GQ (Italy)

Il mio piano suonerà il pop

IL GENTLEMAN La superstar cinese della musica classica LANG LANG ( il 30 giugno a Milano) ha deciso: « Ora un disco con arrangiame­nti grandiosi e ritmi hip hop »

- Testo di SIMONE SACCO

Nyon è un’oasi di quiete nella Svizzera francese, a pochi chilometri da Ginevra. Qui, come sa bene ogni calcioflo, la Uefa ha il suo quartier generale e Michel Platini è di casa. Tuttavia il nostro obiettivo è un altro: seguire un cinese thir tysomethin­g (compie 33 anni il 14 giugno), educato come nel più classico degli stereotipi sugli orientali, che ora è intento a frmare la scultura di una mucca piazzata davanti all’ingresso di una manifattur­a.

Lang Lang, il pianista che da anni ha trasceso lo status di serioso e inavvicina­bile musicista classico, sta lasciando il suo autografo su un’opera dell’artista Walter Knapp (autore del progetto itinerante Cow Parade) accanto a quelli di altre celebrità, essendo diventato ambassador di Hublot, il brand di orologi hi-tech. E oggi è a Nyon, nella sede-laboratori­o dell’azienda, per farsi raccontare com’è fatto il prezioso esemplare di Big Bang Carbon Bezel Baguette Diamonds (prezzo di listino: 80mila dollari...) che indossa sul polso sinistro. Come se si trattasse di un pianoforte a coda Steinway o di una Ferrari.

Gira per la manifattur­a col camice bianco da artigiano del lusso. Osserva curioso, sfora con i guanti i delicati ingranaggi, porge domande a chiunque lavori con pinzette e monocolo. E chiacchier­a con l’entusiasmo di un bimbo che ha appena svaligiato un negozio di Playstatio­n.

Prima sarà agli Arcimboldi, poi in vacanza a Capri

«Arrivi dall’italia? Wow, adoro il tuo Paese e tra poco verrò a lavorarci», mi dice. Dopo aver partecipat­o in piazza Duomo alla grande serata d’inaugura- zione dell’expo meneghino, il 30 giugno tornerà a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, per un recital molto atteso. L’italia, in effetti, lo affascina soprattutt­o per una questione di dizionario pianistico: «Fin da piccolo ho iniziato a familiariz­zare con la vostra lingua, ma non ero un tipo da “Ciao, bella” o “pasta al pomodoro”. A me piacevano parole come “Adagio”, “Moderato”, “Fantastico” e “Allegretto”. Ah, l’italia! Magari tra qualche mese mi regalerò una vacanza a Capri e lì comincerò a pensare a della nuova musica».

Molte cose sono cambiate nell’immaginari­o culturale di Lang Lang da quando si esibiva, appena 13enne, alla Concert Hall di Pechino o si faceva accompagna­re in Giappone dalla Moscow Philharmon­ic Orchestra tirando giù i teatri. Gli orizzonti si sono ampliati, il rock più colto è andato a bussare al suo convento. Tipo quello di Mike Oldfield, che nel 2008 lo invitò a suonare in Music of the Spheres, il cui ricordo, però, oggi non gli suscita particolar­i entusiasmi: « È successo tanto tempo fa, ero

GIÀ A 13 ANNI

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