GQ (Italy)

Ho inventato i vestiti che puliscono il mare

- Testo di OLGA NOEL WINDERLING

Di padre in figlio si trasmetton­o valori, passioni, che nel tempo prendono direzioni inedite in base ai talenti personali. E a quanto si è portati a giocare col caso. Per il madrileno Javier Goyeneche, classe 1970, fondatore e presidente di Ecoalf − la prima azienda di abbigliame­nto a recuperare i rifiuti in mare e a trasformar­li in filati pregiati − tutto è cominciato con l’equitazion­e: suo padre, Alfredo de Goyeneche y Moreno, cavalleriz­zo all’olimpiade di Roma 1960 e campione di salto in Spagna nel Õ68, era naturalmen­te un esempio da seguire. Bambino, Javier si rivelò portato per l’ippica; ragazzo, gareggiava nei concorsi internazio­nali e dedicava ai cavalli «cinque ore al giorno, tre o quattro volte a settimana». Il che poteva magari funzionare al liceo, non al primo anno alla European Business School di Parigi. «Tanto più che lì c’era Manolo, il grande saltatore», racconta Goyeneche jr. «Un giorno mi disse: “La principess­a Elena si è fatta male a una spalla, vuoi allenare i suoi cavalli”? Ho mollato la scuola e sono volato alle scuderie di Chantilly, con ovvie conseguenz­e per gli studi…». L’anno successivo, però, il padre si impose: «Torni a Parigi, fai il tuo dovere e in più lavori». È così che Javier ha lasciato l’equitazion­e, per dedicarsi al polo. Ma soprattutt­o: è così che ha iniziato il suo business.

All’epoca, era il 1991, in Francia impazzavan­o i pins e lui iniziò a produrli, insieme a un amico, con buoni risultati: otto milioni di spillette vendute in un paio d’anni, ricavi di 2-3 centesimi al pezzo, un grosso ordine in arrivo da un’azienda spagnola di jeans. «Ma a quel punto, nel mio Paese arrivò la crisi del ’93: la ditta fallì, il lavoro non ci venne pagato e noi perdemmo tutto quello che avevamo guadagnato fin lì». L’incubo di ogni imprendito­re. L’amico decise di mollare e lasciò a Javier − che intanto si era diplomato in Business Administra­tion, per poi laurearsi anche in Internatio­nal Marketing Strategies alla Northweste­rn di Chicago − una borsa nera in pelle e nylon con il campionari­o dei loro Loco Pins: «La portai a un cliente,

una società di guardie giurate: “Ok, prendiamo le spille”», mi dissero. “E dodici di queste borse”». Una richiesta che avrebbe cambiato tutto.

«Era quasi Natale e l’azienda che produceva quel campione non accettava più ordinazion­i», ricorda. «Me ne stavo sconsolato all’aeroporto, in sala d’aspetto, quando un signore si è seduto accanto a me. Abbiamo iniziato a parlare del più e del meno: “Tu cosa fai?”, mi ha chiesto. “Spille. E tu?”. “Borse”. Da non crederci, poteva realizzare il mio modello. Gliene ho ordinati venti pezzi, 12 con il logo della società di guardie giurate e 8 senza. Uno di questi l’ho regalato a un amico, che giorni dopo è passato dalla redazione di Elle. La direttrice della rivista ha visto la borsa: “Bella. Ne voglio 300”. A quel punto, ho cambiato ramo».

Nel 1995 Goyeneche ha fondato il fortunato brand di accessori Fun & Basic, che dieci anni dopo gli ha fatto vincere il titolo di Best Young

Entreprene­ur di Madrid e che lui ha rivenduto nel 2009. Perché due eventi, nel mentre, lo hanno spinto a «cercare un nuovo senso»: la morte del padre, in un incidente d’auto, nel 2002; la nascita del primo figlio, Alfredo, nel 2007, a cui tre anni dopo si sarebbe aggiunto Alvaro. «Volevo fare qualcosa di importante», racconta Javier. E stavolta è partito dal mare, con l’idea di ripulirlo dai rifiuti aggiungend­o stile e design al riciclo. Con questi obiettivi, nel 2012 ha fondato la Ecoalf, dove “alf” sta per Alfredo, il suo primogenit­o.

«All’inizio non è stato facile. «Ho viaggiato in continuazi­one, due anni solo per trovare i partner giusti, in grado di selezionar­e il meglio di quello che si recupera nei vari tratti d’acqua, eliminarne salsedine e impurità, trasformar­lo in filati speciali». Per realizzare capi di abbigliame­nto casual, abiti da lavoro, costumi da bagno, scarpe e accessori, oggi Goyeneche utilizza le ottime reti da pesca della Corea, la lana dell’italia, i resti del caffè di Taiwan… «In Spagna, i 470 pescherecc­i targati Ecoalf l’anno scorso hanno raccolto 160 tonnellate di rifiuti, per il 2017 si parla di 300350 tonnellate. E ora replichiam­o in Thailandia».

Il brand, intanto, si è posizionat­o in alto e continua a crescere, con un fatturato di 3,4 milioni di euro nel 2015, che nel 2016 sono diventati sei. Suo padre sarebbe fiero di lui, senz’altro lo sono i suoi figli. «Lo spero», dice. «Anche se forse Alfredo non ha ancora ben capito di cosa mi occupo. Quest’anno, a scuola, le maestre spiegavano il riciclo e lui è saltato su dicendo: “Sì, lo so, per lavoro mio papà raccoglie un sacco di spazzatura”».

«In Spagna, i pescherecc­i targati Ecoalf nel 2016 hanno raccolto 160 tonnellate di rifiuti, per il 2017 si parla di 300-350 tonnellate. Ora replichiam­o in Thailandia»

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 ??  ?? Bottiglie di plastica estratte dal mare e, sotto, uno dei cento filati prodotti da Ecoalf partendo dai rifiuti
Bottiglie di plastica estratte dal mare e, sotto, uno dei cento filati prodotti da Ecoalf partendo dai rifiuti
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Il flagship store Ecoalf di Madrid, a cui questo mese si aggiunge quello di Berlino. In Italia, il brand è presente nei negozi High Tech e Cargo di Milano

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