GQ (Italy)

LA DANZA DEI CANI

Alla scoperta dello sleddog, uno sport e un modo di vivere la natura

- Testo e foto di AMANDA RONZONI

Atmosfere da grande Nord in Savoie Mont Blanc, dove il prossimo 11 gennaio comincia, a Samoëns, la 16esima edizione de La Grande Odyssée (grandeodys­see.com), una delle principali gare con i cani da slitta in Europa. 345 km in 10 tappe, per 25 musher (conduttori) che si sfideranno sulle nevi alpine tra Francia e Svizzera, insieme a centinaia di cani di varie razze, tutti pronti a correre come il vento sognando la fama di Balto e dei suoi compagni, che nel gennaio 1925 salvarono un villaggio in Alaska da un’epidemia di difterite. Stretta nella morsa dell’inverno, la piccola comunità di Nome fu risparmiat­a grazie a una staffetta di venti mute di cani che, a -31 °C, su tratti di ghiaccio sottile e insidioso, tra buio pesto e whiteout (quando tutto diventa bianco per le bufere di neve), percorse in poco più di 5 giorni una distanza che i corrieri dell’epoca coprivano in 25. L’impresa ebbe eco mondiale e sempre più persone si appassiona­rono allo sleddog, la corsa in slitta, organizzan­do club e gare. La prima muta di cani da slitta documentat­a ha però circa 4.000 anni: i resti sono stati trovati nella parte orientale della Siberia, ma gli studiosi sono convinti che i popoli del Nord abbiano cominciato ad allevare questi animali circa 8-9mila anni fa. Grande impulso alla selezione delle razze più resistenti fu dato dalla corsa all’oro di fine ’800, ma ben prima questi animali furono fondamenta­li per la vita di eschimesi, inuit e dei vari popoli dell’artico, così come per le attività di esplorator­i, trapper, missionari, pionieri, postini e militari. Oggi lo sleddog non è solo uno sport invernale, ma anche un’occasione per vivere la natura in modo un po’ diverso accanto al più antico e fedele amico dell’uomo.

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