Il tessuto del futuro
La rivoluzione di Polartec parte da Neoshell, il tessuto più traspirante e impermeabile sul mercato, e continua con l’infinita gamma di tessuti ad alta tecnologia dell’azienda americana. Per questo i brand della moda lo hanno scelto per i capi dall’appeal più hi-tech e performante
I tessuti Polartec hanno scalato l’everest e attraversato il Sahara, sfidato il Polo e le rapide dell’ecuador. Hanno viaggiato persino nello spazio. Le caratteristiche in fatto di protezione e sicurezza sono straordinarie, e innumerevoli sono le persone che lo scelgono per lo sport, il tempo libero ma anche per il comfort di tutti i giorni. Il Polartec nasce nei primi del ‘900 negli Stati Uniti. Negli anni 80 Polartec lancia il suo primo tessuto tecnologico, il Pile, che avrebbe rivoluzionato il modo di vestire. Oggi evoluto in texture e volumi, ha aumentato il potere isolante e la capacità di asciugare in un baleno, pur essendo leggerissimo.
Polartec è leader nei tessuti tecnologici ad alta prestazione. I più importanti brand della moda tra cui Moncler, Bally, Diadora, 66ºnorth x Ganni e And Wander, collaborano con Polartec per realizzare i capi e gli accessori più performanti ed esclusivi. C’è un tessuto Polartec per ogni situazione e per ogni condizione climatica: isolare il freddo, proteggere dal caldo, difendere da vento, pioggia, neve. Esistono tessuti Polartec capaci di resistere alle fiamme, affrontare impegnative avventure in kayak e rafting, fare da scudo contro i raggi nocivi del sole. Tra questi Neoshell, il tessuto tecnico più traspirante e impermeabile al mondo. Il primo che insieme all’impermeabilità riesce a raggiungere alti livelli di traspirabilità, così importante durante l'attività fisica e nel confort degli abiti in genere. Grazie alla struttura microporosa della sua membrana, che favorisce lo scambio di aria continuo, migliora la termoregolazione naturale e garantisce la necessaria protezione da tutti gli elementi esterni. Resiste al vento, è confortevolmente elasticizzato, morbido, silenzioso, estremamente resistente e leggero.
di sera sono arrivati quattro alpinisti partiti dal campo base: Denis Urubko, Don Bowie, Jaroslaw Zdanowich e Janusz Adamski. Quando li ho visti ho provato l’emozione più forte della mia vita: senza ossigeno, una notte in più sarebbe stata fatale per Francesco. Questo è stato il terzo miracolo, il più bello di tutti. Abbiamo incontrato degli angeli che hanno rinunciato alle proprie imprese per venire in nostro soccorso. Francesco è salvo grazie a loro.
A posteriori: riaffronterebbe l’impresa? Incidente a parte, sì. Il progetto delle due cime mi ha entusiasmato fin dal primo momento. Il Nanga era l’obiettivo più impegnativo: in totale, la salita è durata quattro giorni ed è stata bellissima, soprattutto varia: c’è ghiaccio, neve fresca, traversi... Noi siamo passati dalla via normale, comunque molto tecnica, ed è stato tutto perfetto a eccezione dell’ora persa in cima, a togliere il ghiaccio che si era formato sugli sci. Subito dopo è arrivato il G7, una spedizione meno difficile ma più esplorativa, perché non sapevo davvero cosa aspettarmi. Giunto in cima ho assaporato il sapore unico della prima volta.