POLITICA L’azienda Stato
La vicenda della multa di 2.4 miliardi di euro inflitta a giugno dalla Ue a Google, con l’accusa di aver danneggiato la libera concorrenza nella ricerca per gli acquisti online, è emblematica della complessità del rapporto fra i giganti del web e i regolatori. Tralasciando le questioni fiscali, il tema più visibile è quello che riguarda le dimensioni raggiunte da questi giganti e l’approccio verso quei monopoli che molti considerano inscalfibili. Su questo, esistono due visioni: una che contempla e incentiva la cosiddetta distruzione creativa, una visione più americana, secondo la quale è giusto lasciare che l’innovazione faccia il suo corso e stabilisca le gerarchie, perché sarà lei stessa la maggiore minaccia verso qualsivoglia tentazione monopolista. Un’altra visione, più europea, sostiene che gli ambiti toccati della rivoluzione digitale siano troppi perché il regolatore pubblico permetta che siano solo pochi attori privati a influenzare la vita di milioni di cittadini. Entrambi i ragionamenti seguono una logica, ma c’è un rischio che non possiamo correre: quello di un muro contro muro che danneggi le persone e i benefici che il progresso porta da sempre. È il tempo del dialogo,
* Direttore di Studio, rivista di attualità e politica. Studioso della relazione della Silicon Valley con la politica