Patria, di Fernando Aramburu
A oltre vent’anni dalla morte del marito, Txato, ucciso dall’eta, la vedova Bittori torna sul luogo del delitto, vicino a San Sebastián. Cerca la verità. È l’avvio di Patria del basco Fernando Aramburu. Le vicissitudini della famiglia della vittima, di quella dell’assassino e della comunità sono crudelmente intrecciate e rivelano il costo umano di decenni di piombo, di odio e di quel gelo che il confronto armato ha imposto a un popolo, separando amiche, fratelli, amanti. Successo clamoroso in Spagna, Patria ha la grandiosità dei Buddenbrook e la passione per la verità di Orwell. L’ETA ha dichiarato il cessate il fuoco nel 2011, ma la riconciliazione sembra possibile solo alla fine del libro. Quali «Ci sono vediamostate le a ultime cena». parole di Txato? Com’era iniziata? «Con scritte sui muri. Txato faxista, oppressore, ETA ammazzalo. Spia ». Poi? «Lettere minatorie, firmate con il serpente avvolto sull’ascia». Richieste di soldi? «Sì». Quanto?
«Dalla seconda lettera: “Venticinque milioni di pesetas a titolo di contributo per il mantenimento della struttura armata necessaria nel processo rivoluzionario basco verso l’indipendenza...”». Ha pagato? «No. E ci sono soltanto tre opzioni. Paghi, emigri o te la giochi». Txato cos’ha risposto?
«Non mi fanno paura. Capiranno chi è il Txato. Sono più basco di tutti loro messi insieme... L’hanno ammazzato un pomeriggio di pioggia, a pochi metri dal portone di casa». Ricordi altro?
«Era un giorno feriale, grigio, di quelli che sembrano continuare ad allungarsi, in cui tutto è lento, bagnato». Sono passati più di vent’anni, non prendi in considerazione l’idea di dimenticare? «Dimenticare? Che roba è? Se soffri come fai a dimenticare?». La tua presenza in paese provoca una certa inquietudine. Perché sei tornata?
«Le vittime danno fastidio. Ci vogliono spingere con la scopa sotto il tappeto... Chi non vuole vedermi in paese, mi spari quattro colpi come al Txato». La lotta armata ha colpito da entrambe le parti.
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«Non starai insinuando che la pace è in pericolo perché la vedova di una vittima viene a passare qualche ora a casa sua?». Ma è stata anche la lotta di un popolo per decidere il proprio destino. La lotta di Davide contro Golia... «Vogliono costruire Euskadi ( i Paesi Baschi, ndr) e poi ammazzano dei baschi». Perché scavi ancora in quella ferita?
«Da allora sono stata soltanto un fantasma. Al massimo, mezza persona. E questo perché ti deve rimanere qualcosa dove sentire il male che ti hanno fatto». Ora che cosa vuoi?
«Voglio soltanto sapere e poi me ne andrò. Sapere con tutti i particolari possibili. Chi ha sparato... Chiedere perdono richiede più coraggio che sparare». Hai un orgoglio da far paura.
«La paura è per chi ne ha bisogno... Perché credi che sono ancora viva? Io spero che qualcuno mi chieda perdono. Ho bisogno di quel perdono. Lo pretendo, e fino a quando non lo avrò non penso di morire». Alla fine vince sempre l’oblio, è la legge della vita. «Ma non c’è motivo per cui dobbiamo diventare suoi complici». * Diffuso a fine ’800 nei salotti frequentati da Marcel Proust, il Questionario viene generalmente utilizzato per intervistare i personaggi. Qui le domande sono invece rivolte a un libro, che “risponde” con citazioni tratte dal proprio testo.