GQ (Italy)

ALLA PASSIONE NON SI COMANDA

La seconda edizione dello Ski Club di GQ in Gardena

- Testo di PIETRO BONALUMI Foto di SIMONE TADIELLO

Al risveglio: mezzo metro di neve fresca. Detto così a qualunque amante della montagna sgorghereb­be un sorriso dal profondo del cuore. La neve rende sempre tutto più bello. Tranne in un solo caso: se deve andare in scena una gara di Coppa del Mondo di discesa libera. Allora quella magia caduta all’improvviso in una notte diventa un guaio. La pista, malgrado gli sforzi, è impraticab­ile e pericolosa per gli atleti che devono affrontare velocità elevate (oltre i 100 km orari) e salti che proiettano anche 70 metri in lungo. È accaduto così che per la prima volta in 53 anni, lo scorso dicembre, non si è disputata la discesa della Saslong, storica tappa italiana di sci alpino in Val Gardena. Ma i gentlemen dello Ski Club di GQ non si sono persi d’animo. La passione è quel moto che consente all’uomo di andare oltre, di vedere positivo e trovare l’entusiasmo della soluzione. Ignazio Moser, Matteo Bramani, Francesco Zonin, Fabrizio Giaccon, capitanati dal campione del mondo di discesa libera, lo svizzero Bruno Kernen (bronzo alle Olimpiadi di Torino 2006) , non ci hanno pensato un attimo e incassata la delusione per il mancato spettacolo hanno affondato i loro Rossignol nella neve della Val Gardena.

«Lo sci è uno sport individual­e, una sfida personale con le pendenze. Però diventa di gruppo appena si sale in seggiovia o si entra in rifugio. Spesso comporta tante risate, una buona bottiglia di vino e amicizie inaspettat­e. Tutto questo tra le montagne e i panorami più suggestivi che la natura abbia creato.

Dove s’imparano il rispetto ed il silenzio», racconta Francesco Zonin interpreta­ndo lo spirito dello Ski Club.

L’esperienza che GQ ha costruito è partita da Milano, con il test drive di una gamma di automobili che nel freddo, sulla neve e in generale nello scenario alpino si sentono a casa: la gamma di suv/crossover XC di Volvo; dalla XC 40 (è appena stata presentata la novità del modello puramente elettrico) all’ammiraglia XC 90 ibrida a bassissimo impatto ambientale. Una flotta di vetture che generano un ulteriore entusiasmo alla partenza per una nuova avventura. Autostrada, Sopra, da sinistra: Matteo Bramani, internatio­nal business developer di Vibram, Giovanni Audiffredi, direttore di GQ Italia, Bruno Kernen, Friend of the Brand di Longines, Francesco Zonin, Vice Presidente Casa Vinicola Zonin e Fabrizio Giaccon, brand manager di Longines Italia, tutti con al polso la nuova collezione V.H.P. di Longines

tornanti e terreno misto, condizioni di viabilità impegnativ­a (ha nevicato anche nei giorni seguenti), hanno reso possibile conoscere l’anima di guida sportiva di Volvo.

All’arrivo, nel lussuoso Diamant Spa Resort di Santa Cristina in Val Gardena (vedi approfondi­mento a pagina 156), c’era lo staff tecnico di Rossignol ad attendere lo Ski Club per fitting di scarponi e la scelta di sci e attrezzatu­re Rossignol. E qui, ignari che l’indomani sarebbe stato meglio avere dei Rossignol da powder e freeride, si è andati sul tecnico, tra lamine affilate, raggi di curvatura, stabilità delle aste race carve Rossignol Hero con la line control technology (anima in legno con una lista di titanal al centro), che consente di avere le punte degli sci più aderenti al terreno. «Lo sci è una delle mie più grandi passioni. Mi è stata trasmessa con tanta pazienza da mio padre e dai suoi amici. Per loro lo sci significa freeride, a 8 anni mi portavano tra le rocce e i pendii verticali di Verbier dove ho imparato che la montagna va rispettata e non tutto può essere sotto controllo», spiega

Matteo Bramani. «Negli anni ho imparato a seguire le impronte dei miei nonni, conoscendo la montagna non solo con un paio di sci ai piedi, ma anche camminando d’estate e scalando in parete».

Ma l’appuntamen­to dello Ski Club di GQ è anche l’occasione per entrare in contatto ravvicinat­o con chi da più di 80 anni partecipa alle competizio­ni di sci alpino. Infatti, era il 1978 a Kitzbühel, quando l’austriaco Josef Walcher e il tedesco Sepp Ferstl tagliarono il traguardo della celebre Streif segnando il medesimo tempo al centesimo di secondo. A misurare l’impresa, c’era Longines che poi dal 1933 iniziò la sua avventura nel cronometra­ggio degli eventi di sci alpino a Chamonix. Oggi il timekeeper di Coppa del Mondo e dei Campionati Mondiali della Federazion­e Internazio­nale Sci (FIS), ha nei Conquest V.H.P. una serie di segnatempo eleganti diventati emblema degli sport invernali, al polso di campioni come Mikaela Shiffrin.

Immaginate cielo coperto e scarsa visibilità, una sottile e incessante nevicata e lo sci che affonda oltre l’altezza dello scarpone. La pista non è battuta, si formano i cumuli, si fa fatica a curvare e come start c’è un campione come Bruno Kernen che alla prima discesa perde uno sci e resta in equilibrio su una gamba sola per circa duecento metri continuand­o a scendere. L’unico aspetto positivo è che non c’è praticamen­te nessuno in pista. Eppure, Bramani, Giaccon, Moser e Zonin non ci pensano proprio a mollare. Lo spettacolo della discesa libera è saltato, poco importa, resta lo spirito del club da onorare. E sarà così per ore. Qualche rischio, qualche volo, ma tutto molto divertente.

«La prima volta su una pista nera non si scorda mai. Mio padre mi portava – con la sua consueta noncuranza del pericolo – direttamen­te sulla Olimpionic­a di Paganella. Il risultato è facilmente prevedibil­e: ero alto un 120 centimentr­i, non avevo nemmeno il coraggio di guardare giù e con lui che mi spronava mi ritrovai ben presto a scivolare sul sedere fino a fondo valle: dopo pochi anni mi presi la rivincita su quel pendio vincendo la mia prima garetta», racconta Ignazio

Moser. Così tra ricordi, aneddoti di imprese riuscite e mancate il team GQ ha onorato la giornata di sport fino al primo pomeriggio, prima di tuffarsi nella spa del Diamant a cuocersi in sauna e giocare a palle di neve in costume sul terrazzo.

Gran finale in un rifugio (segreto) di quelli che non si intravedon­o dalle piste, ma si raggiungon­o la sera con il gatto delle nevi per la cena ladina. Una baita dai soffitti bassi, ex riparo per gli animali al pascolo d’estate, dove tra speck e stracotto innaffiati da Blauburgun­der, il riposo di qualunque guerriero è assicurato.

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 ??  ?? Ignazio Moser, uomo simbolo della seconda edizione dello Ski Club di GQ, all’arrivo del gruppo a Santa Cristina, a bordo della nuova Volvo XC 90, scelta da GQ come auto partner dell’evento. Sotto, gli interni del Suv
Ignazio Moser, uomo simbolo della seconda edizione dello Ski Club di GQ, all’arrivo del gruppo a Santa Cristina, a bordo della nuova Volvo XC 90, scelta da GQ come auto partner dell’evento. Sotto, gli interni del Suv
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 ??  ?? Dall’alto in senso orario: Ignazio Moser, Giovanni Audiffredi, Matteo Bramani e Francesco Zonin, tutti con sci, scarponi, tute, caschi e attrezzatu­re firmate Rossignol, lungo la pista in neve fresca del Ciampinoi
Dall’alto in senso orario: Ignazio Moser, Giovanni Audiffredi, Matteo Bramani e Francesco Zonin, tutti con sci, scarponi, tute, caschi e attrezzatu­re firmate Rossignol, lungo la pista in neve fresca del Ciampinoi
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 ??  ?? Matteo Bramani e Giovanni Audiffredi scelgono l’attrezzatu­ra Rossignol per l’experience di GQ.
Sotto, Bramani e Zonin. E a destra un dettaglio del V.H.P. Longines, orologio dedicato allo sci da Longines, che è timekeeper di Coppa del Mondo
Matteo Bramani e Giovanni Audiffredi scelgono l’attrezzatu­ra Rossignol per l’experience di GQ. Sotto, Bramani e Zonin. E a destra un dettaglio del V.H.P. Longines, orologio dedicato allo sci da Longines, che è timekeeper di Coppa del Mondo

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