Ma chi si rivede: il broadsheet
Il “formato lenzuolo”, insomma: solo di carta, senza foto e senza social. È il nuovo giornale di NY
È gigante. Giallo e nero. Una colata di piombo con qualche disegnino, delle liste, una mezza infografica. Parla ai newyorkesi. Di polizia, feste, funghi, ballerine, neoliberismo, croissant, fiere d’arte, una bomba esplosa al Village nel 1970 e bla bla bla. È venduto in edizione limitata: solo mille copie.
Civilization è una scommessa. Solo di carta, senza sito e senza social. E attenzione: i giornalisti sono banditi. «Un’editoria pensata con tecnologia d’epoca vittoriana, per millennial stufi di contenuti evanescenti, la cosa più simile a un podcast che puoi trovare in libreria», condensano i tre fondatori. Il primo è Richard Turley, l’uomo che ha stravolto le copertine di Bloomberg Businessweek, poi promosso executive creative director dell’agenzia Wieden+kennedy, che un giorno ha cercato un magazine da leggere e rimpianto i tempi d’oro degli Anni 80. Gli altri due, l’artista Lucas Mascatello e la film-maker Mia Kerin, hanno risposto all’appello lanciato da Turley via mail: chi se la sente di fare un giornale che racconti storie attraverso l’esperienza di chi le ha vissute? Storie, altra aberrazione fortemente voluta, che richiedono uno sforzo di immaginazione. Le foto sono bandite, chi parla non ha un volto, benvenuto chi ha ancora fantasia. Esiste un mercato per un periodico del genere? Così sembrerebbe: è in preparazione un nuovo numero per l’autunno.