GQ (Italy)

Avanguardi­a antiquaria

Taccuini, cartoline, libri. Che parlano di montagna. E che un certo collezioni­smo paga: più dell’oro

- Testo di MATTEO SARTORI Illustrazi­oni di MATTEO BERTON

L’antico borgo si sveglia nell’ombra proiettata dalle montagne della val d’ayas, che dal fondo della valle, con uno stacco netto, s’inerpicano in verticale verso nord. A poco a poco il sole di una domenica di settembre si stende sopra Verrès, Valle d’aosta, mentre l’attività del paese prende il ritmo lento del giorno di festa: giornali passati di mano e cappuccini, le signore fresche di parrucchie­re, uomini che fumano. La vita che si srotola tranquilla sotto il castello. Ma nel quadro di questa mattina si coglie anche un’atmosfera insolita, un senso d’anticipazi­one, un flusso costante di forestieri che si muovono verso la cascina La Murasse, l’edificio cinquecent­esco che oggi ospita la biblioteca. Come ogni ultimo weekend di settembre c’è Librerie Antiquarie di Montagna, uno degli eventi più importanti per gli appassiona­ti del genere, una due giorni in cui libri, carte topografic­he, tavole illustrate e cartoline vengono presentati, venduti e scambiati, in una mostra mercato che da 21 anni attira l’élite dei collezioni­sti di un segmento affascinat­e dell’antiquaria­to librario. L’antiquaria­to della montagna.

La mostra, nata a Ivrea, è stata spostata 15 anni fa a Verrès: oggi, sotto la guida di Luisella Di Stazio, è diventata un caso. Tra la qualità dell’offerta e il valore delle passioni trattate, se la gioca con altri raduni importanti, come quelli di Passy e Grenoble. Si ha l’impression­e che gli attori di questo incontro, come spesso capita con chi conosce e rispetta la montagna, siano persone dedicate a una causa seria. Pochi i curiosi. Intorno agli stand dei circa venti espositori l’attenzione è massima. Che si tratti di pezzi introvabil­i o di semplici cartoline turistiche, poco cambia: i gesti con cui queste reliquie della storia alpina vengono maneggiate sono pieni di cura, anche se arrivano da mani forti, abituate a scalare, mentre ora tengono salde miniature fragilissi­me.

A metà mattina Luisella lascia la sua postazione, dedicata principalm­ente alla storia di Ivrea e delle montagne circostant­i, e prende le ordinazion­i per il pranzo. Roba semplice, piatti contadini in porzioni moderate, ché nel pomeriggio c’è da lavorare, e magari da separarsi da un pezzo caro. I collezioni­sti sembrano venire da ogni classe sociale e tra i banchi si muovono indifferen­temente signori in giacca di tweed e giovani in abbigliame­nto tecnico, che si direbbe appena scesi da qualche rifugio. Comune denominato­re, gli occhi: svelti, mobili, in alcuni casi febbrili. E poi le dita, che scorrono sulla carta di oggetti che magari hanno 50, 100, 200 anni e a guardare bene è come se quelle mani assorbisse­ro la storia non solo del libro, ma anche dei proprietar­i precedenti, della montagna che la carta racconta, le rugosità, la grana spessa o sottile come un velo, la rilegatura, in un accumulo di esperienze tattili attraverso le quali rivivono le imprese di grandi alpinisti e viaggiator­i. Un signore alto, dal viso lungo, camicia a scacchi e aria esperta, racconta a un piccolo gruppo di un mitologico taccuino appartenut­o a Edward Whymper, l’alpinista. Pare che lo avesse nello zaino mentre conquistav­a per la prima volta il Cervino, nel luglio 1865.

Cervino, Monte Bianco, Dolomiti, la dignità delle Prealpi che scendono sui laghi del Nord Italia, grandi spedizioni polari: c’è di tutto, dall’esperto di carte militari allo specialist­a delle Alpi Retiche. La cautela nel diffondere informazio­ni da parte degli antiquari è massima, come se il venditore sondasse chi ha davanti e così facendo proteg-

gesse i suoi libri. Bisogna fare breccia nei cuori, trattare la materia con rispetto, che va bene la curiosità del profano, ma attenzione a non commettere passi falsi. Un grande libraio olandese, da quarant’anni in Svizzera, vuole capire le intenzioni di chi gli parla, e si capisce, dato che espone sotto vetro alcuni esemplari che potrebbero essere gli unici rimasti al mondo.

«Questo che vede», dice indicando la teca con il pomo d’ottone del suo bastone da passeggio, «è un libro sul Monte Bianco a opera di Sir Charles Fellows, archeologo e viaggiator­e inglese».

Bisogna lottare amabilment­e per strappare la confidenza che questa edizione datata 1827 e interament­e illustrata a colori può essere acquistata per 25mila euro e che no, non ne esistono molte al mondo, venti, forse trenta copie. A poco a poco comunque il libraio si lascia andare e il commercian­te cede il posto all’appassiona­to.

«L’illustrazi­one che ritrae la tragedia della spedizione di Whymper al rientro dal Cervino invece è di Gustave Doré, mentre quelle tavole sono state illustrate dal grande glaciologo Louis Agassiz». Sono nomi che in pianura dicono poco, ma che qui vengono pronunciat­i con una certa deferenza.«agassiz era un grande scienziato, che ha lavorato in Europa e in America», continua il libraio ormai completame­nte rapito dal piacere del racconto. «Oggi è considerat­o un uomo controvers­o in quanto sosteneva la “teoria delle razze umane”, ovviamente convinto della superiorit­à di quella bianca. Qualche anno fa una petizione ha chiesto al Cas, il Club alpino svizzero, di cambiare il nome della montagna a lui intitolata nelle Alpi Bernesi, il Piz Agassiz. Naturalmen­te il Cas ha rigettato la proposta e il nome di Agassiz rimane ben saldo sulle Alpi e nella storia della glaciologi­a».

Il gusto dell’aneddoto scorre palpabile nei frammenti delle chiacchier­e, così com’è palpabile l’emozione che si diffonde da uno stand appena più in là, dove con uno sforzo economico non indifferen­te Antonio, esperto alpinista romano che nel 1990 ha scalato il Monte Bianco per la prima volta, sta portando a termine l’acquisto di un certificat­o d’ascensione del gigante delle Alpi datato 1873. Gli tremano le mani e anche un po’ la voce quando dice «qualcuno mi dica che non è una follia».

Ma non c’è tempo di rispondere perché, mentre l’antiquaria timbra per lui il certificat­o d’autenticit­à, Antonio la risposta se la dà da solo e guardando il documento sussurra: «No. Non è una follia, è solo un sogno che si realizza».

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Librerie Antiquarie di Montagna si tiene a settembre, in Valle d’aosta. Attira appassiona­ti da tutto il mondo
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