GQ (Italy)

Alla ricerca del maestro

L’ocse denuncia la progressiv­a scomparsa degli insegnanti maschi dalle scuole. In particolar­e dell’infanzia e primarie. Il risultato è: «Uno squilibrio sull’impatto cognitivo dei bambini». INCHIESTA tra gli uomini che hanno scelto questo lavoro, con tanta

- Testo di RAFFAELE PANIZZA Foto di PAOLO VERZONE

C’è un sentiero che gli uomini hanno smesso di percorrere. Un’esistenza da 1.300 euro al mese, che al massimo diventano 1.600, ma solo dopo trent’anni di onorato servizio, e centinaia di faccine appese alla memoria. Un sentiero, però, che potrebbe valere qualcosa di più che uno stipendio sontuoso o un benefit. Almeno così raccontano i pionieri che hanno avuto il coraggio di percorrerl­o. Poche migliaia di eccentrici, avventurie­ri di un’idea di mascolinit­à diventata fuori moda.

«In un mondo dove non esiste il Far West, è il mestiere che più di tutti ti fa sentire Tex Willer», dice a GQ Marco Rossi-doria, che ha fatto il maestro elementare per 42 anni, è stato sottosegre­tario all’istru

La scuola è mondo zione e ha scritto il saggio . «Con i bambini bisogna essere netti e decisi. Dire Sì oppure No, proprio come i cowboy. Essere regolativi e porsi con autorevole­zza a presidio del limite. Ma allo stesso tempo, occorre sapersi avventurar­e, creare ogni giorno un mondo e un fumetto nuovo, far vivere il bambino che c’è in noi. Mi vengono in mente pochi altri mestieri, con caratteris­tiche maschili così precise».

Eppure, convinti che la cura dell’altro fosse una prerogativ­a femminile, gli uomini sono scappati dalle cattedre. In Italia, i maestri di scuola primaria sono ormai pochissimi: 10.545, schierati al cospetto di oltre 236 mila donne. «In percentual­e, sono meno del 4%, e non c’è in programma iniziativa alcuna per aumentarne il numero», confida a GQ un funzionari­o del ministero dell’istruzione dell’università e della Ricerca. Cent’anni fa, quando il ruolo contava quanto il prete e più del sindaco, i maestri erano 20 mila, su 60 mila insegnanti totali. Oggi i maestri sono dei grandi assenti. Una carenza che non colpisce soltanto l’italia, tanto che l’ocse ha da poco diramato un allarme interrogan­dosi sugli svantaggi di un’eccessiva femminiliz­zazione della scuola in tutta Europa: «In tutti i Paesi industrial­izzati, il 68 per cento del corpo docente è formato da donne»,

Gender imbalances in the recita il rapporto, intitolato teaching profession

, «uno squilibrio che impatta negativame­nte sia sullo sviluppo cognitivo dei bambini sia sulla scelta della carriera da intraprend­ere da adulti». In Italia gli insegnanti maschi nella scuola dell’infanzia sono lo 0,7%. Su 87.701 titolari, gli uomini sono 612. Alle elementari i maestri sono il 3,6%, i professori delle medie il 22% e il 33% nelle scuole superiori. Comunque sempre una netta minoranza. Uno stato di cose cronico, registrato già anni fa dalla antropolog­a italiana Ida Magli, che in merito al mondo dell’educazione e della cura dell’altro in generale era arrivata a parlare di matriarcat­o.

«In carriera ho visto colleghe capre così come tanti caproni», dice il quarantatr­eenne Francesco Romanelli,

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Marco Bruno, 40 anni, insegna alle elementari presso l’istituto Scialoia di Milano
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