ANTEPRIMA S I H H 20 1 9 / 1 LO SPESSORE DI UN CLASSICO
Il nuovo Altiplano di Piaget ha un quadrante “spaziale”: una scaglia di meteorite racchiusa nell’oro
Nonostante il nome, l’altiplano della Piaget è tra gli orologi più “bassi” del mondo. Il riferimento all’immensa pianura sulle Ande, a oltre 3.500 metri d’altitudine, non pregiudica infatti l’estrema sottigliezza degli ultimi modelli di questa collezione: si tratta della caratteristica principale di quei primi orologi a carica manuale lanciati nel 1957 e seguiti tre anni dopo da quelli tecnicamente ancora più sofisticati, perché dotati di carica automatica. L’innovazione, esclusiva, consisteva sostanzialmente nel rotore di carica non più largo quanto tutto il meccanismo e sovrapposto a esso, come avveniva all’epoca, ma di piccolo diametro e situato in uno spazio laterale ricavato all’interno del meccanismo stesso.
Con il rotore decentrato, chiamato anche satellitare, lo spessore della parte meccanica si ridusse di molto, e grazie al traguardo tecnico raggiunto la Piaget conquistò un posto di primissimo piano specializzandosi nella categoria degli orologi eleganti e ultrapiatti, dove l’estrema sottigliezza era anche sinonimo di grande raffinatezza.
Il nuovo modello Altiplano riprende anche un’altra specialità della manifattura, quella dei quadranti in pietra dura, che in questo caso viene dal cosmo, visto che si tratta di un meteorite. Racchiuso in una cassa in oro rosa dalle piccole anse diritte, il quadrante ha la finestrella per il datario ed è solcato da una serie di venature, sottilissime come gli indici applicati in oro e le lancette. Il movimento – moderno erede di quel primo automatico del 1960 – è il calibro di manifattura 1203P: con uno spessore di 3 mm, ha, come l’antenato, il rotore decentrato e un ottimo livello di rifinitura. Un esempio di eleganza dal sapore vintage.