CENTO COLPI DI SPUGNA
A Berlino con Álvaro Soler al volante di una Maserati Levante, parlando di auto e del piacere di... lavarle
Se c’è qualcosa che ad Álvaro Soler piace quanto la musica (verrebbe da dire: più della musica), sono le automobili. Quando vede una Maserati Levante parcheggiata accanto a un canale di Neukölln, il quartiere di Berlino dove vive, prima di guidarla si prende più di qualche istante per toccarla, uno di quei momenti in cui un uomo va lasciato in pace. «Guardare le auto non basta», spiega. «Devi passarci la mano sopra, sentire la forma, capire come è stata disegnata, come è stata pensata. È per questo che mi piace lavarle, lentamente, con una spugna, come mi ha insegnato mio padre».
Nella sua vita prima della musica, si è laureato in Ingegneria e Design industriale, con una tesi sui kart elettrici. Pensava che avrebbe disegnato automobili per vivere, poi ha scoperto di essere più bravo con i ritmi latini, un’etichetta di Berlino ha creduto in lui (per questo vive a Neukölln) e il resto è storia che conosciamo: El Mismo Sol, Sofia, X Factor. La passione per l’auto però non si è spostata di un millimetro. Quando Álvaro parla di musica è evasivo quanto sulla vita privata, ma se si inserisce il «gettone motori», può andare avanti per ore, su pregi e difetti di ogni curva del Nürburgring o sulla storia del logo Maserati.
Sul rettilineo che ci porta ad Alexanderplatz, prima di pranzo, non c’è traffico. Álvaro fa sentire i 350 cavalli della Levante, da 0 a 100 km/h in 6 secondi. «La gente si spaventa quando è in macchina con me. A Milano ho avuto qualche momento Need for Speed con Fedez», dove Fedez era uno dei suoi compagni di giuria a X Factor e Need for Speed è un videogioco di corse urbane con supercar. A Milano, Álvaro guidava una Maserati Ghibli, «Fedez va veloce, ma io di più». Ma visto che è davvero il bravo ragazzo che sembra, a Soler scatta il «non provatelo a casa»: ci tiene a dire che la sicurezza viene prima di tutto e che lui spinge solo se conosce bene auto e tracciato. Io gli credo, si vede che, più che un fanatico, è un aspirante esteta. «Ho un rapporto romantico con le auto, per innamorarmi devono parlarmi attraverso i sensi, voglio un odore unico, un rombo riconoscibile. Con la macchina è una relazione».
Mangiamo da Monsieur Vuong, un vietnamita al Mitte dove è di casa. Dice che la sua serata ideale è una bottiglia di vino, una coperta e l’erba in riva a un canale. Le abitudini di uno studente Erasmus, anche se a 26 anni, ma va bene così. Degli eccessi delle rockstar, ne vuole solo uno: una grande collezione di macchine d’epoca. «Come Jay Kay dei Jamiroquai» (che ne ha più di 50 nel suo garage a nord di Londra), gli dico. Lui ride e dice: «Più o meno così». A occhio, gli mancano una decina di tormentoni estivi per il capitale necessario. «E poi vorrei correre la Mille Miglia». Per ora si accontenta delle gite a Potsdam in cerca di ristorantini e delle gare con gli amici sui kart, l’equivalente per lui del calcetto del giovedì.