Marco D’amore
Il cinema, l’amore, la famiglia. Parla la star di Gomorra
Dalle geometrie delle Vele di Scampia al tufo del centro storico. Dalla scia sempre uguale dell’asfalto ai pietroni antichi dei vicoli. I palazzi sono diventati più bassi e massicci, le case popolari sono diminuite; sono cambiate addirittura la forma e l’ampiezza delle strade. Dalla prima alla terza stagione, la Napoli protagonista di Gomorra si è trasformata: prima c’era quella dell’area nord, affollata e romanzata, motorini sfreccianti e umanità senza nome; ora c’è la parte antica e pulsante della città, quella ricca di memoria, sempre presente nelle cartoline, fitta e ingarbugliata, una ragnatela di androni, stradine, garage, bassi e portoni scrostati. Sono le case della vecchia nobiltà, quelle che scendono dai Quartieri Spagnoli fino a via Toledo e poco oltre. Il mare è una linea azzurra all’orizzonte, nascosto dagli ultimi complessi residenziali. Insieme alla scenografia, in Gomorra sono cambiate pure le persone, come si vestono, l’accento che sporca la loro voce e come si comportano. È cambiata l’età media. Ora ci sono più giovani che cercano di scalzare i nuovi boss. I criminali, quelli veri e propri, si contano sulla punta delle dita. È l’eterno racconto dei padri che vogliono uccidere i figli. Si spara e si ferisce come sempre, ma ora con più rabbia e meno premeditazione. Gli inseguimenti si fanno più concitati, gli angoli affacciano su muri chiusi, senza né porte né finestre. I confini si contraggono e si restringono. La geografia del mondo gomorriano è passata da una mappa intera a solo pochi metri quadrati di genio topografico E gli effetti di questa trasformazione hanno finito per influenzare anche il racconto, ora più compatto e intimo, costretto tra spazi che prima erano occupati da discariche, capannoni abbandonati e scheletri di palazzi in costruzione. Tutto è improvvisamente più affollato e rumoroso. La voce di Napoli si è fatta più musicale e vociante. È cambiata la cornice ed è cambiato anche il quadro. Le strade del popolo, e solo del popolo, hanno lasciato lo spazio alle strade dei turisti, ai ristorantini, ai piccoli ritrovi per i giovani e alle piazze che si popolano ogni weekend. Dall’area nord al centro storico, ancora una volta. E la storia se è possibile è diventata ancora più locale e più radicata nel territorio. «Il nostro motto è: “local is the new global”», ha detto Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali di Sky. Tutto il mondo rinchiuso tra le pareti di una stradina senza via d’uscita di Napoli.