La Ferrari in testa
Testo di GIORGIO TERRUZZI
Sono diversi per anagrafe, stile e carattere. Sono obbligati a convivere dentro una vetrina ambita, osservata da milioni di appassionati a tempo pieno. Comoda forse, e finalmente, dopo essere stata stretta, persino angusta. Piloti Ferrari. Sebastian Vettel, tedesco di Heppenheim, ha quasi 30 anni (3 luglio 1987); Kimi Räikkönen, finlandese di Espoo, otto di più (17 ottobre 1979). In comune: poca roba. Provengono entrambi da famiglie tutt’altro che agiate, hanno entrambi titoli mondiali nel curriculum. Uno per Kimi, vinto in extremis nel 2007, durante la sua prima avventura in rosso; quattro addirittura per Seb, ottenuti in sequenza (2010-2013) con una Red Bull strepitosa, ai danni soprattutto della Ferrari di Alonso. Anche per questo, Vettel è circondato da una certa invidia. Molti colleghi pensano sia un pilota bravo quanto fortunato e quindi sopravvalutato. Sono bastate due ore felici in Australia, con vittoria all’alba del Mondiale 2017, per allontanare ogni ombra. Ma resta questo il tema chiave sul quale balla il futuro del rapporto con il Cavallino, trattandosi di un contratto da rinnovare a breve. Molto dipenderà dalla stoffa rossa perché Vettel sembra splendere nel momento in cui si riflette nello smalto della macchina che guida. Perfetto e padrone quando tutto funziona a meraviglia; nervoso e meno efficiente quando ha a che fare con una vettura non proprio di prim’ordine. Non un leader nella tempesta, dunque, ma un perfetto capitano quando annusa l’odore del podio alto. Il che, visto l’inizio di campionato, ci rassicura. Räikkönen è a fine corsa, fine carriera. Per una questione anagrafica, se non altro. Anche il suo contratto è in scadenza e pare difficile che venga rinnovato. Passa per essere un uomo freddo, distaccato. Ostenta la scritta “Iceman”, dipinta sul casco, assecondando il soprannome che lo accompagna da anni. Ma, in realtà, Kimi è un emotivo, un ragazzo che ha bisogno di sentirsi assistito, accudito da