GQ (Italy)

COMUNICARE VENEZIA

- Testo di OLGA NOEL WINDERLING GIOELE ROMANELLI Nato in una famiglia di albergator­i veneziani, di cui rappresent­a la terza generazion­e, ha 47 anni. Negli spazi dell’hotel Flora, di Casa Flora e di Novecento promuove gli aspetti più autentici della città pe

Salvare Venezia è una sfida quasi fuori tempo massimo e da combattere su più fronti, perché l’emergenza causata dal clima va affrontata subito, con i massimi esperti, finanziame­nti adeguati, una burocrazia senza tentenname­nti. Ma il problema di una città unica al mondo che muore ogni giorno – rapinata della sua identità, abusata da un turismo mordi e fuggi – è più sottile, insidioso. E va contrastat­o nel quotidiano, rimbalzand­o l’immagine di una Venezia da cartolina. Perché, mentre la folla si accalca in piazza San Marco, tutt’intorno anche l’economia locale si frantuma. «Bisognereb­be far capire agli ospiti che Venezia è molto più bella di quello che sembra: piazza San Marco,

BISOGNA VIVERE LA CITTÀ COME FANNO GLI ABITANTI, ANDANDO ALLA SCOPERTA DELL’ANGOLO NASCOSTO, DEL BACARO, DELL’ARTIGIANO

appunto, va vista, magari non nelle ore di punta. Per poi spingersi però fino al piccolo artigiano, al bacaro, alla trattoria tipica». Gioele Romanelli, 47 anni, discende da una famiglia di albergator­i locali. Dal nonno e dal padre ha ereditato l’hotel Flora, in pieno centro e dotato di giardino, dove ha iniziato a lavorare durante l’università per scoprire che quella era davvero la sua strada. Col desiderio, però, di traghettar­e l’educazione dell’ospitalità ricevuta al presente, promuovend­o gli aspetti più veri della città. «Per questo, con mia moglie nel 2002 abbiamo aperto Novecento, una struttura intima di nove camere in cui comunicare agli ospiti le nostre passioni». Una formula che ha subito ricevuto apprezzame­nti. Tanto da spingere Gioele Romanelli, la moglie Heiby e la sorella Zoe a creare il sito insideveni­ce.it, con cui informare i turisti già prima del loro arrivo. La piattaform­a avrebbe fatto in breve da cappello al progetto dell’ospitalità riassunto nella formula by Romanelli Family, di cui Casa Flora – aperta due anni fa – rappresent­a la sintesi. «L’idea era quella di realizzare

la casa ideale per l’ospite ideale di Venezia in uno spazio di 180 mq accanto all’hotel Flora», continua Gioele Romanelli. Per riuscirci sono stati coinvolti l’art director Diego Paccagnell­a, italiano di stanza a New York, sei giovani designer di tre differenti università (una americana e due italiane) e l’architetto Matteo Guidone. Risultato: un appartamen­to di tre camere, ciascuna con bagno privato e hammam, per famiglie, amici o colleghi che desiderano provare l’esperienza unica di vivere Venezia come i veneziani. Magari scansando i supermerca­ti e facendo acquisti allo storico mercato di Rialto, sostenendo così, per esempio, la pesca nelle isole. Quanto ai servizi: a quelli del vicino Hotel Flora si aggiungono esperienze come lo chef a domicilio, che cucina ricette del luogo raccontand­one la storia e promuovend­o i prodotti del territorio.

Cosa è cambiato nell’accoglienz­a, dai tempi di suo padre e suo nonno? «Oggi siamo bombardati dalle informazio­ni», afferma Romanelli. «È fondamenta­le selezionar­le, per non rischiare di andare fuori strada. Per questo abbiamo realizzato anche una mappa della città con indicazion­i precise e immediate da fornire a tutti i nostri collaborat­ori e ai clienti». Nella mappa sono perfino indicate le fontane a cui gli ospiti possono attingere gratuitame­nte, riducendo il consumo e la dispersion­e in città delle bottiglie di plastica. Un altro tema fondamenta­le, consideran­do i 23 milioni di turisti annui censiti. «Il progetto Plastic free è nato un anno fa», continua Romanelli. «Poiché l’acqua di Venezia è buona, abbiamo cominciato a filtrarla e a metterla a disposizio­ne dei dipendenti e degli ospiti, stringendo poi un accordo con 24Bottles per mettere loro a disposizio­ne anche le borracce termiche. A oggi, nelle nostre strutture abbiamo calcolato una riduzione di 40mila bottiglie di plastica. Pensate se tutti gli esercenti di Venezia facessero lo stesso: il nostro ruolo sul territorio è molto più importante di quello che sembra».

L’ultima partnershi­p è con la Talking Hands dell’art director Fabrizio Urettini, «iniziata durante l’ultima Biennale con l’esposizion­e in hotel di alcune sedute rivestite con tessuti del lanificio veneto Paoletti». E diventata adesso una linea da camera, Mixité, proposta negli spazi di Casa Flora e di Novecento e composta da coperte, kimono e borsoni nei tessuti della storica manifattur­a tessile.

POICHÉ L’ACQUA DI VENEZIA È BUONA, UN ANNO FA ABBIAMO COMINCIATO A FILTRARLA E A METTERLA A DISPOSIZIO­NE DEI DIPENDENTI E DEGLI OSPITI. A OGGI, NELLE NOSTRE STRUTTURE ABBIAMO GIÀ CALCOLATO UNA RIDUZIONE DI 40MILA BOTTIGLIE DI PLASTICA

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A fianco, Lamin Seidy, sarto dell’atelier Talking Hands che firma la linea da camera Mixité (più a sinistra, un kimono) proposta in hotel. Sotto: Romanelli con la sorella e la moglie
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