GQ (Italy)

LA SCELTA DEL CAMPIONE

Andrea Iannone a tutto gas nelle ultime tappe del Motogp, prima del cambio di scuderia

- _ (Giovanni Audiffredi)

Andrea Iannone ha passato gli ultimi mesi a ritrovare la concentraz­ione necessaria per la finale di stagione del Motogp. E per affrontare i nuovi sviluppi della sua carriera: alla fine di un 2018 che lo ha già visto sul podio del Gran premio delle Americhe e in Spagna ( terzo classifica­to in entrambe le competizio­ni), è infatti ufficiale il passaggio del motociclis­ta abruzzese, 29 anni appena compiuti, dalla Suzuki all’aprilia.

Di quest’anno ricorderà... Sicurament­e Austin. Nel 2018 siamo andati bene in prova ma abbiamo sofferto in gara. Per questo, quel podio mi ha dato un senso di liberazion­e. Ma è un istante, la vittoria passa subito, c’è sempre bisogno di proiettars­i subito in avanti.

Cosa l’ha attirata dell’aprilia? È una delle case più vincenti del motociclis­mo, credo nelle sue potenziali­tà, portarla in alto è una grande sfida. Ci sarà tanto da fare, ma per me le cose non sono mai state facili, quindi sono abituato alle situazioni in cui c’è da costruire. Anche quando arrivai in Ducati la situazione era complessa, ma siamo riusciti a fare una grande moto, a riportarla alla vittoria. E quella in Austria del 2016 rimane la mia gara più bella.

Come ha iniziato? Ero piccolino, quattro, cinque anni, in minicross sulla spiaggia a Vasto. Ha cominciato mio fratello prima di me, la passione ce l’ha trasmessa nostro padre.

Qual è la differenza tra lei e gli altri? Vivo in un mondo in cui tutti hanno molto talento, dal primo all’ultimo. Anzi, il livello cresce in continuazi­one, c’è sempre qualcuno che alza di nuovo l’asticella e tu lo devi rincorrere. A fare la differenza sono la tenacia, la forza per riprovarci. Io sono così, rimango sempre lì a lottare.

A chi chiede consigli? Non ho bisogno di consigli, sono quasi vent’anni

che sto qui, conosco tutte le dinamiche. La verità è che alla fine rimani sempre tu con te stesso: io mi prendo il mio tempo, discuto, ascolto gli altri, ma la scelta finale deve suonare giusta a me.

Sembra una persona molto orgogliosa. Una volta lo ero. Nella vita tutti commettiam­o errori. Sarà che sono uno che ha letto poco, ma nella vita ho imparato tutto quello che so vivendo sulle conseguenz­e delle mie scelte. E poi alla fine non è nemmeno vero che non ho mai letto, qualche anno fa leggevo, mi piace capire, studiare...

È un lato di lei che non traspare molto. Di me si vede tutto, perfino troppo, anche se non tutti hanno la possibilit­à di conoscermi davvero: sono uno difficile. Da piccolo ero timido, ma si annusava già la follia.

Cos’altro le piace? Cucinare? So fare un piatto di pasta, un petto di pollo e anche una frittata. Poi, oggi a priori non cucino, ma questo è un altro discorso.

È vanitoso? Ma certo che sono vanitoso, come tutti, e chi lo nega sta mentendo. Il problema ce l’ha chi non potrebbe permetters­i di esserlo, ma lo è lo stesso.

Cosa significa avere 18 anni, essere l’astro nascente del volante e la prima donna araba nelle gare della Formula 4? Per Amna Al Qubaisi, la Flying Girl del Prema Theodore Racing Team, vuol dire avere le giornate piene: vive ad Abu Dhabi ma studia alla Sorbona di Parigi (parla quattro lingue), si è fatta notare a bordo del suo kart, con il quale ha vinto la Rotax Max Challenge degli Emirati Arabi 2016/17. A 15 anni è stata la prima ragazza araba a partecipar­e al Rotax Grand Finals in Portogallo e nel 2017 ha vinto il primo premio ai GCC Young Drivers Academy Awards.

Come è nata la passione per le corse?

L’ho ereditata da papà, che ha corso anche la 24 Ore di Le Mans.

La Formula 4 nasce con l’intento di addestrare i giovani del karting alla guida delle monoposto su piste vere e proprie. Lei come si prepara alla gara?

Riscaldo il corpo con la corsa e la mente studiando la strategia di gara con il team.

E fronte concentraz­ione?

Ascolto i Metallica con il volume a palla.

Programmi per la prossima stagione?

Faremo un altro campionato in Formula 4, molto dipenderà dai prossimi risultati.

L’ambizione più grande?

Quella di ogni pilota: correre in F1.

Chi è, oggi, il più forte in Formula 1?

Daniel Ricciardo, che è anche simpatico, ma se vinco non berrò mai nella scarpa. È una grande cosa. Sono stata anche la prima a competere contro gli uomini, e ad aver vinto. Ora vedo altre donne interessat­e al mondo Motorsport, perciò sto pensando di aprire una scuola di pilotaggio per le donne del mondo arabo. _ (Saverio Livolsi)

Piccolo, ma non di nicchia. Emozionant­e, un po’ per il luogo (una delle riserve marine più inaccessib­ili d’italia) un po’ per il contagioso spirito profondame­nte informale che avvicina star del cinema italiano con il pubblico in infradito dell’estate in Costa Corallina. In pratica il red carpet sta al Festival di Tavolara come il ketchup sugli spaghetti. Che invece vengono serviti con vongole veraci e bottarga a tarda notte sull’isola avvolta nel buio silenzioso dell’estate in mezzo al mare di Sardegna.

Non c’è da stupirsi che Mini abbia scelto di investire nella partnershi­p. Un’operazione simpatia che riporta l’auto – sempre più sofisticat­a ma pur sempre con l’aspirazion­e di rimanere giovane – più vicina a un pubblico meno ingessato ma attento alla qualità del prodotto: che si tratti di film o di vetture.

«Quello a Tavolara è un ritorno di fiamma di un grande amore che ci ha visto dal 2002 presenti per sette edizioni. A questa 28a edizione siamo tornati con dei contenuti, perché in questo Festival abbiamo lanciato un progetto -Mini Filmlab, realizzato con la supervisio­ne di Silvio Soldini- che ha selezionat­o tre giovani registi per altrettant­i cortometra­ggi con soggetti che toccano corde dell’emozione grazie anche ad attori come Vinicio Marchioni e Lino Guanciale. E poi che Tavolara sia una dimensione più piccola non significa che sia meno importante, anzi ci permette di sviluppare un linguaggio all’interno di una community», racconta Stefano Ronzoni, direttore di Mini.

Mini Countryman, Clubman, ma tra le auto schierate a Porto San Paolo, un posto d’onore spetta alla John Cooper Works, modello cabrio con bandiere Union Jack intarsiate nel corpo fari posteriori. Una Mini con 231 cavalli che si fanno ascoltare se gli scarichi non sono silenziati. Ma non è una questione di potenza quanto di stile e di energie che la guida sprigiona. «La prima volta che ho guidato una Mini sono uscito a fare shopping e sono tornato a casa con l’unico paio di pantaloni gialli che possiedo. Con Mini scopri una parte nuova di te stesso», conclude Ronzoni.

 ?? Testo di FERDINANDO COTUGNO Foto di STEFANO GUINDA N I ?? Andrea Iannone, 29 anni, di recente ha fatto parlare di sé per l’imminente passaggio da Suzuki ad Aprilia e per la relazione burrascosa con Belén Rodríguez. Giubbotto in pelle R A L P H LAUREN PURPLE LABEL , T-shirt e jeans LEVI’S , occhiali da sole TOMMY HILFIGER EYEWEAR BY S A F I LO
Testo di FERDINANDO COTUGNO Foto di STEFANO GUINDA N I Andrea Iannone, 29 anni, di recente ha fatto parlare di sé per l’imminente passaggio da Suzuki ad Aprilia e per la relazione burrascosa con Belén Rodríguez. Giubbotto in pelle R A L P H LAUREN PURPLE LABEL , T-shirt e jeans LEVI’S , occhiali da sole TOMMY HILFIGER EYEWEAR BY S A F I LO
 ??  ?? Andrea Iannone (sotto, in gara ad Austin). Giacca SARTO R I A LATORRE, cravatta ERMENEGILD­O ZEGNA, camicia DSQUARED2 Servizio di Michele Viola e Nicolò Andreoni Styling: Nicolò Andreoni Styling Assistant: Edoardo Caniglia Grooming: Team Iannone Ha collaborat­o: Giuseppe Dicecca
Andrea Iannone (sotto, in gara ad Austin). Giacca SARTO R I A LATORRE, cravatta ERMENEGILD­O ZEGNA, camicia DSQUARED2 Servizio di Michele Viola e Nicolò Andreoni Styling: Nicolò Andreoni Styling Assistant: Edoardo Caniglia Grooming: Team Iannone Ha collaborat­o: Giuseppe Dicecca
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 ??  ?? John Cooper Works, versione cabrio, ha un motore 4 cilindri Twinpower Turbo 2.0: da 0 a 100 km/h in soli 6 secondi. Prezzo: a partire da 33.500 €
John Cooper Works, versione cabrio, ha un motore 4 cilindri Twinpower Turbo 2.0: da 0 a 100 km/h in soli 6 secondi. Prezzo: a partire da 33.500 €
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