GQ (Italy)

Il potere è una cravatta rossa

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Per Donald Trump − che la predilige larga, lunga e con nodo mezzo Windsor − è quasi un marchio di fabbrica, ma la cravatta rossa non è certo un’esclusiva del 45° presidente degli Stati Uniti. Si tratta, al contrario, d’una consolidat­a strategia di potere: dal premier canadese Justin Trudeau al presidente cinese Xi Jinping, quella striscia vibrante sul petto trasmette dominanza e connota il maschio alfa. Così sostengono gli scienziati della Royal Society britannica, che hanno studiato la percezione psicologic­a del colore nell’abbigliame­nto. Da un punto di vista biologico, si è notato come i picchi di testostero­ne nell’organismo − che favoriscon­o la rabbia e inibiscono la paura − aumentino l’afflusso di sangue in superficie: il richiamo a quel rossore epidermico nel vestiario comunica all’avversario lo stesso segnale di forza, autorità e sprezzo del pericolo. Meccanismi inconsapev­oli, che spiegano perché i soldati dell’esercito di terracotta, realizzati durante la prima dinastia cinese e ormai sbiaditi, avessero un foulard dipinto di rosso. O come mai fosse rossa la cravatta dei soldati croati (da cui deriva il nome, effetto della storpiatur­a della parola Croazia, Hrvatska, in croato) assoldati da Luigi XIII per la Guerra dei Trent’anni. In Italia, il grande esperto in materia è stato Bettino Craxi. La indossava sempre, per piacere e per simbologia. Al congresso del suo Partito socialista, nel 1984, quando Enrico Berlinguer venne fischiato dalla platea, il segretario del PCI indossava una cravatta scura. Craxi l’aveva rossa. E vinse quel congresso. _ (O.N.W.)

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