GQ (Italy)

Un malanno tira l’altro

D i N I C CO LÒ A M M A N I T I

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Istruzioni per renderti la vita peggiore. Ti svegli di notte, all’improvviso, sei assetato, molto assetato, strabuzzi gli occhi, hai sognato che eri bambino e stavi al mare e tua nonna, la tua amata nonna, ti obbligava a ingoiare manciate di sale. Com’è possibile che hai quella sete? La pressione? Può essere la pressione alta?

Da qualche parte hai letto, forse sull’inser to salute del Corriere, che l’aumento di pressione può portare ad avere sete, soprattutt­o la notte, le ossitocine, la melanina… Cose del genere. Ricordi distintame­nte che l’aumento di pressione notturna è pericolosi­ssimo, il cuore, l’infarto, i bypass, gli stent e ogni avvisaglia di anomalie non deve essere trascurata e la sete improvvisa non può che esserne un avviso e bisogna, domani mattina, andare a comprarsi l’apparecchi­o per la pressione. Ne avevi uno ma era cinese, una merda ed era sfiatato, e se quello che segnava era vero allora avevi la pressione di un varano di Komodo.

E certe cose non si comprano così, certi apparecchi che servono a monitorare lo stato di salute vanno comprati buoni, tedeschi, non su Amazon, bisogna spendere. A che ora aprono le farmacie? Forse meglio andarsene alla Bios e farsi fare tutti gli esami perché questa sete è innaturale, nemmeno i naufraghi. Sicurament­e non può essere quello che hai mangiato a cena. Che hai mangiato? L’antipastin­o di parmigiana di melanzane e le alici di Cetara non possono essere, la pizza rustica con le olive di Gaeta e i capperi di Pantelleri­a nemmeno. La schiacciat­ina con il sale azzurro del Mar Morto l’hai appena assaggiata. E la pasta e sarde? Forse, ma ne hai prese solo un paio di forchettat­e. Ti alzi dal letto. Hai la sensazione che la lingua non ti entri più in bocca. Esci dal letto e ti avvii emettendo rantoli sfiatati verso la cucina, ma poi devii verso il bagno, lì ti attacchi al rubinetto e ingurgiti otto litri di acqua gelata.

Ecco, adesso ti senti meglio. Certo hai riempito lo stomaco di tutta quell’acqua piena di calcare, l’acqua di Roma è calcio, basta vedere come riduce la teiera e le serpentine della caldaia. In cucina avevi la Levissima che è calcio free. E va bene, una volta… Uno si può pure bere otto litri d’acqua di Roma. Non è che ti vengono i calcoli subito. Ma invece lo stomaco? Guarda come si è gonfiato. Che hai fatto? Accendi la luce e ti guardi nello specchio di profilo. Sollevi la giacca del pigiama. È gonfissima. Sembri un anaconda che si è ingoiato una boa (quella che galleggia, non la moglie del boa). Non è normale che l’addome si espanda in quel modo. Sai cosa significa questo? Significa che non hai più addominali, che si sono slabbrati come gli elastici di una mutanda vecchia, vabbè succede a una certa età. E per quello c’è solo una cosa: la ginnastica, una marea di flessioni.

Sai che fai? Dopo esserti comprato il manometro per la pressione, te ne vai dritto dritto in palestra e ti iscrivi. Una buona però. E non esageri, lo fai solo tre volte a settimana. L’importante è che lo fai sempre. Tipo Pilates. Tutti dicono che Pilates è il non plus ultra. Il girotonic. Ti rimetti a letto e come prima cosa molli uno scorreggio­ne che fa gonfiare le lenzuola come lo spinnaker del Moro di Venezia. Per fortuna non sveglia tua moglie. Sicurament­e hai questi sfiati perché tutta l’acqua nello stomaco crea una pressione negativa nell’intestino. Certo è molto strano. Non ha odore. Aria di montagna. Almeno Marina è salva. Ma le lof fe inodori non sono il prodotto della digestione. Non sono gas di scarico come il metano, l’etano, l’acido solforico, ma aria atmosferic­a: e come ci arriva nell’intestino? Ovvio. Dalla bocca. Quella che hai appena emesso l’hai ingoiata dormendo perché sei un aerofago notturno. Mentre dormi russi e butti giù aria. E lo sai perché? È l’ansia. Il nervosismo. Le preoccupaz­ioni. E per questo ci vogliono gli ansiolitic­i. Quelli buoni però. Senza, continuera­i a scorreggia­re come un asino. Domani, dopo la farmacia, dopo la palestra, sai che fai? Vai da quello bravo, il medico, quello psichiatri­co…

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