Italiani Maiuscoli Valentino Rossi TRE CURVE E POI VIA
D I G I OVANNI MONTANARO
Come ogni anno, da un giorno all’altro, senza farsi tanti scrupoli, arriva l’inverno. E fa freddo anche qui, in questa terra da estate, di grano e castelli rossi, di Paolo e Francesca, guelfi, ghibellini e distributori di benzina, villette, sabbia, ciabatte. È che quell’anno lì non è uno a caso, è il 1993. A dirla tutta, Valentino Rossi girava già con un kart con un rapporto peso-potenza che pareva una Lamborghini Diablo, che tutti andavano dalla mamma a dirle «ho visto tuo figlio, fermalo». Ma adesso ha 14 anni, e secondo la legge può guidare il suo Viper giallo-viola. Scuola, pranzo e poi SS16 Panoramica, tutta curve, salite e discese, cambi di ritmo, un circuito a strapiombo sull’adriatico. Quattro, cinque volte al giorno. Lui non è che sia tanto attento al paesaggio, vuole solo andare forte, più degli altri. Gli altri sono una decina, i suoi amici di sempre; è un buon segno, per un uomo, tenersi gli stessi amici per tutta la vita, vuol dire che funziona bene. E lui va più veloce di tutti. Ogni tanto si scambiano gli scooter, perché tutti pensano che lui l’abbia truccato chissà come. Ma tutti le hanno tolte, le strozzature, e sistemato cilindri, sospensioni, gomme. E infatti, dopo tre curve della Panoramica, nessuno lo vede più. Sono belli, gli scooter. Servono per trovarsi, andare in spiaggia, scappare dai carabinieri, senza riuscirci quasi mai. Per farsi stringere dalle ragazze; le biondine, le brune, l’eterna contesa che Valentino, come tanti, non ha mai risolto in modo definitivo. Ma, in fondo, ogni nuova idea è un modo per starci su il più a lungo possibile, il più velocemente possibile. Arrivato l’inverno, Valentino Rossi potrebbe anche prendere la corriera, per andare al linguistico a Pesaro. Ma la cosa non gli piace, perché secondo lui è da sfigato e perché con lo scooter ci si mette venti minuti di meno, bottino prezioso per chi ama dormire. Così, continua a scendere giù in Viper, imbottito con i giacconi, le sciarpe, i berretti. E la cartella. Dove tiene il Barbour che si mette prima di entrare, per fare il figo con le ragazze: «Io il freddo neanche lo sento». Ma l’inverno è inverno, anche qui. Così, per evitare congelamenti e broncopolmoniti, il papà gli compra un’ape arancione. Eccolo lì dentro, Valentino Rossi, uguale a com’è adesso dopo tutti questi anni, alto e magro, i capelli che erano lunghi dietro le orecchie, gli occhi furbi, le frasi secche, i pantaloni a scacchi e le felpe che stanno bene solo a lui, la tentazione di prenderti in giro. Quella capacità di fare allegria, che è più grande ancora di come guida la moto. Eccolo, dentro un’ape da pensionati, da vecchi. Sprofonda dalla vergogna, quando arriva a Tavullia. Tutti lo prendono in giro, dagli scooter. Per un po’. «Ragazzi avete freddo?», chiede loro. E poi, c’è da dire, soprattutto, che anche l’ape si può truccare, e può andare oltre i cento all’ora, e poi è perfetta per fare a sportellate. Così, se la comprano tutti, quei pazzi di amici lì. Anche perché quando i carabinieri ti sequestrano lo scooter, c’è sempre quella. E viceversa.