Fiamme alla consolle
Prima prega, poi incendia la musica. La dj che domina la scena dell’electronic dance è una coreana figlia d’arte
Peggy Gou è la ragazza dietro alla consolle che sta facendo impazzire i dancefloor di tutto il mondo. A 28 anni, questa donna che arriva dalla Corea del Sud, ma che ha trovato le sue radici a Londra e a Berlino, è una delle promesse più luminose della musica elettronica. Punto. Perché, sì, potremmo aggiungere anche “femminile”, ma la verità è che Peggy gioca ad armi pari in quello che è sempre di più un campionato misto, guidato dal puro talento. E dove c’è un solo criterio che conta: saper infiammare la pista. E in questo la stella prodotta dalla label londinese Ninja Tune non teme rivali.
Ha qualche rituale prima dello show? Prima di ogni concerto mi prendo cinque minuti di tempo per pregare.
Lei è stata la prima coreana a suonare al Berghain di Berlino. Qual è il prossimo obiettivo? Pubblicare il mio primo album, l’anno prossimo.
Il suo EP Once, intanto, è una bomba... Sta andando molto bene, ma fatico ancora a crederci. È un lavoro davvero intimo: ogni volta che qualcuno dice di amarlo mi viene la pelle d’oca.
Quanto conta far parte di una comunità di dj, producer, appassionati di elettronica? Tantissimo. Per me è imprescindibile poter contare su persone che mi aiutino a migliorare. E, viceversa, penso che sia stupendo poter a mia volta trasmettere quello che so a ragazzi e ragazze più giovani, desiderosi di fare questo mestiere e con così tanto talento da incanalare nella giusta direzione.
Instagram ha aiutato la sua carriera di dj? Certo. Il fatto è che le persone, oggi, vogliono seguire qualcuno che si esprime con onestà. All’inizio della mia carriera ero titubante riguardo ai social, perché volevo essere presa sul serio esclusivamente come musicista, ma poi ho capito che tenere le briglie tirate non mi rendeva per niente felice, quindi ora faccio tutto senza pormi restrizioni: nella musica, nello stile e pure su Instagram.
Com’è nata la sua passione per lo streetwear? Amo la moda perché è legata all’individualità. Il mio stile mi rispecchia proprio come la mia musica.
Capo d’abbigliamento o accessorio preferito? Adoro collezionare occhiali da sole.
Le piace esibirsi in Italia? Molto! Gli show stanno migliorando di anno in anno, e la passione sanguigna dei fan è a un livello altissimo.
Come si è avvicinata alla musica? Mia madre e mio padre sono musicisti professionisti, mio fratello è pianista. Insomma, è quel che si dice “un affare di famiglia”.
I suoi sono contenti di avere una figlia dj? All’inizio no, e non mi hanno sostenuta granché. Ma ho apprezzato che siano sempre stati onesti con me. Poi però, quando ho incluso nella mia musica anche strumenti coreani, la situazione è migliorata un po’.
Dopo la recente tragica scomparsa di Avicii, si parla molto della Post performance depression: ne ha mai sofferto? Esiste secondo lei un modo sano per gestire lo stress del suo lavoro? Sulla depressione bisogna sempre stare parecchio all’erta, specie se si fa una vita così gypsy. Io cerco di adottare uno stile di vita il più sano possibile, quando sono in tour, perché mi spaventa molto l’idea di finire in un vortice di cui non ho il controllo. In generale, credo si debba far sentire alle persone che non sono sole e che c’è chi si preoccupa per loro. Questo, forse, è mancato ad Avicii.