Fatela breve, fatela bene
D i N I C CO LÒ A M M A N I T I
Questo mese vorrei parlare un po’ dei racconti, genere letterario poco amato dalla gran parte dei lettori. Per qualche ragione oscura la narrazione breve lascia spesso in chi legge la sensazione di aver assaporato un antipasto, un ottimo tramezzino con il salmone o una pizzetta con l’alice sfiziosa, ne puoi leggere quanti ne vuoi, ma ti manca l’impatto, la sensazione di sazietà e di completezza che invece dà il romanzo.
È come se nei racconti il lettore non trovasse quello sviluppo minuzioso e progressivo dei caratteri, lo spiegarsi lento della situazione, la sedimentazione del paesaggio che va a legarsi con l’immaginario e la memoria personale.
Questo, secondo me, dipende molto dalle premesse dei due generi: nei racconti, la storia, il meccanismo della trama, la sorpresa, spesso è condizione essenziale alla riuscita di una storia breve, nei romanzi invece è un grande edificio, un’impegnativa architettura, costruita con giustapposizioni progressive, scandita attraverso le parti, i capitoli e ogni tanto da antecedenti e conclusioni.
I racconti, per poter trascinare, spesso partono da premesse inverosimili, o da fatti puntuali che si sciolgono nell’arco di poche pagine. Devono avere un finale sorprendente, che ribalta la storia. Questo ovviamente non è vero in assoluto, anzi ci sono moltissimi casi in cui il racconto con poche descrizioni precise, con una lingua attenta, fotografa una situazio- ne, un momento che non ha bisogno di ulteriori sviluppi. Il problema però resta. Qualcosa di molto simile succede anche in ambito cine- matografico: nessuno (tranne i veri cultori) ha memoria di cortometraggi mirabolanti, significativi, il loro ricordo si consuma nel tempo di pochi giorni, ma ognuno di noi ha i propri film nel cuore, anche se visti quando eravamo ancora bambini. I film ci scuotono, ci annoiano, ci divertono, i corti ci fanno sorridere qualche istante, ci commuovono, ma spesso ci annoiano. Cosa c’è di più mortale di una maratona di corti? Alla fine cerchiamo solo di fare la nostra personale classifica. Sembrano quasi degli esercizi di preparazione per
il regista che prima o poi dovrà provarsi con il lungometraggio.
Per i racconti, per fortuna, non è così, esistono veri casi letterari di autori capaci solo di scrivere racconti o che si sono espressi in maniera veramente eccellente in questo genere, i primi che mi vengono in mente sono Raymond Carver, Edgar Allan Poe, Julio Cortázar e Dino Buzzati. Io non amo le playlist, le classifiche e le liste, ma ho voglia di dirvi alcuni racconti che sono ancora incrosta- ti tra i recessi del mio cervello e avvolgono delle loro spire il mio cuore.
Il primo è Un giorno ideale per i pescibanana. J.D. Salinger in poche, essenziali, pagine delinea la fatica di vivere di un ex soldato traumatizzato dalla guerra. L’incontro con una bambina su una spiaggia ci fa intuire il mondo fantastico di questo uomo e la sua incapacità di esistere. Uno di quei racconti che dopo averlo letto non puoi non consigliarlo a chi vuoi bene.
Di tutt’altro genere è Re della sabbia di George R.R. Martin, l’autore della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco. È un classico racconto di fantascienza, la SF ha dato forse le sue migliori prove proprio in questo genere. Pensate a Isaac Asimov, Philip K. Dick e Bradbury. In questa storia l’autore inglese narra di strani insetti alieni che vengono allevati e che combattono tra loro aizzati dal loro padrone fino alla catastrofe finale.
Il cosciotto di agnello di Roald Dahl. Racconto divertentissimo che ribalta completamente la classica storia gialla alla Agatha Christie con un finale inaspettato. Da poco la Longanesi ha ripubblicato un’antologia con tutti i racconti di questo scrittore. Altamente consigliata.
E per finire Gente del Wyoming di Annie Proulx. Da questo racconto lungo è stato tratto il film Brokeback Mountain di Ang Lee. L’amore impossibile tra due cowboys in un’america gelata e retriva. La qualità della scrittrice Annie Proulx qui dà il meglio di sé.