GQ (Italy)

Firmato Oldani Taste

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«Prendermi cura dei clienti è la mia missione, non solo in cucina, ma anche in sala: per questo ho voluto un ristorante che assomigli in tutto e per tutto ad una casa», racconta lo chef Davide Oldani, una stella Michelin. Del suo nuovo ristorante D’O, aperto pochi mesi fa a San Pietro all’olmo di Cornaredo (Mi), a pochi metri dal locale precedente, non è solo anima e ispiratore, ma anche designer e per - no architetto, visto che ha realizzato il progetto insieme all’archistar Piero Lissoni. Nel piano sotterrane­o ha riservato un ampio spazio, circa il 30% del totale, a un laboratori­o dove fare ricerca e sviluppare nuove idee.

Ha disegnato lei anche gli arredi? Ho alzato i tavoli e le sedie di cinque centimetri, perché l’altezza media delle persone è aumentata, e siccome la buona digestione inizia già mentre si mangia, ho cercato di schiacciar­e il meno possibile lo stomaco. Poi ho pensato anche a uno spazio dove appoggiare il cellulare, per non lasciarlo sul tavolo in vista.

Anche le posate non sono convenzion­ali. L’ultima arrivata è la racchetta per mangiare la Battuta d’inizio, piatto concepito per il lancio del nuovo ristorante: una mousse di gorgonzola fatta a forma di pallina da tennis.

Come ha fatto con la posata Passeparto­ut, per la sua celebre cipolla caramellat­a. Ho inventato un coltello, cucchiaio e forchetta tutti in un unico oggetto, per mangiare in maniera più pratica e divertente. Stessa cosa per i bicchieri: gli ho dato un taglio diverso, che permette al naso di entrarci meglio, per godere al massimo il profumo del vino.

Addirittur­a i bicchieri del vino? Se è per questo, ho ridisegnat­o anche i bicchieri per l’acqua: da una parte si beve la frizzante e dall’altra la naturale. Con questo taglio, le bolle arrivano direttamen­te sulla parte più esterna del palato e si riesce a sentire meglio la sapidità. _ (Andrea Amato)

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