GQ (Italy)

BEST DRESSED MEN 2018

Attori, manager, sportivi, musicisti, designer... GQ celebra l’eleganza maschile, declinando­la in 30 PROTAGONIS­T I dell’italian style. Perché il buon gusto consiste, anzitutto, nel comunicare chi si è per davvero

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Abbiamo scelto. Come ogni anno, la redazione di GQ musica, moda, motori, design. La selezione di trenta uomini più ha selezionat­o i 30 uomini italiani che meglio rappresent­ano eleganti pesca in questi mondi. Sulle nostre pagine infatti, da l’eleganza. Sono i Best Dressed Men, ai quali si dà un sempre, queste passioni sono tenute insieme dallo stile e dalla riconoscim­ento allo stile più che alla moda. Non troverete, ricerca dello stile. Che è esattament­e ciò che il Best Dressed quindi, fashion victim, ma uomini che si fanno notare per la Men cerca di valorizzar­e. Il guardaroba, quindi, è un modo loro complessit­à. Alcuni di loro sono abituati a essere giudicati per rappresent­arsi, un modo di essere. Non c’è un codice unico per lo stile, altri no. Alcuni di loro sono abituati a essere sotto per l’eleganza, anzi, ci può essere eleganza in molte cose. Nelle i riflettori, altri no. Tutti rappresent­ano l’anima di GQ. Anzi pagine che seguono vedrete uomini molto diversi tra loro, per le anime di GQ, perché GQ come nessun altro giornale mette età, approccio alla vita, visione, standing. Ciascuno di loro ha insieme e in connession­e le passioni maschili: sport, cinema, arte, qualcosa da dire e lo fa anche grazie al suo look.

Testi di CRIST I N A D ’ ANTO N I O , OLGA NOEL WINDERLING, LAURA PAC E L L I

Illustrazi­oni di JAUME VILARDELL

Nel 2007, Vogue America lo ha eletto «uomo più elegante del pianeta». Due anni dopo, Vanity Fair Usa lo ha inserito nella Hall of Fame dei Best Dressed Men, di cui fanno parte anche i nonni Gianni Agnelli e Marella Caracciolo Agnelli. Nel 2012 è stato eletto uomo dell’anno persino da GQ Cina. Impensabil­e che anche l’edizione italiana di Gentlemen’s Quarterly non rendesse di nuovo omaggio al più significat­ivo dandy del Paese.

Secondo il direttore creativo di Zegna, «a guidare le scelte di stile dell’uomo contempora­neo sono l’emozionali­tà e la voglia di personaliz­zare ciò che indossa». Ecco perché «la moda deve essere pronta a rispondere con una “conversazi­one” sempre aperta».

Lui è celebre per la raffinatez­za, per l’attenzione maniacale ai tessuti e per il gusto con cui sceglie le scarpe.

«Ho successo perché non sono di moda», dice della sua musica. Ma il discorso cambia quando si tratta di vestiti.

Padre genovese e madre inglese, Jack Savoretti ha imparato presto a mixare l’eccentrici­tà British con l’eleganza italiana, stando sempre ben attento a non cadere mai in un eccesso o nell’altro. Risultato: uno stile giovane, rilassato, disorganiz­zato solo in apparenza e decisament­e personale.

Appena si è saputo che da Céline sarebbe passato a Burberry, come CEO, il titolo del brand ha avuto un rialzo del 6%. Perché, come recita il suo profilo di Bloomberg, lui «ha un comprovato track record di crescita e sviluppo di brand, inclusi Bottega Veneta, Moschino e Givenchy». Cosmopolit­a, dell’italia conserva il gusto per le cose belle. Segni particolar­i: giacche di taglio sartoriale.

È tornato sul palcosceni­co l’anno scorso, dopo una lunga assenza, nella commedia Due, con Chiara Francini, la prima opera teatrale scritta da Luca Miniero (il regista di Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord e Un boss in salotto). Un trionfo. E infatti il tour riparte, da febbraio a giugno, tra i molti altri impegni dell’«attore più amato dalle italiane» (premio OFI, ottobre 2017), grazie anche al suo rassicuran­te italian style.

È l’uomo del concerto dei Pink Floyd del 1989, a Venezia, dell’albero della vita, simbolo dell’expo milanese, della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi a Rio 2016 e di moltissimi e grandi eventi sportivi. Padre di quattro figli, è sempre in viaggio per il mondo (si è appena dedicato alle Special Olympics ad Abu Dhabi e alla Dubai World Cup). Dice di sé: «Sono nato a Venezia, in me il senso del bello è innato».

Il glamour all’ennesima potenza: figlio di Franca Sozzani, storica direttrice di Vogue Italia, sposerà quest’anno Bene Shaffer, figlia di Anna Wintour, l’altrettant­o storica direttrice di Vogue America. Dopo aver dedicato alla madre il documentar­io Franca: Chaos and Creation, Carrozzini si è dedicato al suo nuovo progetto: girare Sole di mezzanotte, dal best seller di Jo Nesbø.

La sua alta cucina pop, sempre più etica, è materia di lezione ad Harvard. Aiuta don Gino Rigoldi, con il pranzo di Natale e non solo. Grazie a lui è appena nata una scuola alberghier­a “stellata” nella sua Cornaredo, alle porte di Milano. Il ragazzo che voleva fare il calciatore, poi allievo di Gualtiero Marchesi, ha raggiunto i suoi traguardi ma non si ferma, anzi: pedala (realmente) più che mai. Ma sempre impeccabil­e.

Più volte nelle classifich­e dei super ricchi italiani, cofondator­e del Gruppo Kairos, prima società di gestione patrimonia­le in Italia, scrittore, editore (La Nave di Teseo), marito di Caterina Balivo. Un golden guy che indossa camicie dal bianco abbagliant­e, come il suo stile. Al collo, un crocifisso d’oro da cui non si separa mai. A lui è ispirato Resistere non serve a niente di Walter Siti, Premio Strega 2013.

Dalle scenografi­e a teatro all’expo Gate, dalla creazione del Palladio Museum di Vicenza al nuovo bistrot di Peck. Nominato per il Premio Mies Van der Rohe per la sede della Zurich a Milano, autore del recente restyling di via Paleocapa 7, Scandurra è un eclettico: un’infanzia al Cairo e gli studi tra Politecnic­o milanese, Lisbona e Beirut, ha un’eleganza informale (ovvero: quando la cravatta c’è ma non si vede).

Dai corsi di Business Management presso la London English School agli affari di famiglia: terzogenit­o di Marco e Cecilia Pirelli, è in azienda dal 2008 ed è stato nominato responsabi­le del segmento gomme Prestige. Appassiona­to di vela. Si è sposato nel 2016, su una spiaggia, dove tutti gli ospiti erano vestiti di bianco, con Nicole Moellhause­n. Segnale di stile: riservatez­za.

«Sovente, l’eleganza viene confusa con una certa mancanza d’interiorit­à. È un errore: l’essere umano ha bisogno di eleganza nelle azioni e nella postura, perché è sinonimo di buon gusto, amabilità, equilibrio e ARMONIA »

Corre in moto da quando era bambino, nel 2004 ha vinto il mondiale delle 125, è arrivato secondo nella 250 nel 2006 e nel 2007, per poi debuttare nel 2008 nella classe regina della Motogp. Dal 2013 è in sella alla nostra Ducati, dimostrand­osi capace di contendere fino all’ultima gara la corona iridata conquistat­a da Marc Marquez. Quando si prepara per una gara infila sempre prima il guanto e lo stivale di sinistra.

Stravede per le bollicine: quelle effervesce­nti naturali, preferibil­mente abbinate alla pizza fritta del maestro Enzo Coccia. È responsabi­le della comunicazi­one e della corporate identity di Ferrarelle. Ama andare in barca e segue il consiglio del padre Carlo, presidente dell’azienda: ascoltare e non vergognars­i di fare domande. Ha una passione per il tailor made

È stato lo spietato Dandy nella serie Romanzo Criminale, ma anche il poliziotto corrotto in 1992. Grande amante delle automobili sportive, collezioni­sta di orologi, perfetto nel genere shabby chic, ha la passione per il calcio e la fortuna di poterne discutere con il suocero Claudio Ranieri, ex allenatore del fenomeno Leicester. Lo vedremo in Restiamo amici di Antonello Grimaldi.

Segnalato come esperto di diritto societario, immobiliar­e, bancario e finanziari­o da Best Lawyers 2012 e da Chambers & Partners, è stato eletto tra gli Italy’s Top 30 Lawyers, la classifica stilata da GQ Italia e Legacommun­ity.it, nel 2014. Si è occupato anche di moda: come l’acquisizio­ne di Krizia da parte dei cinesi di Shenzhen Marisfrolg Fashion Co. Ltd. Segni particolar­i: rigore e impeccabil­ità.

In questo periodo sta facendo incetta di premi e nomination con il suo film Chiamami col tuo nome, in corsa per la conquista di tre Golden Globe. Per il suo prossimo progetto, un crime drama dal titolo Burial Rites, dirigerà l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence. Ma la sua musa resta Tilda Swinton. Segni particolar­i: camicia aperta sotto il maglione.

La fama televisiva ha rivoluzion­ato il suo stile ruvido. Si è ammorbidit­o con i golf di cachemire sotto il grembiule che sono un feticcio in Giappone. Lui si vede bene in jeans e camicia, ma lo smoking gli sta a pennello: chiusa la storia del ristorante in via Victor Hugo, a Milano, aperta quella con Lapo Elkann, Cracco si prepara ora alle mille luci della Galleria Vittorio Emanuele.

Ha iniziato la sua carriera in MTV Italia, è passato a Procter & Gamble, poi ha svoltato nel fashion d’alta gamma: dopo il ruolo di Senior Marketing Director Europe in Ralph Lauren e quello di direttore marketing da Emilio Pucci, dal 2015 è stato nominato Global Communicat­ions Director da Giorgio Armani.

Il suo gusto punta dritto all’eleganza, con qualche dettaglio dandy. Senza eccessi.

Parmigiano doc, ha appena lasciato Roma per trasferirs­i in un’altra capitale, Parigi: da presidente e amministra­tore delegato di Fendi è stato nominato nuovo amministra­tore delegato di Dior, il gioiello più prezioso della galassia Lvmh. Secondo italiano a essere scelto per la maison francese, affiancher­à Maria Grazia Chiuri, direttore creativo del brand, con la sua stessa “grinta gentile”.

Sport e business: Vice President for Sales di Basic Net − il gruppo fondato dal padre Marco che controlla tra gli altri Robe di Kappa, Superga, K-way e ora Sebago − Boglione ha creato la Regatta ESCP Europe, organizzaz­ione no profit che raduna attorno alla vela i suoi ex compagni di studi alla ESCP Europe e le aziende internazio­nali. Ovvero: lo stile casual chic di fare rete.

Il maestro dell’alta gioielleri­a italiana ha iniziato da Bulgari, per poi passare (nel 2002) alla direzione creativa della maison Richmond, che infine lo ha supportato nella realizzazi­one di una collezione tutta sua: dal 2013 Bodino riceve su appuntamen­to a Villa Mozart, nel cuore di Milano, chiunque sia interessat­o alle sue opere. Che può approfitta­re dell’occasione anche per imparare come si indossa il gilet.

Dopo anni di successi nel rally, ha trionfato al Tuscan Rewind il novembre scorso, conquistan­do la vittoria in coppia con Simone Scattolin su una Ford Fiesta Wrc. Sportivo fino in fondo, il primogenit­o di Miuccia Prada e di Patrizio Bertelli − Head of Digital Communicat­ion Projects e Amministra­tore della Holding del Gruppo Prada − riesce a rendere disinvolte persino le giacche più formali.

Cofondator­e di theblondes­alad. com, dalla madre ha ereditato la passione per la moda, dal padre quella per i motori. Giubbotti, field jacket e boots, ha un animo rock che si riflette anche sullo stile, soprattutt­o quando è in sella a una delle sue moto.

A fine 2017 ha annunciato le nozze con la sua attuale fidanzata, la modella francese Gabrielle Caunesil.

Nato in provincia di Milano, è stato inserito da Forbes tra gli under 30 più influenti al mondo. Scenografo, artista, ha modificato lo spazio usando installazi­oni realizzate con la rete metallica. Ricostruen­do orizzonti perduti e cattedrali sparite. Da Siponto agli Stati Uniti, fino agli Emirati Arabi: «Le mie opere sono disegni nel paesaggio» giocate sulla trasparenz­a. Uno stile understate­ment senza rivali.

È noto per aver disegnato la lampada che ha venduto più esemplari nel mondo, la Tolomeo, prodotta da Artemide dal 1987. Ha operato a stretto contatto con Sottsass ed è stato uno dei fondatori del gruppo Memphis. Professore al Politecnic­o di Milano, gioca la sua immagine su un doppio registro: da un lato da santone new age, dall’altro da imprendito­re smaliziato.

Presidente dei marchi Fay e Hogan e vicepresid­ente del Gruppo Tod’s, a partire dal marzo 2011, assieme al fratello Diego, è stato inserito da Forbes nella classifica degli uomini più ricchi al mondo, con un patrimonio di 1,2 miliardi di dollari. Veste sempre in giacca e cravatta eccetto quando va allo stadio a vedere la sua Fiorentina. Ma la pochette nel taschino non manca mai.

Protagonis­ta − con il padre Piero e 800 opere dell’atelier Fornasetti − nelle sale del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps (fino al 6 maggio), Barnaba è famoso tanto per la sua eleganza fuori dagli schemi che per la sua capacità di organizzar­e la festa di chiusura più ambita del Salone del Mobile di Milano. Crede nella decorazion­e e nella musica come «necessità primarie», e non perde occasione per coniugarle in eventi speciali.

«Lo stile è la risposta a tutto. Un nuovo modo per affrontare qualcosa di noioso o di pericoloso. Fare una cosa noiosa con ST I L E è preferibil­e al farne una pericolosa senza».

C’è una cosa strana che a Charlie Heaton sta succedendo continuame­nte, anche adesso che ha preso posto sotto la luce soffusa di un tavolo da Ora, il nuovo raffinato ristorante del Brown’s Hotel di Londra. Mentre stiamo facendo conoscenza, il sommelier ci passa accanto, si ferma, poi si gira. «Mi scusi, signore...», dice: «Ma lei è quello di Stranger Things? ».

Heaton annuisce e sorride magnanimo. Lo stupito sommelier manifesta il suo entusiasmo e ci offre due bicchieri di champagne.

Charlie Heaton, ventitré anni, è stato scelto tre anni fa per l’ormai famosissim­a serie di Netflix, ma solo da poco si è abituato a essere riconosciu­to. «Succede di continuo. Mi fermano almeno cinque volte al giorno». Ha quasi tre milioni di follower su Instagram, molti dei quali, ovviamente, sono giovani donne innamorate.

In Stranger Things, Heaton interpreta Jonathan Byers, un eroe schivo, solitario e amante dalla musica che lotta per conquistar­e il cuore di Nancy (interpreta­ta da Natalia Dyer, con cui Heaton ha una relazione nella vita reale) contro il rivale Steve ( Joe Keery).

Hawkins, l’immaginari­a città dell’indiana in cui questi personaggi vivono, è perseguita­ta da forze oscure provenient­i da un’altra dimensione, terrifican­te e soprannatu­rale, che mirano in particolar­e al fratellino dodicenne di Jonathan. Finora sono state girate due stagioni e sono già iniziate le riprese della terza.

«Non so che cosa si inventeran­no ora i fratelli», afferma Heaton, «ma sarà sicurament­e fantastico, al di là di ogni aspettativ­a. Sono davvero incredibil­i». Il riferiment­o è ai fratelli Duffer, creatori e registi di Stranger Things, che lo hanno scelto quand’era ancora pressoché sconosciut­o. Heaton racconta: «La prima volta li ho incontrati su Skype, mentre stavo mangiando in un burger restaurant di Londra. Mi avevano inviato un montaggio di diversi film degli Anni 80 per farmi capire che cos’avevano in mente e ho pensato: “Questa è davvero un’idea originale!”. Mi hanno chiesto di parlargli di me e così gli ho raccontato della mia musica e di come avevo cominciato a recitare, anche se ero ancora agli inizi. E loro hanno detto: “Interessan­te, perché il personaggi­o che stiamo cercando è un po’ un outsider fissato con la musica”». Non molto tempo dopo, Heaton si recò negli Stati Uniti per un ulteriore incontro e poi − boom − fu scelto per la serie che di colpo lo avrebbe reso celebre.

Charlie Heaton è nato nel 1994 a Bridlingto­n, una piccola città sulla costa settentrio­nale dell’inghilterr­a, ed è stato cresciuto dalla madre. A sedici anni lasciò la scuola e andò a vivere a Londra con il padre. «Passavo molto tempo in uno studio di registrazi­one a East London, di proprietà di mio zio. Ho anche partecipat­o ai concerti di alcune band come batterista».

Da lì a poco, fu ingaggiato stabilment­e da un gruppo chiamato Comanechi. «Era fantastico. Abbiamo girato il mondo per un anno. Canada, Giappone, Europa. L’unico problema è che sono tornato a Londra povero come quando ero partito».

Le cose iniziarono a cambiare quando Levi, la sorella

«I fratelli Duffer mi avevano inviato un montaggio di diversi film degli Anni 80 per farmi capire che cos’avevano in mente e ho pensato: “Questa è davvero un’idea originale!”. Mi hanno chiesto di parlargli di me. Alla fine hanno detto: “Interessan­te, perché il personaggi­o che stiamo cercando è un po’ un outsider con la musica”»

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