GQ (Italy)

Il coreano che va più veloce

LA TECNOLOGIA Fatto a Seul, ma ispirato alle luci e ai colori di Venezia: è il nuovo Galaxy 6 di SAMSUNG. Ce lo racconta il suo creatore, che arriva dal mondo delle supercar

- Testo di RICCARDO MEGGIATO

Sorriso sincero e sempre impostato su “On”, Hong Ku Yeo è un coreano atipico: dopo aver studiato al Royal College of Art di Londra, è andato a fare esperienza a Detroit, per poi tornare in Gran Bretagna e mettersi al lavoro sulle supercar Mclaren. Da lì il salto a Samsung, dove lavora da tre anni rivestendo il ruolo di senior designer. Un salto corto, come spiega lui stesso: « C’è una connession­e diretta tra supercar e smartphone: in entrambi i casi si tratta di design emozionale».

Cioè?

«Quando una persona acquista un’auto sportiva o uno smartphone come il nuovo Galaxy S6 Edge, va oltre le valutazion­i funzionali: c’è molto di più, e il design fa la parte del leone».

Com’è avvenuto il passaggio a Samsung?

« Tre anni fa sono stato chiamato a occuparmi di ricerca per un nuovo concetto di smar tphone, ma solo l’anno scorso tutto questo lavoro si è concretizz­ato nel progetto Galaxy S6 e S6 Edge».

razione per questo modello?

«Innanzitut­to i viaggi, in particolar­e uno a Venezia».

Cosa l’ha colpita della città lagunare?

«Il vetro e i colori, prima di tutto. Siamo prima andati a Murano, la vera capitale del vetro, mentre per i colori, Venezia ne è piena. Basta guardare i canali, il modo in cui la luce li colpisce generando un’infinità di sfumature, e di come queste poi rimbalzano sugli edifici che s’affacciano sull’acqua».

Se dovesse scegliere un solo elemento d’ispirazion­e per questo Samsung S6, quale sarebbe?

« La luce. Come la percepiamo, come reagisce e interagisc­e con l’ambiente, come si riflette. Con il Samsung S6 volevamo catturarla e renderla parte del dispositiv­o».

E come ci siete riusciti?

«Con il vetro e con Venezia. Abbiamo passato un sacco di tempo a scegliere i materiali migliori, che sancissero questo rapporto intimo con la luce».

Da qui la scelta di ricoprire di vetro anche il retro?

«Esattament­e».

In questo modo, però, avete dovuto rinunciare alla batteria rimovibile...

( ride di gusto) «Io mi reputo un vero appassiona­to di tecnologia, e sono stato il primo

criticare questa idea in fase progettual­e. A quel punto, gli ingegneri mi hanno mostrato le prestazion­i della batteria che ora trovi nell’s6: ricarica wireless, autonomia, longevità e tempi di ricarica da record mi hanno convinto. Era davvero il momento di dire addio alla batteria rimovibile, a fronte di un design superiore».

Qual è l’iter che segue per progettare il design di uno smartphone?

«L’obiettivo che mi è stato dato era molto semplice: creare un “dream-phone”, partendo da zero. Io e il mio team avevamo carta bianca e, proprio da lì, dai fogli, siamo partiti: prima tanti schizzi su carta, poi la modellazio­ne 3D al computer, poi il prototipo con la stampante 3D, quindi i primi esemplari».

Usa ancora la carta, quindi? Una soluzione un po’ vecchia maniera, no?

«Se vuoi creare un oggetto che regali emozioni, devi progettarl­o con strumenti che diano emozioni a te, e la carta è quello che me ne dà di più».

Il futuro degli smartphone secondo Yeo?

«Dopo aver avuto la possibilit­à di creare uno smartphone da zero, senza alcuna costrizion­e, posso dire che solo l’immaginazi­one è il nostro limite».

Se il Galaxy S6 fosse una supercar, quale modello sarebbe?

«La più veloce e bella, ovviamente».

« L’ I D E A È N ATA D O P O UNA VISIT A A M URANO»

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