GQ (Italy)

ISOLE, sudore, vecchi AMICI

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Il mare è forza otto. E il traghetto, come tutti quelli greci, è di quinta mano. I passeggeri si stringono tra di loro come nodi di corde. Lo spavento quasi si porta via l’emozione di avere nalmente trovato l’isola. Gabriele Salvatores e Diego Abatantuon­o vogliono fare un lm, sempre con gli stessi amici, più o meno. Così, partono. La Grecia la sceglie Salvatores. Se lo ricorda ancora, quel cartello sulla casa dei Pink Floyd, il suo viaggio da adolescent­e a Rodi, negli anni Settanta: «Se si arriva da Ovest, qui nisce l’europa, se da Est, qui comincia l’europa». Altrove, fuori dal mondo.

A guidare la ciurma, una costumista del Teatro dell’elfo, Thalia Istikopoul­ou, che li ha portati in trentaquat­tro posti, ma non vanno bene. Hanno quasi rinunciato, stanno per ripescare una sceneggiat­ura su cuccioli di cane usati come cavie, ambientata a Porto Marghera, altro che Puerto Escondido. È che poi Thalia ha detto quel nome strano, un poco italiano: Kastellori­zo, il castello rosso dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemm­e. Un posto che non ha senso, lontanissi­mo, appena al largo della Turchia, la dannazione dei cartogra che non sanno come disegnarlo nelle mappe della Grecia, proprio non ci sta. Ma quando Salvatores e Abatantuon­o toccano il suolo di Kastellori­zo, capiscono di essere arrivati. Lo capiscono in un’ora e mezza, il tempo di girare tutta l’isola: ci sono comicità e malinconia, tenerezza e poesie, le case colorate, il mare che ti cambia subito, appena ci entri, nessuna strada, né telefoni, né camere con il bagno per la troupe, ma asini, olive, e un unico punto in falsopiano, sulla spiaggia, per atterrare e giocare a calcio.

Sulla via del ritorno, però, il traghetto sbanda, c’è paura. All’improvviso, Abatantuon­o si mette a saltare, senza senso, di qua e di là, mentre la nave balla, e lui continua, come un giullare, come un de ciente. Tutti cominciano a sorridere. Finché non arriva un’onda anomala, lo scafo sbanda, Abatantuon­o cade insanguina­ndosi la faccia. Lui non ride più, ma gli altri ridono più di prima. La tempesta è nita. Il mare no, e darà il nome a quel lm.

Ci saranno loro due, costumisti, sceneggiat­ori, fotogra e gli altri, Claudio Bigagli, Giuseppe Cederna, Ugo Conti, Claudio Bisio, Gigio Alberti. Eccoli lì, abbracciat­i, abbronzati, si sentono belli, forti. Lo sono. Salvatores dice che cercava un’isola perché è un simbolo, e che isole, canottiere, sudore sono i lm italiani che piacciono al mondo. E dice anche che, alla n ne, è stato Abatantuon­o a insistere, perché voleva fare un lm stando fermi in un posto, se possibile al sole, se possibile al mare perché, se solo potesse, vivrebbe in acqua. Abatantuon­o, però, dice una cosa diversa, e a me piace di più: ha spinto lui per cercare un’isola, sì, ma solo perché voleva che stessero tutti ancora più stretti, isolati, tutto quel gruppo, tutti quegli amici, perché più vicini stavano più erano belle le cose che insieme riuscivano a fare.

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