dice con un sorriso, mentre butta giù con la massima naturalezz­a nell’ordine: un’omelette, due toast alla cannella, un cheeseburg­er e un’enorme insalata.

Quanto al futuro: è già stato annunciato che nel 2016 sarà il protagonis­ta di Van Cliburn, nel ruolo del celebre pianista scomparso nel 2013. Ma programmi veri e propri sostiene di non averne, anche se spesso accenna a «nuovi modi per restare sempre creativo»: per questo, quando discute di cinema, si concentra sulla parte artistica (la recitazion­e) piuttosto che su quella economica (lo showbusine­ss); se proprio deve parlarne trova sempre il modo di collegarlo alle sue passioni. «Ecco, vorrei comprarmi una casa», ammette fotografan­do un annuncio immobiliar­e in Bedford Avenue, nella “sua” Williamsbu­rg. «Così riuscirei a starmene per conto mio. Così potrei recitare a teatro, potrei lavorare a Broadway; potrei fare i flm che voglio senza sentirmi costretto ad accettare una parte per pagare il mutuo. Ecco, se cominci a ragionare così sei fottuto. No, non voglio che siano i soldi a decidere la mia carriera: voglio che a guidarla siano le mie scelte ar tistiche». Beata gioventù.

«DICIAM O LA V E R I TÀ : F A R E U N A C OS A C H E A M I È F AC I L E » «Quando cominci ad accettare qualche parte

per poter pagare il mutuo, sei fottuto»

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