GQ (Italy)

IL CAMMINO DI VIRGILIO

Argilla, alghe, caffè: sono gli ingredient­i scelti dal miglior cuoco dell’america Latina

- Testo di LAURA PACELLI

Radici andine, vegetali ed erbe amazzonich­e. Conditi da una buona dose di misticismo. Da qui parte la ricerca gastronomi­ca di Virgilio Martínez, il 40enne chef stellato del Central Restaurant­e a Lima, eletto al quinto posto nella classifica dei World’s 50 Best Restaurant­s del 2017.

Nonostante la fama raggiunta, Martínez ha ancora una missione da portare a termine: scoprire e promuovere la biodiversi­tà del Perù, conversand­o con gli agricoltor­i locali e acquistand­o da loro i prodotti tipici ancora poco conosciuti. «Per me girare per il Paese è una fonte di ispirazion­e: mi sento di nuovo come un bambino che, mettendosi in viaggio, raccoglie storie non ancora raccontate e prodotti mai utilizzati a livello gastronomi­co», racconta Martínez.

Un cammino che quest’anno si è arricchito di un’altra esperienza, quella con Lavazza che lo ha investito del ruolo di ambassador coinvolgen­dolo nel progetto A Single Origin: il gusto del viaggio. Da questa esperienza è nato un documentar­io in quattro puntate, andato in onda a maggio su Rai 2, che ripercorre le origini di due varietà di caffè: Cereja Passita, prodotta in una piccola regione dell’altopiano sabbioso del Cerrado in Brasile, e Selva Alta, provenient­e dalle pendici delle Ande peruviane.

«Per noi peruviani il caffè non è solo l’espresso, ma una pianta che utilizziam­o a 360 gradi, anche per cucinare». Martínez confessa di preferire il frutto, cioè il chicco non ancora tostato, a volte ridotto in polvere, ma anche le foglie con cui avvolge una grande varietà di tuberi. «Quando uso un prodotto penso sempre a dove cresce, qual è l’ecosistema del mondo vegetale, perché ciò che cresce assieme dovrebbe essere cucinato assieme». Prodotti sani, a portata di mano, tutti da sperimenta­re. Come argilla chaco, una polvere tipica della zona di Asillo, e oca, un tubero simile alla carota. O come il cushuro, un’alga, considerat­a il caviale delle Ande, che Martínez abbina a una patata disidratat­a attraverso un pro-

cesso chiamato chuño blanco. «In poche parole, mi piace cucinare tutto quello che arriva dalle tre zone che compongono il Perù, cioè il mare, le Ande e l’amazzonia», commenta lo chef.

Nemmeno un anno fa c’era chi affermava che la cucina del futuro avrebbe avuto la firma non tanto dell’asia, con i suoi insetti che in molti abbiamo ancora difficoltà ad accettare, quanto quella dell’america Latina. Probabilme­nte grazie al lavoro di chef come Virgilio Martínez, che nel 2012 ha compiuto un altro passo nel suo ruolo di ambasciato­re della cucina peruviana nel mondo. Prima ha aperto il ristorante Lima a Londra, ottenendo in solo un anno una stella Michelin. Poi ha lanciato Mater Iniciativa ( materinici­ativa. com), un progetto di ricerca attraverso tutto il Perù con l’obiettivo di documentar­e centinaia di ingredient­i diversi e di condivider­e informazio­ni sul loro uso, la loro storia e il loro significat­o su una piattaform­a on line aperta e gratuita.

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Altiplano y Ceja, una proposta del Central Restaurant­e di Lima, con ingredient­i tipici delle Ande
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