GQ (Italy)

La patologia e l’istinto di recitare

40 anni fa la legge Basaglia chiudeva i manicomi. E Dario D’ambrosi lasciava il calcio per fondare un teatro che aiuta i matti a gestire la violenza

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Che follia, farsi internare in un reparto psichiatri­co per vedere l’effetto che fa. E trovarsi a «ripetere tavolo indicando il tavolo e letto toccando il letto, con la paura di svegliarsi il giorno dopo e non ricordare più il nome e la funzione degli oggetti». Dario D’ambrosi quella pazzia l’ha pensata per capire come stavano i matti dopo che la legge 180 aveva chiuso i manicomi. Aveva 20 anni, era arrabbiato con la vita: «Giocavo da 4 anni nel Milan di Trapattoni, con Baresi e Collovati, ma mi hanno prestato a una squadra minore. Invece di stare a testa bassa, l’ho vissuta come una bocciatura: mi sentivo fuori dal coro, tanto valeva stare con gli emarginati. E fare teatro». Da qui, la scelta di entrare al Paolo Pini di Milano per raccontare le conseguenz­e della legge Basaglia.

Sono passati 40 anni e D’ambrosi è ancora con i matti. Sono diventati la sua vita. Li ha portati a New York con il suo primo spettacolo sul tema, Tutti non ci sono, per mesi al La Mama, a Off Broadway, con Andy Warhol e Jim Jarmusch in platea. E a Roma alla fondazione del Teatro Patologico: era il deposito delle cartelle elettorali della Regione Lazio, è lo spazio dove i matti inscenano quello che li turba, scegliendo l’opera da rappresent­are. Lo faranno davanti a un pubblico più vasto con gli amici di Romanzo criminale − Marco Giallini, Claudio Santamaria e Francesco Roja, più Renato Zero, forse nelle vesti di Medea − al Festival del Teatro Patologico (4-14 ottobre, Teatro Eliseo di Roma). Un esperiment­o che ha colpito la fantasia dell’università di San Paolo, interessat­a al metodo D’ambrosi. Ha risposto, incredulo: «Ho un solo protocollo: fare il contrario di quello che consiglian­o i medici. Invece di tenere calmo il paziente, lo stimolo a dare i numeri, a sperimenta­re il momento critico. Un modo, credo l’unico, per imparare a gestire la propria violenza».

Non solo. D’ambrosi ha creato anche un corso di Teatro dell’emozione, «il primo a livello universita­rio, grazie al Tor Vergata, destinato ai ragazzi autistici, con sindrome di Down, schizofren­ici e depressi», che gli è valso il Premio della Fondazione Kennedy, inviti al Parlamento Europeo e alle Nazioni Unite e l’abbraccio, bella lì, di Papa Francesco. _( C. D’A)

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 ??  ?? Dario D’ambrosi negli Anni 80 nella tournée americana di Tutti non ci sono (al Teatro Franco Parenti di Milano dal 11-16/12). In alto, Tito Andronico: sarà in scena al Festival del Teatro Patologico, teatropato­logico.org
Dario D’ambrosi negli Anni 80 nella tournée americana di Tutti non ci sono (al Teatro Franco Parenti di Milano dal 11-16/12). In alto, Tito Andronico: sarà in scena al Festival del Teatro Patologico, teatropato­logico.org

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