QUESTIONE DI S TILE
Smoking immacolati, camicie di jeans o a scacchi, gessati e cappelli da ganster, giacche coloniali: Robert Redford ha lanciato senza sforzo continue TENDENZE SARTORIALI. Qui le racconta una grande firma del giornalismo di moda
REDFORD È IL SEX SYM B O L D I S P O S TO A S AC R I F I C A R E L’AMO R E P U R DI RIMANERE FEDELE
A SE S TESSO
Oggi, a 79 anni, il suo viso è segnato dalle rughe ma nobilitato dalla solennità, la stessa che lo rendeva irresistibile nel suo film forse più bello, La mia Africa, e che ha lanciato un’altra moda, fatta di un’eleganza coloniale tipicamente inglese un po’ sgualcita. Chi non avrebbe voluto essere Redford con quel cappello malconcio, le giacche di lino logore e le bretelle? La giacca da safari, che Yves Saint Laurent aveva reso celebre ridisegnandola per le donne, dopo il bacio fra Redford e Meryl Streep è diventata il massimo dello chic coloniale per gli uomini. Ma anche all’apice del romanticismo, Redford non mira a conquistare la ragazza: rimarrà sempre un sex symbol, disposto a sacrificare l’amore pur di essere fedele a se stesso, come ne Gli spericolati o in L’uomo che sussurrava ai cavalli.
È difficile da concepire oggi, in un’epoca in cui tanto giornalismo si riduce a seguire le vite delle star, per adularle o dileggiarle. Ma quando Redford si è rimboccato le maniche e ha allentato la cravatta per interpretare Bob Woodward in Tutti gli uomini del presidente − alla ricerca della verità sul Watergate − ha rappresentato il giornalismo al suo meglio, come una nobile lotta per resistere ai poteri forti e smascherarne la corruzione, ed è così che lo ricordiamo ancora.
Ma proprio quando pensavate di averle sentite tutte, in fatto di moda maschile, ecco spuntare l’ultima tribù di fusti sexy: i Lumbersexual. La loro estetica è fatta di virilità urbana: uomini di enorme successo che imitano il look dei taglialegna per guadagnarsi un alone di robusta mascolinità. Come sempre, a capeggiarli è Redford, nel pieno dei 70 anni, anche se le origini risalgono già al 1972, tra le Montagne Rocciose, in Corvo rosso non avrai il mio scalpo. Bob era un leggendario montanaro chiamato “Mangiafegato” Johnson, il primo di una lunga serie di cani sciolti che sfidano il potere e l’establishment interpretati nella sua carriera.
Per le madri che ci leggono, potete scoprire se vostro figlio è diventato un Lumbersexual dai tratti seguenti: barba arricciata, ma pettinata con cura meticolosa; camicie di flanella indossate con il colletto rigirato all’insù; vecchi modelli di jeans, con il risvolto alla caviglia; scarponi Danner o Timberland, meglio se usati. Nella nostra epoca ecologista, il Lumbersexual ha nostalgia dei tempi in cui l’uomo viveva dei frutti della terra. Pensate a un gangster del Midwest con aspirazioni sartoriali, un quasi gay tatuato che ama la vita all’aria aperta, come nella serie di culto Fargo.
La Mecca di questa nuova tribù è inevitabilmente il Sundance Film Festival, dove a gennaio alcuni idoli delle donne, come Ryan Reynolds e Chris Hemsworth, si sono presentati sotto la neve con camicie a quadri rosse e nere, di ottimo taglio ma ruvide il giusto, pantaloni attillati e stivali da lavoro malconci, il tutto coronato da barbe pettinate ad arte. Sempre badando all’accessorio fondamentale: un Hublot o un Rolex d’epoca, per far capire che non ci si guadagna da vivere con il duro lavoro manuale.
Il Lumbersexual rappresenta l’aspirazione a un maggiore individualismo, in un’epoca in cui gran parte degli uomini si sente estraniata dal potere. È l’incarnazione del tipo rude, anche se il monte più alto che scalerà saranno i quattro piani di scale che portano al suo loft sulla Bowery. Oggi, però, se il Principe Azzurro dei Lumbersexual è Ryan Gosling, nei panni di un motociclista mal rasato che dorme in un fienile in Come un tuono, il vero Re è solo Robert Redford.