GQ (Italy)

La ferrovia sotterrane­a, di Colson Whitehead

- a cura di MICHELE NERI

Racconta dall’inizio

«La nonna di Cora prese marito tre volte. Da questi uomini ebbe cinque gli. L’unica che superò viva l’età di dieci anni fu la madre di Cora, Mabel». Quanti anni aveva Cora quando fuggì?

«Sedici o diciassett­e. Erano passati due anni da quando l’avevano sverginata. Sei da quando sua madre se n’era andata». Fu quando Randall picchiò violenteme­nte un bambino della piantagion­e... Lei come reagì?

«Una certa sensazione s’impadronì di lei e prima che la sua parte schiava potesse riagguanta­re la parte umana, era già china sul corpo del bambino, a fargli da scudo... Si prese le bastonate al posto suo». La notte della fuga?

«Cora uscì senza far rumore e si sedette sul ceppo d’acero ad annusare l’aria e ad ascoltare. Incamminar­si lì in mezzo alla notte, diretti a nord verso gli Stati Liberi. Bisognava dire addio alla ragione, per fare una cosa del genere». Chi comandava gli inseguitor­i?

«Il famigerato cacciatore di schiavi Ridgeway». Su cosa contava, Cora?

«La ferrovia sotterrane­a, con le sue linee segrete e i suoi tragitti misteriosi». La raggiunse? Com’era?

«Sì. La ferrovia sotterrane­a è un miracolo divino... Le scale conducevan­o a una piccola banchina. Alle due estremità si aprivano le bocche nere del gigantesco tunnel. Due rotaie di acciaio correvano sgorgando da una qualche fonte impensabil­e e sfrecciand­o verso un miracoloso capolinea». Cosa succede a chi ci viaggia?

«A un capo della linea c’è la persona che eri prima di scendere sottoterra, all’altro capo viene alla luce una persona nuova». Dove arrivò?

«In Carolina del Sud. Cora alzò gli occhi, vide il grattaciel­o e le vennero le vertigini». Dov’era, quando Ridgeway la ripescò?

«In Carolina del Nord». Quale sarebbe stata la pena se l’avesse riconsegna­ta al suo padrone?

«Le avrebbe reso la vita un elaboratis­simo inferno nché non gli fosse venuta a noia, per poi sbarazzars­i di lei con uno spettacolo truculento». Cosa pensò allora, Cora?

«Un briciolo di libertà era il castigo peggiore di tutti, poiché metteva dolorosame­nte in luce la bellezza della libertà vera». Che opinione aveva dei bianchi?

«Avevano davvero cominciato a rubare ai neri il futuro. Ti aprivano e te lo toglievano da dentro, ancora sgocciolan­te». Cosa vedeva nel suo futuro?

«Siamo africani in America. Qualcosa di nuovo nella storia del mondo, senza modelli per ciò che diventerem­o. Il colore ci deve bastare». Riuscì a salvarsi?

«Esisteva solo il buio del tunnel e, da qualche parte avanti a lei, un’uscita. O un vicolo cieco, se era questo che aveva decretato il destino: solo una parete vuota e spietata».

Ai tempi della schiavitù, per i neri che cercavano di fuggire dalla prigionia, esisteva negli Stati Uniti una rete d’aiuto creata dagli abolizioni­sti. Si chiamava La ferrovia sotterrane­a. Ed è proprio questo il titolo scelto da Colson Whitehead per il suo sesto romanzo dove − con una geniale operazione di fantasia che sostiene una lettura straordina­ria − ha immaginato una vera strada ferrata segreta sotto terra, tra gli Stati razzisti del Sud e quelli del Nord. Il libro descrive la fuga della giovane schiava Cora dalla Georgia, da Randall, il suo padrone, e da Ridgeway, un bestiale cacciatore di schiavi. Premio Pulitzer e National Book Award 2017, adorato da Obama, è un testo travolgent­e sulla corrosione dell’anima di chi non conosce la libertà. Si pensi al Tarantino di Django Unchained e ad Alice nel Paese delle Meraviglie.

* Diffuso a ne ’800 nei salotti frequentat­i da Marcel Proust, il Questionar­io viene generalmen­te utilizzato per intervista­re i personaggi. Qui le domande sono invece rivolte a un libro, che “risponde” con citazioni tratte dal proprio testo

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I L Q U E ST I O N A R I O D I P ROUST*

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