GQ (Italy)

IL CAFFÈ RIEMPIE L A B O R SA

BUSINESS Dietro il marchio SEGAFREDO c’è un colosso dell’espresso (e del tè), presente in tutti i continenti con 29 brand. Dopo la quotazione di inizio giugno a Piazza Affari, il presidente Massimo Zanetti ha già in testa di fare un altro grande salto

- Testo di CAMILLA CONTI

“Un caffè in Piazza Affari”, hanno titolato i giornali alla fine dell’anno scorso, quando la Massimo Zanetti Beverage Group ha annunciato la sua quotazione in Borsa (missione portata a termine all’inizio di giugno). È solo l’ultimo capitolo della lunga storia del gruppo trevigiano, noto in Italia per il marchio Segafredo ma con un portafogli­o di ventinove brand e un network globale di quarantaci­nque società. Ci sono anche le macchine per caffè La San Marco; il tè scozzese Brodies, amato dai parlamenta­ri di Edimburgo; il tè e il caffè Tiktak, che finiscono nelle tazze dei reali d’olanda. E anche il coffee Kauai, che arriva da una piantagion­e di 1.500 ettari alle Hawaii e viene sorseggiat­o abitualmen­te da Barack Obama.

Fattura 780 milioni di euro, con un network di 45 società

Una vera e propria industria del caffè (e del tè) a 360 gradi, non un classico torrefatto­re, che parte dall’approvvigi­onamento delle migliori materie prime per arrivare alle caffetteri­e, produce marche private per le grandi catene della distribuzi­one e della ristorazio­ne, ma anche macchine e attrezzatu­re da bar. Un po’ Starbucks nel retail, un po’ Green Mountain nelle capsule Usa. E c’è chi sostiene che l’azienda abbia anche un po’ della Nestlé.

Di certo parliamo di uno dei più grandi player globali nel settore del caffè, dietro a colossi come Nestlé e Kraft. La Massimo Zanetti Beverage Group è presente in oltre 100 Paesi, in tutti e cinque i continenti, con circa 100mila clienti e oltre 400 negozi in franchisin­g, per un fatturato di 780 milioni di euro (il 90% ottenuti all’estero).

Il mercato più importante è quello americano, poi vengono Francia, Germania, Italia e Finlandia. L’ultima bandierina è stata piantata in Asia, con l’acquisto, per 85 milioni di dollari, di Boncafè, attivo in Thailandia, Singapore, Malesia, dove è leader nella torrefazio­ne e nella vendita di caffè gourmet e attrezzatu­re da bar.

Nel 2015 è stata siglata una partnershi­p commercial­e per l’apertura di cinquanta “boutique del caffè” in Cina, ed è stato inaugurato il primo impianto di torrefazio­ne del gruppo in Vietnam, nel distretto industrial­e di Ho Chi Minh: lo stabilimen­to si estende su una superficie di oltre 5mila metri quadrati, con una capacità produttiva che può raggiunger­e circa 50mila sacchi di caffè all’anno.

Negli ultimi mesi, il gruppo ha anche rilevato il marchio centroamer­icano Ceca, tra i più diffusi in Costa Rica. Tanto che Café Montaña, braccio latino–americano degli Zanetti, scalerà presto la classifica dei caffè più venduti salendo dal quinto al terzo posto, con il 15% del mercato costarican­o.

Il modello di business dell’azienda somiglia a quello di Luxottica: crescere per acquisizio­ni, puntando ai Paesi dove il mercato è dinamico. In realtà, Massimo Zanetti (classe

CRESCE NEI

PA E S I DINAMICI E A R R I VA F I N O

A O BAMA

1948) ha raccontato una volta che l’ispirazion­e gli è arrivata seguendo un seminario nel quale il cardinale Carlo Maria Martini spiegava com’era organizzat­a la struttura della Curia ambrosiana: « Una macchina perfetta. La Segafredo l’ho rifatta uguale».

Qualche anno fa, Banca Intesa lo ha scelto come testimonia­l della campagna pubblicita­ria per la nuova banca corporate, con l’idea di mostrare una storia imprendito­riale di successo. Ora, la sfida della Borsa. «Le risorse della quotazione serviranno per crescere ancora», spiega il presidente. «Ma anche per realizzare un virtuoso passaggio di consegne alle generazion­i future». In azienda, infatti, lavorano il figlio Matteo, presidente della controllat­a Coffee System che fa le macchine per le capsule, e la figlia Laura, che segue la Fondazione, una onlus attiva in Africa e in Sudamerica con diversi progetti per l’infanzia.

Il patròn di Segafredo rappresent­a la terza generazion­e di una famiglia di mercanti di caffè e spezie. Il padre Virginio fu uno dei più importanti crudisti del dopoguerra. Il marchio di punta del gruppo, la torrefazio­ne bolognese Segafredo, fu rilevata da Massimo Zanetti negli Anni 70, mentre l’espansione fuori dai confini e il salto dimensiona­le del gruppo sono avvenuti nel decennio successivo. L’imprendito­re ha iniziato la sua conquista dell’europa sia tramite acquisizio­ni di aziende locali (la francese Voudour Danon, l’austriaca Fabia, l’olandese Tic Tac) a volte anche più grandi per fatturato, sia con aperture di filiali commercial­i.

Dall’europa, Zanetti è passato agli Usa − con l’acquisizio­ne di alcune aziende e attività legate al caffè della multinazio­nale Sara Lee − e poi all’asia, ma intanto ha completato la filiera comprando uno dei principali produttori brasiliani, noto per avere le piantagion­i più grandi del mondo. Il suo gruppo è stato il primo player di caffè italiano a lanciare la formula delle caffetteri­e in franchisin­g.

Scoprì Senna, ora è di nuovo tra gli sponsor in Formula 1

Oggi la rete internazio­nale di coffee shop MZB è uno dei più grandi franchisin­g network al mondo, con oltre quattrocen­to punti vendita in tutti i continenti. Chock Full o’nuts, classico format americano, ha una presenza massiccia nell’area New York/new Jersey. Puccino’s è molto forte nel Regno Unito e nelle aree ad alto traffico come aeroporti, stazioni e centri commercial­i.

Massimo Zanetti, però, non è solo imprendito­re. Ha rilevato il Treviso calcio, sponsorizz­ato il basket, il ciclocross, l’hockey Cortina e per un po’ anche il Bologna Calcio. Nel settembre scorso è tornato tra gli sponsor della Formula 1, dopo vent’anni di assenza, legandosi di nuovo alla Mclaren, della quale fu già partner tra il 1984 il 1986, ai tempi di Lauda, Prost, Rosberg.

Del resto, lui è l’uomo che può vantarsi di avere messo Ayrton Senna al volante: «Era il 1984», racconta. «Mi chiamò Bernie Ecclestone, segnalando­mi quel ragazzino. Lo imposi subito alla Toleman».

IN BRASILE HA PRESO LE P I A N TAGIONI PIÙ GRANDI D E L MONDO

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