GQ (Italy)

Mi si nota di più se sparisco?

- Testo di OLGA NOEL WINDERLING

Nell’epoca dei talent show e dei social − mentre Instagram supera, in Italia, il record dei 14 milioni di utenti (+ 55% in un anno) − conquistar­e visibilità diventa sempre più complicato: troppi i ri ettori accesi; troppi i rivali; troppa, soprattutt­o, la concorrenz­a basata sulla capacità di apparire, più che sul talento. Arrivati a questo punto, tanto vale sparire. È questa, in sintesi, la conclusion­e di Martino, musicista di provincia che tenta il tutto per tutto, pur di avanzare nel ruolo del

Chi m’ha frontman. Ed è questo anche l’incipit di visto

, attualment­e nelle sale, con Beppe Fiorello, 48 anni, in versione chitarrist­a.

«Lo spunto di partenza è reale», racconta. «Tempo fa ho conosciuto un ragazzo che mi ha raccontato la sua storia: per anni musicista turnista, quando ha tentato di impostare la sua carriera personale ha rice- vuto solo porte in faccia. Qualcuno gli diceva che era tardi, altri addirittur­a che non aveva la faccia giusta, altri ancora che faceva musica di nicchia. Dopo un periodo di depression­e ha buttato giù un racconto, dove alla ne immagina di sparire nel tentativo di “esserci”. Un po’ come quando si sogna di partecipar­e al proprio funerale. Un’idea pazzesca».

Conclusion­e: il chitarrist­a pugliese Martino De Cesare, protagonis­ta reale di quest’avventura, ha par

Chi m’ha visto tecipato alla sceneggiat­ura di insieme e Paolo Logli, Alessandro Pondi (che rma anche la regia) e allo stesso Beppe Fiorello.

«Ci abbiamo ricamato sopra, ovviamente», spiega. «Il mio personaggi­o, per esempio, suona con Jovanotti, che è un caro amico da anni e che ha partecipat­o volentieri al progetto».

Il tema dello strumentis­ta di talento che sogna d’uscire dall’ombra è così sentito, nell’ambiente, che il lm è pieno di camei: «Oltre a Lorenzo ci sono Emma, Gianni Morandi, J-AX, Paola Turci, Marina Rei, i Negramaro e tanti altri. Perché questa è un’opera sulla musica che è piaciuta ai musicisti. Questa è un’opera rock». La trama però si sviluppa nella direzione della

Il commedia all’italiana «del grande Monicelli e de sorpasso ,

» aggiunge Fiorello. «Per carità, mi allontano in fretta da qualsiasi tentativo di paragone. Il nesso è solo questo: in entrambi i lm si ride, all’inizio. Ma l’evoluzione del rapporto tra i due protagonis­ti prende

Il nuovo lm di Beppe Fiorello racconta la frustrazio­ne di vivere all’ombra del successo

una piega amara che farà ri ettere».

Chi m’ha visto Coprotagon­ista di , Pierfrance­sco Favino interpreta Peppino, il migliore amico del chitarrist­a precario. «Il classico ex ragazzo di provincia che vive in piazza, al bar, con la birretta in mano, aspettando che la vita gli dia un’opportunit­à. Quando gli chiedo di aiutarmi a sparire pensa che l’idea sia folle. Poi però accetta, più per affetto che per convinzion­e, e mette a disposizio­ne il casale abbandonat­o di suo nonno».

Il progetto, all’inizio, funziona. Della scomparsa del musicista si accorgono prima i media locali, poi i provincial­i, in ne quelli nazionali. «È il cosiddetto “indotto del dolore”. Quello che − dal delitto di Avetrana a quello di Cogne − spinge un certo tipo di informazio­ne a buttarsi sui drammi delle persone». In paese arrivano le tv, le radio, i giornalist­i

Rolling Stone della carta stampata. mette addirittur­a Martino in copertina. Peppino, improvvisa­mente al centro della scena, viene invitato ai talk show. «È allora che i ruoli dei due amici si invertono».

Questo è il primo lm per il cinema di cui Beppe Fiorello è anche coprodutto­re, con la sua Ibla lm, insieme a Rai Cinema, alla Rodeo Drive e alla Rosa Production del fratello Rosario, che «ha dato dritte fondamenta­li sul montaggio».

Ma della sua attività di produttore, Beppe non ama parlare troppo: «E sa perché? Questo è un Paese che ti giudica subito. Non sono ancora stato criticato, ma temo possa succedere prima o poi, lo sento nell’aria. Ormai molti attori hanno fatto questo passo, spesso per promuovere i giovani, come lo stesso Pierfrance­sco Favino, o Luca Argentero. Ma c’è ancora chi ritiene che quello del produttore sia un mestiere riservato a pochissimi eletti».

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