Tutta colpa del Paradiso
I baffi alla Gioconda di Marcel Duchamp, per smascherare chi diceva di amare l’arte senza capirla affatto. Le lattine Campbell’s di Andy Warhol, che invece invitava a consumare l’arte in abbondanza, come se si trattasse di una zuppa. I tre cerchi affiancati di Michelangelo Pistoletto, il noto pittore e scultore italiano inventore − appunto − del Terzo Paradiso, un simbolo ricco di messaggi attuali che si sta diffondendo a macchia d’olio nel pianeta e, ora, perfino nello spazio.
«Il disegno è la riconfigurazione dell’otto orizzontale che in matematica significa infinito e rappresenta “il finito che sta al centro dell’infinito”, cioè la durata della vita tra la nascita e la morte», spiega l’artista. «Mi è venuto d’istinto, ma è tutt’altro che casuale». Al contrario, contiene l’intero percorso di Pistoletto, 84 anni di ricerca e d’innovazione continua che lo hanno portato a fare i conti con il tempo e con lo spazio fin da quando − ragazzo − si concentrò sull’autoritratto: «Trasferire la mia immagine dallo specchio al quadro significava imporre la mia identità, ma senza scoprirla realmente», racconta. «È stato allora che ho iniziato a lavorare sulle superfici specchianti arrivando, nel 1961, a dipingere me stesso guardandomi direttamente nella tela. Bene, lì c’era già l’idea di fondo del Terzo Paradiso ». Si tratta di ciò che in seguito lui avrebbe chiamato Trinamica, o “dinamica del numero tre”, e che permetterebbe di conciliare ogni aspetto della vita con il suo opposto (il bene e il male, la ricchezza e la povertà, la religione e la politica…), attraverso una soluzione nuova. Ecco, allora, che il suo simbolo svela anche un possibile utilizzo: all’interno dei cerchi piccoli, laterali, si inseriscono i nomi o le immagini dei due elementi contrapposti; quello grande − centrale − ospita il rimedio inedito.
Nel caso della missione VITA dell’agenzia Spaziale Italiana − che vede l’astronauta Paolo Nespoli e altri due membri dell’equipaggio sulla Stazione internazionale ISS (dal 28 luglio al 15 dicembre) per effettuare centinaia di test biometrici
e tecnologici − il triplo cerchio è diventato il logo stesso dell’impresa: a sinistra, un filamento di dna allude alla scienza; a destra, un libro evoca la cultura; al centro, la terra rappresenta l’umanità.
Pistoletto − biellese di nascita, protagonista della corrente dell’arte Povera − ha realizzato il Terzo Paradiso nel 2003, lo ha tradotto in installazioni (di pietra, di legno, di ulivi...) che ha esposto in Italia e all’estero. Poi, attraverso la sua fondazione Cittadellarte, ha dato il via libera a chiunque volesse utilizzare il disegno per migliorare il mondo. Le iniziative si moltiplicano, sempre monitorate sul sito terzoparadiso.org.
L’ultimo progetto è l’app SPAC3, connessa alla missione VITA, grazie alla quale gli utenti visualizzano le foto della Terra scattate dall’astronauta Paolo Nespoli, ne scelgono una, vi inseriscono parte di un’immagine a scelta, che infine appare come un ritaglio a forma di triplo cerchio nello scatto iniziale. Un continuo gioco di rimbalzi fra il pianeta e lo spazio, che ricorda quello dell’artista con gli specchi, quando ritraeva se stesso agli esordi. Ma, adesso, le creazioni vanno a formare un’opera collettiva sul sito spac3. space: un fondo nero, tante palline colorate in movimento a formare il noto disegno su cui cliccare per scoprire le singole immagini, tutte ispirate al benessere della Terra (foto in basso a sinistra).
Un progetto gigantesco che si basa su un pensiero articolato, nonostante la semplicità del suo simbolo. Michelangelo Pistoletto, ovviamente, non l’ha chiamato Terzo Paradiso a caso: «La parola paradiso deriva dall’antica lingua persiana e significa “giardino protetto”», spiega. «All’epoca, infatti, per coltivare le terre desertiche costruivano muri circolari di recinzione in modo da schermare il vento e proteggere la concentrazione di umidità necessaria a far crescere la vegetazione. È parso miracoloso far nascere la vita dove prima c’era la morte». Sul perché abbia aggiunto anche una numerazione al titolo, si concentra molto del suo pensiero politico: «Dopo una prima fase in cui l’umanità viveva in simbiosi con la natura, e una seconda − artificiale − che culmina con l’avvento della scienza e della tecnologia, stiamo entrando in una nuova era che coniuga natura e artificio: il Terzo Paradiso. Viviamo in un momento storico epocale, in cui l’arte deve finalmente promuovere il cambiamento sociale». Per capire in che direzione: Omniteismo e Demopraxia, manifesto per una rigenerazione della societˆ , di Michelangelo Pistoletto, appena pubblicato da Chiarelettere.
«Stiamo entrando in una nuova era che coniuga natura e artificio: il Terzo Paradiso, in cui l’arte deve finalmente promuovere il cambiamento sociale»